29 March, 2024
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La chirurgia live protagonista del 33° Congresso internazionale di Chirurgia dell’Apparato Digerente che si è tenuto nelle sale operatorie del Policlinico Duilio Casula il 24 e 25 novembre. Anche per questa edizione del 2022 sono stati eseguiti circa 150 interventi di chirurgia dal vivo portati a termine dai migliori chirurghi dei 5 continenti, sia con approccio laparoscopico che con tecnica open.

Le operazioni chirurgiche sono state trasmesse online su 21 canali per un totale di circa 500 ore di trasmissione live con i maggiori esperti del settore provenienti da tutto il mondo. Sono state trattate tutte le patologie dell’apparato digerente, del sistema endocrino, ginecologico, ortopedico a quello urologico. Il team della Chirurgia generale polispecialistica del Duilio Casula, diretta dal professor Pietro Giorgio Calò, è stato coinvolto in tre interventi.

Giovedì 24 novembre, i primi due di tiroidectomia totale, con dispositivo combinato di emostasi e neuromonitoraggio del nervo ricorrente, eseguiti dal professor Pietro Giorgio Calò in due pazienti con gozzi immersi molto voluminosi responsabili di importanti disturbi compressivi. I dispositivi utilizzati hanno garantito una migliore sicurezza nella emostasi e nella individuazione del nervo ricorrente, prevenendo le emorragie e le lesioni del nervo responsabili di gravi alterazioni a carico della voce. Mentre, nella giornata di venerdì 25, è stato eseguito da parte del professor Enrico Erdas un intervento di plastica della parete addominale laparoscopica con protesi per trattare un laparocele.

«Essere selezionati anche quest’anno per un congresso così prestigioso spiega il professor Pietro Giorgio Calò –  è stato un grande riconoscimento che ha confermato il valore e la considerazione dei chirurghi e della nostra scuola di chirurgica e delle buone dotazioni tecnologiche in uso all’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari.»

Sono stati inaugurati questa mattina al Policlinico Duilio Casula la nuova strada di accesso diretto all’ospedale (intitolata all’ex direttore sanitario, Roberto Sequi) e il modernissimo Centro di isolamento a pressione negativa del Pronto Soccorso, fondamentale per le prime cure ai pazienti con rischio infettivo.

Centro di isolamento è dotato di sei posti letto, piccole camere di isolamento, provviste di bagno e tutte le migliori tecnologie del momento. Ciascun paziente è monitorato costantemente da un centro di controllo. I percorsi sono ben definiti (sporco/pulito) in modo tale da garantire il massimo della sicurezza per i pazienti e gli stessi operatori. Si trova accanto alla camera calda del Pronto Soccorso e sarà importantissimo, non solo durante l’emergenza Coronavirus.

«Il Policlinico Duilio Casula – spiega Agnese Foddis, commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliariè coinvolto sin dall’inizio dell’epidemia nella gestione dei pazienti sospetti SARS-CoV-2, sino alla conferma o esclusione del contagio. A partire da ottobre 2020, a causa del sovraffollamento del Santissima Trinità, è stata manifestata la necessità di avere un’area ben distinta del Pronto Soccorso dove gestire i pazienti sospetti o confermati SARS-CoV2, in attesa di trasferimento. È stato realizzato a questo fine un’area annessa alla camera calda del Pronto soccorso, in grado di ospitare 6 pazienti contemporaneamente. Si tratta di un centro finalizzato alla separazione dei percorsi con l’individuazione di aree distinte di permanenza per i pazienti sospetti COVID-19 o potenzialmente contagiosi in attesa di diagnosi.»

Il Centro di Isolamento, dunque, nasce nell’ambito dell’attuale emergenza epidemiologica ma in realtà è una struttura che servirà anche quando l’emergenza sarà finita.

«Purtroppo le patologie ad alto contagio ci sono e continueranno ad esserci: è quindi importante avere un Centro ad altissimo livello capace di accogliere e curare i pazienti in totale sicurezza», ribadisce Rosanna Laconi, direttrice del Pronto Soccorso del Policlinico.

