26 April, 2024
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40 anni fa la strage di Ustica, che sconvolse l’Italia e cambiò per sempre il destino dell’aviazione civile nazionale. Quel 27 giugno del 1987, il volo IH870, della compagnia Itavia, partito dall’aeroporto di Bologna “Borgo Panigale” e diretto a Palermo “Punta Raisi”, interruppe improvvisamente il contatto radio con la torre di controllo di Roma “Ciampino” mentre sorvolava il Tirreno tra Ponza e Ustica. Diverse furono le ipotesi accampate sulle cause della sciagura, tra cui quella del posizionamento di una bomba a bordo, nella toilette dell’aereo, e di un possibile attacco terroristico. Ipotesi non convalidate dai ritrovamenti dei pezzi della fusoliera, che non confermarono la possibilità di un’esplosione in volo. In sede penale, e a scopo risarcitorio, fu accolta l’ipotesi che vedeva il DC-9 coinvolto in un terribile gioco di guerra, colpito in volo da un missile lanciato da un aereo NATO contro un MIG libico. Ancora oggi, tuttavia, non è stata chiarita la dinamica di quella che è considerata una delle più terribili tragedie aeree italiane, seconda solo a quella di Montagnalonga, e che costò la vita a 81 persone, tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Mancano ancora troppe risposte a quella che fu una delle giornate più nere dell’ultimo quarantennio.
Oscar Piano, di Carbonia, era allora un dipendente Itavia e di quella giornata conserva un ricordo molto lucido.«Fu un giorno terribile. Anche perché 24 ore dopo l’incidente noi dipendenti sapevamo con certezza, tramite un consigliere del presidente dell’Itavia, che era stato un missile ad abbattere l’aereo.» Anche per il signor Oscar Piano ci sono alcuni punti che non tornano.
«Il comandante Domenico Gatti era uno dei migliori piloti, conosciuto come uno dei più pignoli. Inoltre, l’aereo veniva fuori dalle revisioni fatte in Alitalia, il che era indice di garanzia massima, secondo le politiche di allora. 81 vittime per giochi di guerra, sembrerebbe, anche se ancora oggi non si è accertato nulla. Pare che il missile fosse partito da un aereo decollato dalla nave francese “Clemenceau”, nel Golfo di Napoli.»
Francesco Cossiga, all’epoca Presidente della Repubblica, confermò di aver avuto informazioni riguardo questa ipotesi, in un’intervista rilasciata nel 2008.
Per quanto le aggravanti fossero state attribuite ad un fattore esterno alla compagnia aerea civile, chi ne fece maggiormente le spese furono i dipendenti Itavia.
«Purtroppo, il gioco politico e mediatico di allora ha infangato la memoria dei piloti, la dignità della compagnia e dei lavoratori che, in quella compagnia, lavoravano ricorda Oscar Piano -. Eravamo 1.200 dipendenti, la maggior parte dei quali concentrati tra gli uffici di Via Sicilia e Ciampino, a Roma, ed il resto sparsi per gli altri aeroporti italiani. Ci fu tolta completamente la dignità. Non ci fu dato alcun riconoscimento. Tranne a chi si adeguò alle leggi delle compagnie che li assorbirono. Nelle grandi città, come Roma e Milano, i colleghi ebbero la fortuna di poter andare a lavorare in altre aziende. Chi, invece, come me, lavorava in periferia, avendo famiglia da mantenere, dovette accettare quello che gli venne dato. Noi oggi chiediamo solo che ci venga riconosciuta la dignità che allora ci è stata tolta. Quello lo pretendiamo, perché abbiamo fatto grande l’Itavia.»
Oscar Piano ha un grande desiderio: «Vorrei tanto che il presidente Sergio Mattarella riconoscesse pubblicamente che i dipendenti dell’Itavia erano dei grandi lavoratori, dal primo comandante all’ultimo operaio. Hanno fatto grande la compagnia senza mezzi, con poche persone ma con grande fiducia nell’azienda. Per noi era una famiglia».
Federica Selis

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Nelle ultime 24 ore, in Sardegna, è stato riscontrato un nuovo caso positivo al Covid-19, nella Città Metropolitana di Cagliari. Il numero complessivo dei casi di positività sale così a 1.363, mentre resta invariato quello delle vittime, 132.

