18 April, 2024
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«Come Giunta regionale ci siamo dati quale obiettivo quello di completare e adeguare la rete stradale della Sardegna garantendo una viabilità adeguata, efficiente, sicura e capillare. Fino ad ora le risorse stanziate sulle Strade Statali sono state indirizzate prevalentemente all’efficientamento della rete portante del sistema viario della Sardegna che collega i capoluoghi di provincia alle porte di accesso dell’Isola.»

Lo scrive, in un post pubblicato su Facebook, Roberto Frongia, assessore regionale dei Lavori pubblici.

«È tuttavia necessario programmare interventi di adeguamento e di sviluppo di itinerari ritenuti di collegamento delle aree intere o periferiche con le direttrici principaliaggiunge Roberto Frongia -. La trasversale sarda che collegherà Oristano a Tortolì – per la quale ho chiesto ad Anas di avviare la progettazione – rientra tra questi! Personalmente – conclude l’assessore regionale dei Lavori pubblici – ritengo lo sviluppo di questi itinerari sia fondamentale per il superamento delle condizioni di deficit infrastrutturale e per ottenere efficienza, fruibilità e sicurezza della rete viaria, condizione irrinunciabile per garantire un equo e distribuito sviluppo economico della Sardegna.»

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Questa mattina in piazza Carta, a Cortoghiana, si è svolto il terzo appuntamento dell’anno con “Alberi per il Futuro”, l’iniziativa organizzata dal comune di Carbonia con la collaborazione di volontari, genitori, nonni, al fine di mettere a dimora un albero per ciascun bambino nato nella nuova città nel 2019.

Nel futuro polmone verde di piazza Carta, alla presenza dei bimbi, dei loro genitori e parenti, di amministratori locali e volontari sono stati piantati 20 alberi di fillirea, dotati di un’apposita etichetta identificativa di ciascun piccolo nuovo nato.
Una giornata emozionante che fa il paio con quella di sabato scorso, allorché sono stati messi a dimora 10 alberi di leccio.

  

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Le prime pagine dei giornali di questi giorni raccontano il conflitto istituzionale tra Governatore della Sardegna, Sindaco di Milano e Governo Italiano.

Il contrasto si è acceso sulla “Patente di immunità” di cui dovrebbero dotarsi i turisti prima di calcare il suolo sardo. Nelle settimane passate ci siamo espressi sui benefici di uno screening di massa del Sulcis Iglesiente. Il metodo è stato già utilizzato dal professor Andrea Crisanti in Veneto e dal governo della Corea del Sud: hanno scovato i focolai di virus e li hanno bonificati radicalmente. Qualcosa di simile è stato fatto in Germania e in Islanda, dove è stata condotta una ricerca molto estesa con i tamponi. In Islanda, l’epidemia è stata soffocata sul nascere e in Germania i danni sono stati molto contenuti. Per ottenere questo risultato sono necessarie due azioni:

– prima: informare capillarmente la popolazione;

– seconda: ottenere il consenso al prelievo rinofaringeo di RNA virale.

Questa sequenza di azioni rispetta perfettamente le norme vigenti sul consenso informato.

Ben diverso significato e legittimità ha l’imposizione dell’esame.

I medici conoscono bene la differenza di liceità tra “cure paternalistiche” e cure “consapevolmente accettate”. Vi sono stati dibattiti durato decenni che spesso si sono conclusi  in Tribunale.

Tutto nasce dall’articolo 32 della Costituzione che recita “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività…Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di Legge.”

Dietro questa affermazione Costituzionale, esiste una storia lunga secoli.

Già Aristotele, Platone e Ippocrate sottolineavano la necessità della “partecipazione” del paziente alle cure. La loro posizione derivava da motivazioni di tipo deontologico.

Al tempo dei Bizantini i Medici chiedevano al paziente il permesso di agire sul suo corpo, tuttavia non era un “consenso informato” come si intende oggi, ma una forma di “medicina difensiva”.

Il primo Stato che dette all’individuo la totale proprietà, del proprio corpo fu l’Inghilterra con l’”Habeas corpus”.

Il tema del diritto sul “proprio corpo” venne meglio definito nella “Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino” dell’anno 1789. Si tratta di un testo giuridico elaborato nel corso della Rivoluzione Francese contenente una solenne dichiarazione dei diritti fondamentali dell’Individuo e del Cittadino (Libertà, Proprietà, Sicurezza). Il suo contenuto ha rappresentato uno dei più alti riconoscimenti delle libertà per cui la Francia venne definita: Patria dei Diritti dell’Uomo”.