Ma da oggi al Policlinico si potrà accedere attraverso una nuova via d’accesso che dal ponte (sulla SS 554) consentirà di arrivare direttamente all’ospedale senza dover passare attraverso la Cittadella universitaria. Cambia nome, dunque, la strada della struttura ospedaliera che da oggi sarà via Roberto Sequi, in onore dell’ex direttore sanitario Roberto Sequi, prematuramente scomparso nel 2015.

«Roberto Sequiricorda il commissario dell’Aou – ha visto nascere il Policlinico agli inizi del 2000 e lo ha reso un ospedale importante e centrale nel panorama della sanità in Sardegna.»

Alla cerimonia hanno preso parte anche i familiari di Roberto Sequi.

All’inaugurazione hanno preso parte il direttore generale dell’assessorato della Sanità Marcello Tidore, il vice sindaco di Cagliari Giorgio Angius, il sindaco di Monserrato Tomaso Locci con la vice sindaca Maristella Lecca.

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Prima il tumore al seno, la chemioterapia, la disperazione e il rischio di non farcela. Poi la guarigione, la ricostruzione e infine la nascita di una splendida bambina. È una storia a lieto fine quella di Giorgia Sanna, 35 anni, del marito Mauro Frau, 36, e della piccola Margherita.

Lei, Giorgia, è una paziente del professor Andrea Figus, direttore della Chirurgia Plastica e Microchirurgia del Policlinico Duilio Casula. «A febbraio del 2017racconta la donnami sono accorta di avere un nodulo al seno, è iniziato tutto da lì».

Nell’aprile di quell’anno viene operata la prima volta con una quadrantectomia, seguita da radioterapia. «In quei giornispiega decido di sottopormi a un test genetico dove viene evidenziata una mutazione del gene BRCA 1, che aumenta il rischio dell’80% di sviluppare tumore mammario durante tutto l’arco della vita. Per questo motivo, dopo averci pensato su, opto per una mastectomia profilattica bilaterale, trovando però difficoltà per l’intervento di ricostruzione, in quanto qua a Cagliari mi veniva proposta solamente la ricostruzione con le protesi».

È in quel momento che le strade di Giorgia e del professor Figus si incrociano. «L’ho conosciuto dice ancora la donnae con lui ho avuto la possibilità di poter fare un altro tipo di intervento che mi avrebbe permesso in un unico tempo di ridurre i rischi dovuti all’inserimento della protesi in una mammella irradiata». L’operazione eseguita dal professore si basa sulla ricostruzione attraverso i tessuti dello stesso paziente, senza l’utilizzo di protesi.

«L’anno scorsospiega professor Andrea Figus una volta completato il ciclo di radioterapia, Giorgia è stata sottoposta a un intervento durato 8 ore: le sono state asportate le ghiandole mammarie e contestualmente è stato prelevato il tessuto dall’interno delle cosce (PAP flap bilaterale) per poi ricostruire entrambi i seni, con un risultato positivo sia dal punto di vista clinico sia estetico.»

È stata una dura prova per la giovane coppia: hanno condiviso paure, incertezze, dolori ma insieme sono riusciti a superarla.

Il 30 ottobre del 2020 la nascita di Margherita. Papà Mauro racconta: «Si prospettava l’eventualità dell’ovariectomia, uno degli interventi da mettere in atto per la profilassi e per evitare l’insorgenza di nuovi tumori. Purtroppo la mutazione espone a una probabilità maggiore di un’insorgenza di tumori a carico dell’ovaio. Avevamo una finestra di tempo molto ristretta e fortunatamente lei è arrivata, non si è fatta attendere».

Il professor Andrea Figus è felice: «È una bella storia che aiuta le persone ad avere fiducia nel futuro e nella medicina. Anche in una situazione di grande difficoltà come questa, pur dovendosi sottoporre a cure e terapie impegnative è bello guardare al domani».