In totale nell’Isola sono stati eseguiti 81.351 tamponi (805 nelle ultime 24 ore). I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 6, nessuno in terapia intensiva, mentre 7 sono le persone in isolamento domiciliare. 13 gli attualmente positivi. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 1.199 pazienti guariti, più altri 19 guariti clinicamente. Resta invariato il numero delle vittime, 132 in tutto.
Sul territorio, dei 1.363 casi positivi complessivamente accertati, 252 (+1 rispetto all’ultimo bollettino) sono stati rilevati nella Città Metropolitana di Cagliari, 99 nel Sud Sardegna, 61 a Oristano, 78 a Nuoro, 873 a Sassari.

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Le nuove disposizioni sul trasporto aereo ed il divieto dell’uso delle cappelliere danneggiano i musicisti isolani, che per poter viaggiare con i loro strumenti, anche di piccole dimensioni, dovranno comprare un biglietto aggiuntivo.

«Dopo mesi di crisi per la nostra categoria, questa sorpresa ha il sapore di una tragica farsaspiega il musicista algherese Enzo Favata, direttore artistico del festival Musica sulle Bocche -. Anche il mondo dei festival, che è un volano molto importante dell’economia turistica e culturale della nostra isola, subirà l’impatto negativo di questa decisione. Chiunque verrà a suonare nell’isola costerà, infatti, ai festival il doppio e in questo modo parte delle risorse, raccolte con fatica dalle associazioni organizzatrici attraverso i bandi che enti pubblici, già in difficoltà per la grande crisi, hanno comunque finanziato, andranno a rimpinguare le casse delle compagnie aeree, togliendo risorse alla filiera dello spettacolo dell’isola.»

Per Enzo Favata «è evidente che i musicisti sardi ed isolani in genere, in questo momento in Italia sono discriminati pesantemente. Chi abita nel ‘continente’ prende un’ auto, un treno, un qualsiasi mezzo su strada e può arrivare da Reggio Calabria a Capo Nord in Norvegia. Noi sardi? Noi no. Volo da trent’anni, conosco bene l’imprevisto di perdere un bagaglio, di riceverlo dopo settimane, o di non trovarlo mai più. Costringere i musicisti a mettere in stiva strumenti non ingombranti, che sino a ieri occupavano un piccolo spazio in una cappelliera, vuol dire far spedire oggetti talvolta del valore di alcune decine di migliaia di euro, a rischio e pericolo di chi viaggia e con un rimborso eventuale irrisorio rispetto al valore reale dello strumento».

Enzo Favata rilancia la questione, sollevata nei giorni scorsi sulla stampa da Paolo Fresu, e si rivolge alla politica sarda, agli amministratori regionali e ai parlamentari isolani, perché si impegnino a trovare una soluzione che, secondo il musicista, sarebbe  di facile applicazione. “Basterebbe dichiarare al check in di avere come bagaglio a mano lo strumento per ragioni professionali e, una volta arrivati sull’aeromobile, consegnarlo al personale a bordo già preavvisato che, a quel punto, lo riporrebbe nelle cappelliere vuote. In questo modo, sarebbe sufficiente entrare in cabina per primi ed uscire per ultimi, senza toccare direttamente lo strumento e fare movimenti ‘contagiosi’”.

«Mai una soluzione è stata così semplice e senza rischi – conclude Enzo Favata –Fate in modo che la musica è gli strumenti possano circolare, è un immenso tesoro per voi che l’amate e per noi che le apparteniamo per tutta la vita.«

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Un’area di circa 3mila metri quadri, oggi in stato di degrado e precarietà strutturale. Ed è proprio il recupero del compendio di Santa Caterina, compresa l’omonima Chiesa, l’intento del comune di Elmas che lo ha voluto acquisire grazie all’accordo con la Sogaer.