La svolta definitiva per porre le basi dell’articolo 32 della Costituzione e del “consenso informato” fu rappresentato dalla scoperta dei crimini commessi dai Medici nei campi di concentramento nazisti, la cui condotta morale veniva dagli stessi giustificata con il dovere di obbedire alle leggi dello Stato e al principio utilitaristico secondo il quale, durante un conflitto, la “ricerca scientifica” dovesse anteporre gli interessi della Società a quelli del singolo. Pertanto, si potevano compiere azioni mediche sull’Altro senza richiederne il consenso. 

Nel contesto del Processo di Norimberga i giudici incorporarono un documento, noto come Codice di Norimberga, contenente i diritti dell’Uomo, articolati in 10 punti. Il primo afferma che: «il consenso volontario del soggetto è assolutamente essenziale. Ciò significa che la persona in questione deve essere in grado di esercitare il libero arbitrio senza intervento di alcun elemento coercitivo». 

Questo concetto, ribadito nella sentenza di Norimberga del 1947, venne acquisito e incorporato in tutte le Costituzioni del mondo Occidentale. La Costituzione italiana lo incorporò nell’articolo n. 32.

Per effetto di quell’articolo nessuno può essere sottoposto a indagini diagnostiche o cure mediche senza la sua volontà.

La prima legge che derivò dall’articolo 32 della Costituzione fu la Legge 458/1967 sui trapianti di rene, a cui seguì la legge 144/1978 sull’interruzione di gravidanza e la legge 107 del 1990 sulle trasfusioni di sangue. Quest’ultima legge vietò il prelievo e la trasfusione di sangue in assenza di consenso del paziente. Tutte le sentenze che riguardano i testimoni di Geova sulle trasfusioni di sangue in caso di emorragie, anche mortali, sono regolate da questa legge.

Nell’anno 1990 vi fu una sentenza del Tribunale penale di Firenze che condannò un chirurgo che riteneva di avere operato secondo scienza e coscienza per il bene del malato. Si trattava di un’anziana paziente che aveva un tumore apparentemente benigno. Il chirurgo, accortosi durante l’intervento, che il tumore era invece un cancro, proseguì escidendo radicalmente tutta la parte colpita. La paziente morì. Il chirurgo venne condannato per omicidio preterintenzionale perché, secondo il Giudice, alla luce dell’articolo 32 della Costituzione, avrebbe dovuto svegliare la paziente, informarla completamente e procedere solo dopo l’ottenimento del consenso. L’aver proceduto con l’intervento senza aver ricercato prima il consenso della paziente, venne ritenuto una forma di violenza contro la paziente. Questa sentenza fu una rivoluzione. Chiarì concretamente a tutti i Medici  osa si intendesse per “consenso del paziente all’atto medico” nel rispetto della “libertà individuale”.

***

Nell’attuale momento storico del lockdown, si sono concretizzate eccezionali interruzioni del diritto costituzionale alle libertà individuali, come:

  • Il divieto di uscire di casa,
  • Il divieto di raggiungere i propri cari,
  • Il divieto di riunirsi con più persone,
  • Il divieto di spostarsi da una città all’altra e da una regione all’altra,
  • Il divieto di viaggiare,
  • L’interruzione di servizi basilari come le consulenze specialistiche ospedaliere, la sospensione della giustizia civile, la sospensione della scuola, delle manifestazioni culturali, di sport e spettacolo, religiose.

Una volta finito il lockdown, molte libertà sono state recuperate per effetto degli articoli nn. 2, 3 e 13 della Costituzione. Quest’ultimo esplicitamente dichiara: «La libertà personale è inviolabile…»

Ora vediamo come queste leggi, con tanto retroterra storico, si oppongono alla “patente di immunità” così come è concepita.

Il combinato disposto fra l’articolo 13 sulla libertà individuale, e l’articolo 32 sulla discrezionalità di ognuno ad accettare o rifiutare un atto medico, condizionano l’attuale diatriba tra autorità sarde e milanesi.

A complicare le cose si aggiungono gli effetti di una legge del 1990 mirata a proteggere la privacy dei malati di AIDS. Tale legge venne prodotta per impedire la pubblicizzazione della diagnosi di AIDS in quanto andava scoraggiato lo “stigma” sociale contro questi pazienti. Se non fosse stata protetta la loro privacy essi avrebbero reagito occultandosi, e non curandosi, peggiorando la diffusione del morbo.

Tale legge sulla privacy del proprio stato patologico è tutt’oggi vigente.