 

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Cure e soccorsi sempre più in sicurezza: l’Azienda ospedaliero universitaria può contare su due nuovissime ambulanze a pressione negativa, nuova frontiera dell’emergenza. Sono state acquistate dall’Aou di Cagliari e la prima è stata consegnata oggi al Policlinico.

«Il nostro obiettivo primario – spiega il direttore generale Giorgio Sorrentino – è la sicurezza e la tutela dei pazienti e degli operatori sanitari. Questi mezzi tecnologicamente molto avanzati sono estremamente utili e importanti».

«Investiamo sull’innovazione in ambito sanitario – dichiara l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu – per migliorare la qualità dei servizi. Negli ultimi mesi abbiamo effettuato la consegna di diagnostiche di radiologia e nuovi ecografi digitali nei presidi di tutto il territorio. La dotazione dei nuovi mezzi di soccorso tecnologici a un ospedale strategico come il Policlinico Duilio Casula è un’ulteriore conferma del nostro impegno per assicurare all’intero sistema regionale cure moderne. Un segnale di attenzione per i pazienti e gli operatori, che assume un significato ancora più importante nel particolare momento che stiamo vivendo a causa dell’emergenza Covid-19».

L’ambulanza a pressione negativa è un’evoluzione del concetto già noto in ambito ospedaliero delle camere di isolamento, caratterizzate da ricambi d’aria ad alta frequenza con immissione di aria sanificata grazie a filtrazione ed irraggiamento UV unito a processi di fotocatalisi. Mediante una depressurizzazione del vano sanitario, i flussi di aria opportunamente filtrati defluiscono all’esterno dell’ambulanza evitando stratificazioni ed alte concentrazioni di cariche virali in ambiente chiuso.

Un’area di soccorso per i pazienti e di lavoro per gli operatori sanitari, basata sul concetto dell’“high efficiency ventilation”, che rendono la cellula sanitaria un vano salubre grazie ai ricambi d’aria ad alta frequenza (30 cambi/ora) irrorata costantemente da flussi sanificati.

L’effetto della pressione negativa genera una ulteriore sicurezza per gli operatori: il rischio di contaminazione della cabina di guida e quindi del suo equipaggio (autista + accompagnatori), viene minimizzata grazie alla differenza di pressione che crea un deflusso d’aria dal vano guida verso il vano sanitario e mai in senso opposto.

Completa l’eccellenza del sistema, il software interattivo di bordo “x-link 2.0”, in grado di leggere in tempo reale i segnali provenienti dai sensori distribuiti nel vano sanitario e di elaborarli indicando agli operatori sul display di bordo parametri ambientali come umidità, temperatura, concentrazione di CO2, volume d’aria trattata, numero di ricambi e pressione di bordo; tali dati, a richiesta, possono essere inviati alla centrale operativa permettendo visualizzazioni in real time della qualità dell’aria e la registrazione di uno “storico di servizio” dell’ambulanza in ottica ambientale.

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Il Commissario straordinario dell’ATS Sardegna, Giorgio Carlo Steri, con delibera n° 682, adottata questa mattina, ha conferito l’incarico ad interim di Direttore del Servizio Laboratorio dell’ospedale Sirai di Carbonia, Azienda Socio Sanitaria Locale di Carbonia, al dottor Francesco Ronchi, già direttore del Servizio di Laboratorio dell’ospedale di Sanluri, Azienda Socio Sanitaria Locale di Sanluri. Francesco Ronchi rileva l’incarico ricoperto fino a ieri dalla dottoressa Maria Cristina Garau.