L’accordo prevede anche la concessione della servitù di passaggio per raggiungere il complesso storico dal centro urbano e dell’aeroporto.

«Dopo questo agognato e straordinario risultato – ha dichiarato il sindaco Antonio Ena ora l’obiettivo è intercettare finanziamenti e contributi per il recupero completo e la restituzione alla cittadinanza di quello che è stato e continuerà ad essere un importante punto di riferimento religioso, culturale e storico della nostra Comunità. Da cittadino e sindaco sono orgoglioso di trovarmi al posto giusto e nel momento giusto, a completare anni di battaglie e lotte, di sogni e speranze di tutti i masesi.»

Antonio Caria

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Il Corpo forestale attraverso la SOUP Linea Spegnimento sta coordinando l’attività di 2 suoi elicotteri provenienti dalle basi di Fenosu e Marganai rispettivamente per un intervento in agro del comune di Palmas Arborea, località S’isca de Su ponti e Villamassargia in località POD.E N. 18.

Sul posto, coordina le operazioni di spegnimento il Corpo Forestale, sul posto i D.O.S. (Direttore delle operazioni di spegnimento) appartenenti alle pattuglie del Corpo forestale di Oristano e Siliqua.

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Anche nell’isola il movimento paralimpico è in costante apprensione per le condizioni critiche in cui versa l’atleta Alex Zanardi autentico emblema di un movimento che a lui deve un notevole aumento di immagine.

La notizia si diffuse immediatamente tra lo staff del CIP Sardegna e il presidente Cristina Sanna ricevette numerosi messaggi di incredulità e dispiacere per quanto accaduto, soprattutto, perché nel bel mezzo di un’iniziativa bellissima come la staffetta di Obiettivo Tricolore. Proprio nel giorno dell’incidente, la manifestazione stava interessando anche Cagliari con un percorso che ha toccato il Poetto, viale Diaz e il Porto. A quel punto l’animatore e protagonista della staffetta sarda, Guglielmo Capolino, ha imbarcato il testimone nel traghetto diretto a Civitavecchia, dove l’indomani Tiziano Monti, proveniente da Tarquinia, lo ha preso in carico.

«Ho avuto il piacere di conoscere personalmente Alex – ha commentato Cristina Sannama in maniera fugace. In una manciata di secondi a disposizione ho fatto in tempo a congratularmi con lui per il bene che sta facendo nei contesti paralimpici e a percepire quanto è contagioso il suo carisma. Il movimento non può fare a meno di lui e attendo con impazienza buone notizie dalla terapia intensiva del policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena.»

Cristina Sanna aveva partecipato da spettatrice alla staffetta tricolore disputata nel capoluogo sardo dove tra i diversi partecipanti, oltre all’attivissimo Guglielmo Capolino sono stati avvistati anche il maratoneta carrozzato della Sa.Spo. Alessandro Cicu ed il pongista paralimpico Daniel Catalin Maris (TT Quartu) e in più tante altre persone con disabilità che non hanno fatto mancare l’apporto nel ritrovo concepito per lanciare un messaggio di rinascita.

«Sono voluta andare ad accogliere gli staffettisti al Porto di Cagliariha concluso Cristina Sannaperché in cuor mio ho sempre pensato che la parola speranza debba sempre caratterizzare le nostre azioni. Ed è per questo che pensando ad Alex non posso che ipotizzare una guarigione.»

 

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La Squadra Volante della Polizia di Stato ieri sera, a Cagliari, ha arrestato un 40enne senegalese per evasione dagli arresti domiciliari.

L’equipaggio della Squadra Volante mentre transitava in Via Riva di Ponente, ha notato un giovane straniero, il quale alla vista degli Agenti, ha cercato di evitare un controllo di polizia, cambiando senso di marcia. Immediatamente bloccato dagli operatori, l’uomo è stato identificato per un 40enne senegalese e ben noto alle Forze di Polizia per i suoi diversi precedenti tra cui spaccio, rapina e percosse. L’uomo è risultato essere sottoposto agli arresti domiciliari.