Questo ulteriore elemento oppone ostacoli alla esibizione obbligatoria di una patente di “buona salute”.

La “patente di immunità” venne inventata per la prima volta nello XII secolo quando, con la ripresa in modo epidemico della lebbra, si costituirono delle Commissioni sanitarie che sottoponevano ad esame fisico i sospetti di lebbra. La prova fondamentale consisteva nell’infiggere uno spillone nelle aree di cute discromica. Se l’esaminato sentiva dolore veniva dichiarato “indenne” da lebbra e gli veniva consegnata una “patente di buona salute” con cui poteva entrare nella regione ospitante. Chi non otteneva la patente, subiva lo “stigma sociale“.

Il problema dello “stigma sociale” di condanna di questi pazienti cova sempre e può emergere in modo incontrollato.

L’insieme di queste combinazioni sta condizionando l’attuale diatriba politica regionale.

Tenuto conto dei binari tracciati dalla legge, dalla giurisprudenza e dalla storia della Medicina, forse si potrebbe trovare un punto di equilibrio in questo ipotetico programma:

  • Primo: screening con tampone e partecipazione volontaria della popolazione;
  • Secondo: App Immuni sui dati dello screening di massa;
  • Terzo: concordare l’etica dei rapporti umani tra malati e sani per regolamentare la fiducia, la precauzione e la trasparenza.

Date queste premesse si comprendono le difficoltà a dare una base di legittimità alla “patente di immunità”.   

Potrebbe essere più efficace offrire all’ospite che arriva uno studio gratuito, con tampone, nel contesto di uno screening generale della popolazione sarda e l’inclusione volontaria nella App Immuni. Questo “prendersi cura dell’ospite” verrebbe sicuramente molto apprezzato.

Mario Marroccu

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Il binomio indissolubile Miniere e Minatori il 31 maggio 2020 viene celebrato con una giornata internazionale. Carbonia ed Iglesias e una ampia fetta di territorio nel Sulcis Iglesiente, non possono che esservi ricomprese, essendo parte integrante di una storia di gallerie, picconi, lampade e carrelli che viene ricordata domani con tantissime iniziative.

Dedicata a tutti i caduti sul lavoro nel ventre del nostro sottosuolo o per effetto delle malattie professionali o degli infortuni contratti durante il duro, durissimo turno di servizio, voglio onorare la loro memoria con un viaggio del mondo filatelico dedicato ai “mineurs” e alle “mine”, condividendo con i lettori una selezione di francobolli, cartoline e buste, che fanno parte di un’ampia raccolta di mia proprietà composta da circa 200 pezzi mondiali in originale e che nei prossimi mesi esporrò a Carbonia, ad Iglesias e ovunque vi sia un storia mineraria da tenere bene a mente. Pubblico diversi ambiti di vita mineraria, dalle torri polacche alla lampada bulgara, dalla cernitrice russa ai minatori norvegesi a fine turno. La collezione esclusiva e completa sarà possibile visitarla nei prossimi mesi.

Graziano Lebiu

Figlio di un minatore prima invalido e poi caduto sul lavoro nel 1972.

 

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Il gruppo consiliare dei Riformatori sardi di Iglesias ha protocollato una mozione sul Piano urbanistico comunale e sul Centro storico di Iglesias.

«E’ ancora una volta una proposta che ha come unico scopo di creare un ponte all’interno delle istituzioni per affrontare e risolvere i problemi. Siamo pronti a mettere a disposizione idee e progettualità sviluppate nel corso degli anni grazie al volontariato di alcuni professionisti e al Centro Studi dei Riformatori sardi – spiega Valentina Pistis, capogruppo in Consiglio comunale -. Vogliamo dare un contributo fattivo alla Città in termini di sostegno e di idee. La Città merita la massima collaborazione tra le parti politiche e le istituzioni. In questo caso il centro storico rappresenta il cuore pulsante della nostra Comunità.»

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La capogruppo del M5S Desirè Manca ha presentato una mozione urgente (sottoscritta dai consiglieri Michele Ciusa, Roberto Li Gioi, Alessandro Solinas) che impegna il presidente della Regione, Christian Solinas, e la Giunta, a scongiurare l’annullamento di tutti quegli appuntamenti di spettacolo imprescindibili per l’economia e la vita delle comunità della Sardegna.