Nella delibera con la quale è stato adottato il provvedimento, per molti versi clamoroso, si rileva «la complessità delle attività svolte dal Servizio di Laboratorio dell’ospedale Sirai di Carbonia, al fine di evitare situazioni pregiudizievoli all’erogazione delle prestazioni di natura sanitaria ed assistenziale, specialmente nell’attuale periodo storico contrassegnato dall’emergenza del Covid-19».
L’attività del Servizio di Laboratorio dell’ospedale Sirai di Carbonia è stata al centro, negli ultimi mesi, di accese polemiche, proprio in relazione alla gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Nonostante la disponibilità del macchinario per la processazione dei tamponi, acquistato con le risorse di una donazione della Fondazione di Sardegna, accreditato con forte ritardo due settimane fa, i tamponi effettuati nel territorio della ASSL di Carbonia continuano ad essere processati al Policlinico “Duilio Casula” di Monserrato, con tutti i disagi che ne derivano, in relazione ai tempi di comunicazione ai Sindaci e quindi ai diretti interessati.

Giampaolo Cirronis

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Fiocco rossoblù nel reparto di Ginecologia e Ostetricia del Policlinico Duilio Casula. Alle 6.58 di questa mattina è nato Tian, figlio di Nahitan Nández, centrocampista del Cagliari e della nazionale uruguaiana, e di Sarah Mauri Garcia. Il piccolo e la mamma stanno bene. Il bimbo è nato alla 38ª settimana e pesa 2 chili e 720 grammi. A coordinare l’equipe è stato il dottor Bruno Piras coadiuvato dal ginecologo Marco Petrillo, l’ostetrica Marinella Podda, l’anestesista Mariella Lotta e la pediatra Carla Secci. In sala parto anche gli specializzandi Valeria Taccori e Giulia Carboni, gli oss Martina Cadoni e Gloria Piroddi.

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Stefano Del Giacco è il nuovo presidente di Eaaci, (European Academy ofAllergy and Clinical Immunology), l’Accademia europea di Allergologia e immunologia clinica. Lo specialista del Policlinico Duilio Casula è stato eletto in occasione del Congresso dell’organismo che quest’anno si è svolto completamente online. Il mandato inizierà al termine del Congresso 2021 a Madrid e si concluderà nel 2023.

Il professor Del Giacco attualmente è vice president Education and Specialty, eletto nel 2019 a Lisbona, incarico che prevede anche un ruolo di rappresentanza presso gli enti regolatori e le Istituzioni Europee (tra cui il Parlamento Europeo) e presso l’EMA, European Medicines Agency dove ha l’incarico di “expert”.

Laureato a Cagliari nel 1993, specializzato in Medicina Interna nel 1998 e in Medicina dello Sport nel 2007, Stefano Del Giacco è anche professore di Medicina Interna all’Università di Cagliari. Visiting professor all’Imperial College di Londra nel 2011 e nel 2012, è Associate Editor e membro dell’editorial Board rispettivamente di PAI (Pediatric Allergy and Immunology) e di CTA (Clinical and Translational Allergy), due tra le più autorevoli riviste del settore.

Autore di svariati capitoli di libri, monografie e numerose pubblicazioni nel campo dell’asma, dell’allergologia e della immunologia clinica.

Eaaci è stata fondata nel 1956, conta oltre 12.000 soci ed è la più grande e autorevole Società Scientifica del mondo in questo settore. Ha sede a Zurigo e ha un ufficio a Bruxelles. Si occupa della promozione della ricerca di base e clinica in allergologia e immunologia clinica, della disseminazione di linee guida e di informazione scientifica e funge da referente per le Istituzioni scientifiche, sanitarie e politiche.

Tiene un congresso annuale con circa 9.000 partecipanti, numerosi eventi in tutta Europa (focussed meetings) su tematiche specifiche e organizza delle “Allergy Schools” rivolte ai giovani specialisti o futuri specialisti.

