19 April, 2024
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«I lavori per mettere in sicurezza e riaprire al traffico il tratto della strada del Logudoro chiuso da diversi mesi sono stati consegnati alla ditta che dovrà eseguire l’intervento. È quanto si legge nella risposta che l’assessorato regionale ai lavori pubblici ha inviato in merito all’interrogazione che ho presentato nei giorni scorsi su questo argomento. I lavori, dunque, possono essere avviati a breve e questa non può che essere una buona notizia, quella che gli abitanti di questo territorio aspettavano.»

Lo scrive, in una nota, il consigliere regionale del gruppo UDC Cambiamo! Gian Filippo Sechi. Il tratto della SS597 è chiuso da circa sei mesi. Una situazione di emergenza temporanea si era trasformata in una chiusura ad oltranza che sta creando non pochi disagi agli automobilisti e alle attività commerciali situati nella stessa strada. Questo aveva portato il consigliere Gian Filippo Sechi a chiedere un intervento immediato da parte della Regione nei confronti di ANAS.

«La comunicazione dell’assessoratoaggiunge il consigliere dell’UDC – fa ben sperare nella riapertura della strada entro i prossimi 90 giorni. Questo infatti è il tempo stabilito per l’esecuzione delle opere da parte della ditta incaricata. Il costo totale dei lavori è di 450mila euro, il finanziamento è stato già approvato dalla direzione generale di ANAS che ha anche dato il via libera alla perizia tecnica. L’emergenza Covid-19 è stato il motivo principale del ritardo nell’avvio degli interventi che sarebbero dovuti iniziare già da alcuni mesi e che ora con le nuove disposizioni entrate in vigore dal 18 maggio potranno finalmente partire. I lavori riguarderanno la sistemazione dei versanti rocciosi e la conseguente messa in sicurezza della carreggiata stradale. Per quanto mi riguarda, oltre a ringraziare l’assessorato ai lavori pubblici per aver risposto in tempi brevi e positivamente alla mia interrogazione, l’impegno sarà ora verificare e monitorare sul rispetto dei tempi previsti per l’esecuzione delle opereconclude Gian Filippo Sechi -. L’attesa è stata tanta e non ci possiamo permettere ulteriori ritardi.»

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Sette consiglieri regionali di maggioranza, primo firmatario Paolo Francesco Mula del Partito sardo d’Azione (gli altri firmatari sono Dario Giagoni della Lega, Francesco Mura di Fratelli d’Italia, Gian Filippo Sechi di UDC Cambiamo!, Aldo Salaris dei Riformatori sardi, Angelo Cocciu di Forza Italia Sardegna e Roberto Caredda del gruppo Misto), giovedì 28 maggio 2020 hanno presentato la proposta n. 153 contenente “Modifiche alla legge regionale 20 dicembre 2019, n. 22 (Modifiche alla legge regionale n. 8 del 2019 (Proroga di termini)) e norme di interpretazione autentica del Piano paesaggistico regionale”.

«La presente proposta di legge si legge nella relazione dei proponenti ha lo scopo di prorogare di sei mesi la disciplina introdotta dalla legge regionale 23 aprile 2015, n. 8 in materia urbanistica ed edilizia finalizzata al miglioramento del patrimonio edilizio esistente, prorogata con le leggi regionali n. 33 del 2016, n. 26 del 2017, n. 8 del 2019 e n. 22 del 2019, in scadenza il 30 giugno 2020. La proposta di legge si propone altresì di fornire un’interpretazione autentica di alcune norme del Piano paesaggistico regionale, deliberazione della Giunta regionale n. 36/7 del 5 settembre 2006.

La proroga di sei mesi consentirebbe l’approvazione da parte del Consiglio regionale di una nuova disciplina volta al riuso, alla riqualificazione ed al recupero del patrimonio edilizio esistente già all’attenzione del Consiglio.»

Di seguito il testo integrale della proposta di legge.