Già lo scorso 23 giugno, era stato indagato in stato di libertà per il reato di evasione ed è stato così arrestato e trattenuto presso le Camere di Sicurezza in attesa dell’udienza direttissima prevista per questa mattina.

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«Notiamo con grande dispiacere l’ennesimo gravissimo passo indietro che la nostra Regione ha fatto per quanto riguarda il diritto allo studio universitario.»

E’ questa la denuncia di Roberto Deriu, consigliere regionale del Partito democratico, in riferimento alle graduatorie definitive del bando ‘Fitto Casa’ dell’ERSU di Cagliari per l’anno accademico 2019-2020, all’interno delle quali sono presenti oltre cento studenti – su quasi novecento richiedenti – risultati idonei ma comunque non beneficiari del contributo.
«Ci sono tanti studenti che hanno richiesto il contributo e sono idonei ad ottenerlo, quindi rispondono di tutti i requisiti di reddito e di merito, ma non lo hanno ricevuto perché la Regione non ha stanziato abbastanza risorseprecisa Roberto Deriu -. E‘ una situazione gravissima, così facendo la Giunta nega l’aiuto a universitari che ne hanno bisogno, molti di loro preoccupati di non poter proseguire con il proprio percorso universitario.»
Le risorse stanziate dalla Regione, infatti, non hanno consentito di assegnare il contributo ‘Fitto Casa’ a tutti gli studenti aventi diritto. «Il diritto allo studio universitario dovrebbe garantire, anche a chi non può permettersi di sostenere tutte le spese legate all’università e per mezzo di contributi come le borse di studio, l’istruzione accademicaaggiunge Roberto Deriu -. La Regione deve immediatamente stanziare le risorse necessarie per assicurare il contributo a tutti gli studenti risultati idonei nelle graduatorie ‘Fitto Casa’.»
«Riteniamo doveroso intervenire con la massima urgenza, al fine di evitare ulteriori disagi ai numerosi studenti sardi già provati dall’emergenza Coronavirus, garantendo loro il diritto allo studio», conclude Roberto Deriu.

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Una quarantina di milioni, per la prima mensilità del contributo alle famiglie erogati dalla Regione per l’emergenza Coronavirus, e un ritardo nel pagamento dei finanziamenti relativi ai bandi dello scorso anno.
È questa l’accusa che viene rivolta dai consiglieri regionali dei Progressisti all’esecutivo Solinas.
«Diverse riguardano l’assessorato del Turismospiegano i consiglieri -. Dal bando per il finanziamento dei centri commerciali naturali, alle liquidazioni della legge 7/55 relative al bando 2019. Tutto sembra muoversi a rilento, come se l’emergenza economica non esistesse e come se i soggetti in attesa, i loro dipendenti e i loro fornitori, non meritassero attenzione e rispetto. Riguardo proprio alla legge 7, nel mese di dicembre scorso il Consiglio regionale, approvando all’unanimità uno specifico emendamento, aveva deciso di finanziare la totalità dei soggetti ammissibili. Da allora poco si è mosso, nonostante siano passati sei mesi e a una gravissima crisi sanitaria ne sia subentrata una economica ancora più drammatica.»
«Consigliamo alla Giunta regionaleconcludono i Progressistidi dedicare meno tempo agli annunci a vuoto di nuovi e maestosi finanziamenti anticrisi e più attenzione allo sblocco di quei procedimenti burocratici che ostacolano la spesa regionale già approvata e impediscono a centinaia di soggetti diversi, imprese, associazioni e piccoli comuni di ricevere ciò che gli spetta. Saldare le fatture rimaste in sospeso significa dare ristoro ai professionisti che attendono di essere retribuiti ed evitare ulteriori licenziamenti in tempo di crisi economica. Mai come ora è importante sbloccare le risorse regionali e dare certezze per il futuro, anche in relazione ai bandi 2020 sui quali ad oggi non esiste alcun tipo di certezza fornita dalla Regione.»
Antonio Caria

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La segretaria generale FSAM Stefy Lochi ed il segretario CONFSAFI Sardegna Fabio Enne, intervengono nuovamente, con una lettera aperta, sulla situazione di crisi della Casa Serena di Iglesias, a forte rischio chiusura per problemi economici legati ai costi di gestione.