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Anche la ASSL di Carbonia avrà la macchina per processare i tamponi, strumento necessario ed indispensabile per accertare i casi di positività al Covid-19, grazie a una donazione della Fondazione di Sardegna. L’intervento della Fondazione consentirà di dotare della preziosa apparecchiatura anche il Policlicnico “Duilio Casula” – Azienda Ospedaliera Universitaria di Cagliari, e di completare così il programma avviato dalla Regione Autonoma della Sardegna nelle altre Aziende Sanitarie dell’Isola. L’esclusione della ASSL di Carbonia dall’elenco dei laboratori designati per il Covid-19 era stato evidenziato qualche giorno fa dalla ConsultAnzianIglesias, in una nota inviata all’assessore della Sanità della Regione Sardegna, alla commissione Sanità del Consiglio regionale, al direttore della ASSL 7, ai sindaci dei comuni di Iglesias e Carbonia, a CGIL-CISL-UIL Territoriali, della Funzione Pubblica e dei Pensionati e, infine, alle associazioni di volontariato.

La Fondazione di Sardegna aveva già deciso il sostegno delle Istituzioni e delle organizzazioni della società civile della Sardegna nel contrasto agli effetti dell’emergenza Covid-19, stanziando un fondo straordinario di 2,4 milioni di euro per i primi interventi di carattere sanitario e sociale necessari nella prima fase di emergenza. Tra questi, in accordo con la Regione Sardegna, sono stati acquistati 60 ventilatori polmonari da mettere a disposizione del Sistema sanitario regionale.

I test diagnostici in uso in Italia per l’accertamento della positività alla Covid-19, sono basati sulla metodica molecolare di reazione a catena della polimerasi (Pcr), messa a punto in base alla sequenza genetica del virus Sars-cov-2. Con il “tampone” viene impiegato un po’ di muco (infetto se il Sars-cov-2 è presente), prelevato dal naso o dalla faringe e viene eseguita la Pcr, per accertare la presenza del virus nell’orofaringe.

Giampaolo Cirronis

Nella fotografia, la sede della Fondazione di Sardegna, in via Salvatore Da Horta n. 2, a Cagliari.

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Da oggi i cittadini hanno un nuovo modo per comunicare con il Policlinico Duilio Casula ed il San Giovanni di Dio: l’Azienda ospedaliero universitaria (Aou) di Cagliari ha attivato il servizio di Whatsapp. Per farlo è sufficiente inviare un messaggio al numero 338 719 4434 oppure cliccare qui https://wa.me/393387194434?text=Salve!%20Ho%20bisogno%20di%20un%E2%80%99informazione e si potrà immediatamente iniziare a chattare con i due ospedali dell’Aou.

Whatsapp è solo l’ultimo arrivato della grande famiglia dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, che si conferma tra le aziende sanitarie più social d’Italia con la pagina Facebook con oltre 18.300 fan, Instagram con quasi 5.600 followers, TwitterYoutube con AouCagliari TV  e Telegram.

Un’attività di comunicazione molto intensa, quella dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, al servizio dei cittadini. Sin dall’inizio dell’emergenza Coronavirus l’Aou si è distinta nella comunicazione istituzionale, realizzando un sito apposito con tutte le news e i dati dalla Sardegna, dall’Italia e dal mondo sul Covid-19 e ovviamente con una grande attività social.

«Il rapporto con i pazienti – spiega il direttore generale dell’Aou di Cagliari, Giorgio Sorrentino per noi è molto importante. Dare informazioni precise e velocemente facilita la comunicazione, creando un rapporto vero tra istituzioni, ospedali, aziende sanitarie e cittadini. La comunicazione è importantissima sempre ma è decisiva in un periodo di emergenza come questo: dare informazioni in tempo reale ai cittadini crea rapporto e fiducia tra pazienti, ospedali e istituzioni. Non solo: la nostra comunicazione non è solo informazione ma dialogo continuo con i cittadini che ci possono fare proposte, segnalare esigenze. Un rapporto vero, insomma. E in questo, oggi più che mai, la tecnologia ci dà una grande mano.»