«Ripensare l’organizzazione delle manifestazioni, delle feste, delle sagre e dei concerti in un’ottica diversa e del tutto nuova, che metta al centro la sicurezza delle persone, è un’attività che la Regione Sardegna deve prevedere con urgenza e che non può essere ulteriormente rimandata. Non possiamo rassegnarci all’idea che tutte le manifestazioni che tengono viva l’identità e le tradizioni della nostra isola vengano rinviate a data da destinarsi per mancanza di organizzazione dice Desirè Manca -. Ma, soprattutto, la Regione in questo momento deve prevedere degli aiuti mirati per tutti gli ambulanti e i giostrai che vivono di questi eventi, e che dall’inizio dell’emergenza Covid, sin dal primo DPCM del 4 marzo, sono stati costretti a rimanere a casa e per i quali ancora oggi non sono state previste delle valide misure economiche di sostegno a fronte delle spese già sostenute per gli eventi annullati. Nonostante l’ingresso nella fase 2 e l’allentamento delle restrizioni ancora oggi la Regione non ha dato alcuna rassicurazione a questi lavoratori messi in ginocchio dalla pandemia che si sono ritrovati sotto il Consiglio regionale per far sentire la loro protesta.»

«La Regione Sardegna deve impegnarsi con urgenzasottolinea la capogruppo del M5S e lavorare da subito alla riattivazione di tutte le tipologie di eventi secondo le indicazioni concertate tra le Regioni e approvate come linee guida in sede di conferenza Stato Regioni. Inoltre occorre erogare degli indennizzi in favore di tutti i soggetti titolari di esercizi commerciali itineranti, come giostrai e titolari di luna park, per il mancato reddito causato dall’annullamento di tutti gli eventi programmati per il 2020.»

«Manifestazioni come sagre e festeprosegue Desirè Manca sono diventate negli anni un appuntamento imprescindibile per l’economia e la vita delle comunità della Sardegna. Dobbiamo inoltre ricordare che le amministrazioni comunali, i comitati e le associazioni hanno già sostenuto importanti spese per poter programmare gli eventi dell’estate alle porte. Sono circa mille le celebrazioni religiose e laiche che ogni anno si svolgono in tutta l’isola e che testimoniano le antichissime e variegate tradizioni sarde, grazie alle quali possiamo ancora oggi immergerci in una cultura antica alla scoperta di suoni e di armonie sconosciute, di balli con ricchi costumi tradizionali, di gare poetiche fuori dal tempo oltre a poter gustare una grande varietà di prodotti agroalimentari ed agropastorali della nostra isola.»

«La Regione deve impegnarsi affinché le feste della tradizione possano essere organizzate nel rispetto delle misure di sicurezza previste in questa delicata fase 2. Occorre, pertanto, fornire subito direttive certe per quanto riguarda la riorganizzazione degli spazi che possono essere delimitati anche attraverso un’apposita segnaletica e cartellonistica in modo da evitare assembramenti. Negli spazi espositivi dedicati alle manifestazioni fieristiche (al chiuso o all’aperto), la postazione dedicata alla reception e alla cassa può essere ad esempio dotata di barriere fisiche, e le modalità di pagamento adottare potrebbero essere soltanto elettroniche. Inoltre, è anche possibile mantenere un registro delle presenze per una durata di 14 giorni. Le misure al vaglio sono tante e di diverso tipo ma occorre mettersi subito al lavoro per ridisegnare le feste del dopo Covid. Per quanto riguarda l’oggi, invece, la priorità dev’essere aiutare i lavoratori in difficoltàconclude la capogruppo del Movimento 5 stelle -. Non dimentichiamo i nostri giostrai, i nostri ambulanti, come ribadito più volte, nessuno deve essere lasciato indietro.»

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Durante i sopralluoghi per l’incendio scoppiato ieri nelle campagne di Is Gannaus, il Corpo Forestale dello Stato ha rinvenuto, nel primo pomeriggio di oggi, il cadavere di un uomo di 59 anni, nei pressi della sua casupola di campagna, a circa 150 metri dalla sua abitazione. Alcuni testimoni affermano di averlo visto passare, intorno alle 13.00 di ieri pomeriggio, in direzione del proprio terreno, quando già divampava l’incendio. L’uomo possedeva un terreno che è stato in parte interessato dall’incendio di ieri. Sono ancora incerte le cause della morte. Il corpo è stato trasportato nella camera mortuaria del cimitero di Carbonia.