«La vicenda riguardante l’imminente chiusura della residenza per anziani Casa Serena, ha bisogno, per essere affrontata e risolta, di atti concreti e veloci attraverso un percorso di tutela per gli stessi anziani che per i lavoratoriscrivono Stefy Lochi e Fabio Enne – La battaglia è di civiltà, di spirito sociale e assistenziale, quello che in tanti utilizzano sotto le spoglie della solidarietà verso le persone che ne hanno bisogno, in altri casi, senza badare alle spese, anzi quest’ultima considerazione è stata per tutti questi anni, elemento di forti contrapposizioni tra chi si definisce portatore sano di qualità solidali e chi invece non viene considerato portatore di questa virtù. Oggi stiamo parlando dei nostri anziani, stiamo parlando dei nostri Padri e Madri, stiamo decidendo per noi stessi, per una nostra prospettiva di vecchiaia, inserita in un contesto sociale che deve essere assolutamente dignitoso e destinatario delle massime attenzioni istituzionali.»

«Gli errori commessi devono essere rimossi, e purtroppo ne sono stati compiuti troppi, causando questa spiacevolissima situazioneaggiungono Stefy Lochi e Fabio Enne -. Avere una Residenza, considerata negli anni, un gioiello socio assistenziale, ma trascurato fino a non possedere più il requisito dell’accreditamento, significa che la stessa Casa Serena, oggi non fruisce del requisito necessario per l’utilizzo delle varie risorse finanziarie sulla non autosufficienza di quelle derivanti da capitoli economici nel contesto socio sanitario. D’altronde, si fa riferimento all’alternativa Margherita di Savoia, ad oggi, anch’essa, sprovvista di queste credenziali. Di cosa si sta parlando allora? Del solito epilogo disastroso, che travolgerà un servizio indispensabile per responsabilità della gestione pubblica di un patrimonio che non può fare utili di bilancio, ma arrivare, almeno vicino all’autosostegno, semmai si raggiungesse una consapevolezza di “servizio indispensabile” e una “gestione consapevole”.»

«Per quanto ci riguarda, eviteremo le solite danze illusorie e, quindi, rinunceremo ai sit-in o abitazioni inutili, preferendo un’interlocuzione con i livelli istituzionali regionali e locali, previsti della necessaria volontà risolutiva del problema rimarcano Stefy Lochi e Fabio Enne -. Abbiamo già sollecitato il sindaco di Iglesias, nel promuovere una fitta interlocuzione con tutti i soggetti imprenditoriali che si occupano del settore, per costruire un assetto futuro nella struttura Casa Serenaintegrando ad essa, anche quella della Margherita di Savoia, rinunciando quindi ai disagi a svantaggio degli anziani, attraverso trasferimenti, senza finalità, degli stessi, verso altri lidi, che segnerebbero l’abbandono definitivo di un progetto sociale importantissimo, con conseguenze immaginabili che violano ogni caratteristica di solidarietà e pregiudicano l’occupazione.»

«Sarà anche nostra cura, peraltro già in atto, sensibilizzare la Regione Sardegna e ogni Rappresentante del Governo, la Chiesa, affinché sia confermato un impegno sul mantenimento in esercizio della Residenza, chiedendo nel contempo, la massima vigilanza per assicurare un immediato intervento con finalità di conservazione nel lungo termineconcludono Stefy Lochi e Fabio Enne -. Utilizzeremo il nostro tempo per diffondere fra i cittadini un’adeguata informazione che riesca coinvolgere tutta l’opinione pubblica per ricavarne un accorato appello e supporto di forte e reale coesione sociale.»