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I 10 direttori delle strutture del DAI di Chirurgia del presidio ospedaliero Duilio Casula di Monserrato, prof. Piergiorgio Calò, prof.ssa Elisabetta Cotti, prof. Enrico Erdas, prof. Andrea Figus. prof. Adolfo Pisanu, prof. Roberto Puxeddu, prof. Luigi Zorcolo, prof. Roberto Montisci, dott. Mauro Cabras e prof. Gabriele Finco, hanno inviato una segnalazione al direttore generale dell’AOU di Cagliari, dott. Giorgio Sorrentino e al direttore sanitario, dott. Nazzareno Pacifico (e, per conoscenza, al magnifico rettore dell’Università di Cagliari, prof.ssa Maria Del Zompo e al pro rettore, prof. Francesco Marongiu, ai sensi dell’art. 20 lett. f. del dlgs n. 81/2008, slla diffusione del Coronavirus nel presidio ospedaliero.

«In queste ore assistiamo tutti con viva preoccupazione al dilagare dei contagi del virus SARCOV2 nel nostro Presidio Ospedaliero – scrivono i 10 direttori -. Duole però constatare, a nostro parere, che tale situazione scaturisce non dalla fatalità, ma bensì dall’insufficienza delle misure di prevenzione e protezione fin qui poste in essere che, si ritiene (e si tratta di una conferma di quanto già riferito), debbano essere riviste e/o aggiornate. L’aumento incontrollato dei casi di positività al virus SAR-COV2 tra i degenti e tra il personale sanitario dimostra, a nostro avviso, la presenza di un cluster di contagio all’interno del Policlinico che mette a grave rischio la salute non solo degli operatori sanitari e dei pazienti, ma anche quella dell’intera area metropolitana di Cagliari. In tale contesto, l’assenza di una risposta drastica può avere dei risvolti drammatici che è necessario scongiurare con la massima rapidità di azione. È spiacevole ma doveroso sottolineare come in tempi non sospetti avessimo già più volte lamentato i pericoli correlati a scelte gestionali perseguite con la convinzione che, trattandosi di un Presidio no-Covid, il rischio di una diffusione interna del virus sarebbe stato estremamente contenuto – aggiungono i 10 direttori – Già in data 24/03/2020 il Dipartimento di Chirurgia, sulla scorta dell’esperienza maturata in altre realtà ospedaliere e delle sempre più numerose evidenze scientifiche, aveva richiesto un urgente aggiornamento del protocollo utilizzato per i pazienti che accedono al Policlinico tramite Pronto Soccorso. Era stato infatti presentato un documento ben articolato che, tra le altre cose, prevedeva la creazione di spazi adeguati, separati dal resto dell’ospedale, gestiti da operatori dotati di DPI secondo procedure identiche a quelle adottate presso i centri COVID. Di fatto, tale documento attende ancora di essere ratificato e tutte le nostre richieste, ivi compreso lo screening di tutto il personale sanitario del Dipartimento, ad oggi, sono rimaste disattese. Si deve, al riguardo, constatare che in altre realtà ospedaliere della nostra Regione protocolli simili a quello proposto sono, invece, operativi già dagli inizi di marzo, ed il fatto che attualmente il nostro presidio versi in tale situazione concorre a spiegare quali conseguenze possano determinarsi a causa del mancato recepimento dei suggerimenti indirizzati da parte di chi lavora sul campo e che ha, forse, una più chiara percezione delle situazioni di rischio specifico o, se anche questo non fosse, un’altra visione sulla quale vale la pena confrontarsi, tanto più quando il rischio paventato si concretizzi. Suggerimenti che costituiscono, peraltro, un preciso obbligo per i lavoratori, i quali, ai sensi dall’art. 20, comma 2 lett. f) del DLGS n. 81/2008, “devono […] segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi di cui alle lettere c) e d) (n.d.r. i DPI) nonché qualsiasi eventuale condizione di pericolo di cui vengano a conoscenza.” In particolare, si deve ancora una volta rilevare come il filtro del Pronto Soccorso si sia dimostrato inefficace, come anche l’ultimo episodio che ha coinvolto il collega dimostra (difatti, pur avendo una sintomatologia e una TC chiaramente indicative di COVID-19, è stato trattenuto in OBI e successivamente trasferito al settore Broncopolmoniti no COVID-19 sulla base di un tampone falsamente negativo, e tenuto 48 ore in un ambiente chiaramente inadeguato in quanto non messo a norma per pazienti COVID-19). Il dipartimento di Chirurgia oggi sta pagando a caro prezzo questa linea di condotta. Un nostro caro collega, a causa della presenza dell’infezione virale all’interno dell’ospedale, ha sviluppato una polmonite da Covid-19 e si trova ora ricoverato. Molti altri operatori sanitari e pazienti sono stati infettati e non è imprevedibile che l’ondata dei contagi non si fermi a breve, con l’ovvia conseguenza che, purtroppo, non è possibile escludere che altre persone possano essere coinvolte nell’immediato periodo. Alla luce di quanto sopra esposto, chiediamo alle SSVV che vengano urgentemente valutate e messe in atto le seguenti proposte, che riteniamo indispensabili per la sicurezza del nostro Ospedale e di tutta la comunità:

1) Isolamento del Policlinico Universitario “Duilio Casula”, bloccando gli accessi al PS e qualsiasi altro ricovero per un periodo che consenta l’identificazione e l’implementazione delle misure operative necessarie a riaprire la struttura in condizioni di massima sicurezza per i pazienti e gli operatori;

2) All’interno di queste ultime, la predisposizione immediata di un reparto “COVID” (il blocco C potrebbe essere un luogo adeguato, previa completa separazione delle due corsie). Tale reparto dovrà essere totalmente isolato dal resto dell’ospedale e gestito da personale che rimane nel reparto per tutto il turno, si veste e sveste secondo le procedure in stanze dedicate, secondo un percorso consono al trattamento dei pazienti COVID positivi;

3) che venga ratificato il protocollo da noi presentato per gestire i pazienti sospetti;

4) che venga predisposta una sala operatoria “COVID”, dove operare i casi sospetti o confermati che non possano essere trasferiti. Tale sala operatoria dovrà essere totalmente separata dal resto del blocco operatorio e pertanto la soluzione temporanea che prevede l’utilizzo della sala 1 deve essere necessariamente rivista;

5) Ci sia consentito aggiungere che riteniamo inappropriati e fuorvianti i comunicati stampa redatti in questi ultimi giorni in cui, da un lato, si assicura la popolazione che la situazione è sotto controllo, dall’altro, si giustificano i casi COVID positivi con comportamenti imprudenti da parte del personale. Riteniamo, infatti, che tali notizie non solo non siano corrette ma anche offensive nei confronti dei colleghi coinvolti, ai quali va tutta la nostra incondizionata solidarietà e gli auguri per una pronta guarigione. È incontrovertibile inoltre, che i dati epidemiologici siano indicativi del fatto che i sanitari siano a rischio di contagio della malattia piuttosto che il veicolo per il contagio.

6) Si richiede l’immediata chiusura del Bar e la disattivazione dei distributori di bevande che rappresentano un ulteriore rischio di diffusione del virus.»

«Si comunica, infine, che allo scopo di adempiere all’obbligo di sicurezza posto dall’art. 20 lett. f. cit. ultima parte (con riferimento all’obbligo di adoperarsi “direttamente, in caso di urgenza, nell’ambito delle proprie competenze e possibilità e fatto salvo l’obbligo di cui alla lettera f) per eliminare o ridurre le situazioni di pericolo grave e incombente”) – concludono i 10 direttori delle strutture DAI di Chirurgia del presidio ospedaliero Duilio Casula – per i 14 giorni  successivi alle festività Pasquali, il Dipartimento di Chirurgia sospenderà completamente l’elezione, garantendo esclusivamente gli interventi in regime di urgenza ed emergenza ed i casi dei pazienti non trasportabili.

Con l’auspicio che le nostre richieste non vengano ulteriormente disattese, porgiamo i nostri più cordiali saluti.»