Federica Selis

  

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«Dalla bocciatura del ponte di Sant’Antioco arriva la conferma che migliorare il Piano Sulcis non solo è possibile ma, a questo punto, doveroso. Bisogna riorientare gran parte delle risorse verso iniziative e attività condivise dal territorio, capaci di incidere realmente nell’economia del sud-ovest dell’isola e non più calate dall’alto e senza alcuna efficacia.»
Lo afferma il deputato del Movimento 5 Stelle Pino Cabras, che «contro la realizzazione della faraonica infrastruttura (della lunghezza di due km, sostenuta da 25 piloni e per un costo di quasi 58 milioni di euro) aveva presentato un’interrogazione nel mese di ottobre di due anni fa».
«La politica deve farsi portavoce delle istanze del territorio e bisogna dare atto a questo Governo di avere ascoltato le proposte del Comitato Porto Sulky che da solo, e spesso tra l’ostilità di molti amministratori che solamente alla fine hanno capito che quella del ponte era una lotta perdente, ha condotto una battaglia meritoria. Una battaglia che il Movimento 5 Stelle ha avuto il coraggio di sostenere a tutti i livelliaggiunge Pino Cabras -. Con la bocciatura del ponte viene bocciata anche un’idea di sviluppo basata sulla realizzazione di opere pubbliche tanto inutili quanto costose, che fanno solo la fortuna dei progettisti e di poche imprese. Il settore del turismo, duramente colpito dalla pandemia, potrebbe invece essere aiutato con la realizzazione di infrastrutture, di sicuro più utili del ponte di Sant’Antioco che non sarebbe servito a nessuno. Ecco perché conclude Pino Cabrasora il nostro impegno non si fermerà ma continuerà con più vigore perché il Piano venga riscritto con la condivisione delle comunità e diventi finalmente quello strumento di vero rilancio economico che il Sulcis da troppi anni attende.»

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Un elicottero del Corpo forestale proveniente dalla base di Pula sta intervenendo su un incendio in agro del comune di Pula, in località Sant’Aliana.

Sul posto, coordina le operazioni di spegnimento il D.O.S. (Direttore delle operazioni di spegnimento) appartenente alla pattuglia del Corpo forestale di Pula.

La foto di copertina è di repertorio.

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Estensione della platea dei beneficiari ai contributi a fondo perduto a liberi professionisti, artigiani, commercianti e coltivatori diretti. Lo chiede la deputata sarda Mara Lapia in un emendamento al Decreto legge n. 34/2020 per la sostituzione del comma 2 dell’articolo 25. Con questo emendamento, fermo restando il requisito del calo di fatturato del 33%, il contributo viene esteso anche ai beneficiari del bonus da 600 euro. Lo prevede un emendamento presentato dall’on. Mara Lapia, deputato del Movimento 5 Stelle.

«L’art. 25si legge nel testo presentato da Mara Lapia introduce per gli esercenti attività di impresa e gli autonomi, che hanno subito perdite di ricavi o compensi pari almeno a due terzi del fatturato e corrispettivi al mese di aprile 2020 rispetto allo stesso mese del 2019. Requisito, quest’ultimo, non previsto per le imprese e gli autonomi che abbiano iniziato l’attività dal primo gennaio 2019 in poi. Con la formulazione precedente del comma 2 venivano di fatto esclusi dai soggetti che possono accedere alla misura tutti i professionisti iscritti agli Ordini, in maniera indistinta, e tutti i contribuenti che hanno già usufruito del cosiddetto ‘bonus Covid-19’. Con questa nuova riformulazione si intende far accedere alla misura economica anche i contribuenti – compresi i lavoratori professionisti – che abbiano redditi complessivi fino a 35mila euro, abrogando di fatto l’incumulabilità prevista precedentemente con i bonus previsti dal decreto legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito con modificazioni dalla legge n. 27 del 24 aprile 2020. Ciò mira a limitare le disparità anche all’interno della categoria dei professionisti stessi, dove sono ricompresi soggetti a basso reddito e che necessitano dunque di accedere alla misura prevista, sostenendo maggiormente anche i contribuenti non iscritti ad Ordini professionali (ad esempio gli artigiani) e che hanno subito perdite a causa dell’emergenza sanitaria.»

Nella premessa, la deputata del Movimento 5 Stelle fa presente che «il contributo a fondo perduto di cui al comma 1 non spetta, in ogni caso, ai soggetti la cui attività risulti cessata alla data di presentazione dell’istanza di cui al comma 8, agli enti pubblici di cui all’articolo 74, ai soggetti di cui all’articolo 162-bis del Testo unico delle imposte sui redditi. Lo stesso contributoconclude Mara Lapianon spetta altresì ai lavoratori dipendenti e ai professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria, che abbiano un reddito superiore ai 35mila euro con riferimento all’anno di imposta 2018».