Art. 1

Modifiche alla legge regionale n. 22 del 2019 (Proroga di termini)

1. Nel comma 1 dell’articolo 1 della legge regionale 20 dicembre 2019. n. 22 (Modifiche alla legge regionale n. 8 del 2019 (Proroga di termini)) le parole “30 giugno 2020” sono sostituite dalle seguenti: “31 dicembre 2020”.

Art. 2

Interpretazione autentica di norme di pianificazione paesaggistica

1. Il Piano paesaggistico regionale (PPR), primo ambito omogeneo, e le relative Norme tecniche di attuazione (NTA), approvati con il decreto del Presidente della Regione 7 settembre 2006, n. 82, dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo 26 marzo 2008, n. 63 (Ulteriori disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione al paesaggio), il cui articolo 2, comma 1, lettera e), ha sostituito l’articolo 135 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137), si interpreta nel senso che sono in ogni caso sottratti alla pianificazione congiunta tra Regione autonoma della Sardegna (RAS) e Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (MIBACT) i beni paesaggistici diversi da quelli di cui all’articolo 143, comma 1, lettere b), c) e d) del medesimo decreto legislativo n. 42 del 2004, sui quali la Regione esercita le funzioni amministrative ad essa trasferite dall’articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 22 maggio 1975, n. 480 (Nuove norme di attuazione dello statuto speciale della regione autonoma della Sardegna), e delegate dall’articolo 57 del decreto del Presidente della Repubblica 19 giugno 1979, n. 348 (Norme di attuazione dello statuto speciale per la Sardegna in riferimento alla Atti consiliari 3 Consiglio regionale della Sardegna L. 22 luglio 1975, n. 382, e al D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616).

2. La previsione del comma 1 si applica, in particolare, a:

a) la fascia costiera di cui all’articolo 17, comma 3, lettera a) delle NTA al PPR, come definita dall’articolo 19, disciplinata dall’articolo 20;

b) i beni identitari di cui all’articolo 2, comma 1, lettera e), delle NTA al PPR, come definiti dall’articolo 6, comma 5, disciplinati dall’articolo 9;

c) le zone agricole, l’edificato in zona agricola come definito dall’articolo 79 delle NTA al PPR e l’edificato urbano diffuso come definito dall’articolo 76 delle NTA al PPR.

3. L’eccezione al divieto di realizzazione di nuove strade extraurbane di dimensioni superiori alle due corsie, contenuta nell’articolo 20, comma 1, lettera b), punto 1), della NTA al PPR, si interpreta nel senso che è esclusa da tale divieto ogni opera il cui procedimento di realizzazione, con riferimento alla data di approvazione del PPR, si trovi a uno stadio di avanzamento nel quale è in corso la procedura di valutazione di impatto ambientale, nonché le opere che si trovino a uno stadio più avanzato. La medesima eccezione si interpreta nel senso che, se l’opera aveva le caratteristiche per essere esclusa dal divieto alla data di approvazione del PPR, continua a essere esclusa dal divieto anche in caso di variante, purché le caratteristiche generali e identificative dell’intervento non siano mutate, tenendo anche conto dell’articolo 46, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità (Testo A)).

4. L’asse viario Sassari-Alghero e, in particolare, la realizzazione nello sviluppo geometrico a quattro corsie del lotto n. 1, costituisce un’infrastruttura determinante per assicurare lo sviluppo sostenibile del territorio ai sensi dell’articolo 143, lettera h), del decreto legislativo n. 42 del 2004 ed assume carattere strategico, essendo di preminente interesse nazionale e regionale. A tale infrastruttura, la cui progettazione a quattro corsie a tutti gli effetti coincide, nelle sue caratteristiche generali e identificative, Atti consiliari 4 Consiglio regionale della Sardegna con quella già sottoposta con esito favorevole alle pregresse valutazioni di impatto ambientale e autorizzazioni paesistico-ambientali, si applicano pertanto le deroghe previste nell’ articolo 20 comma 1, lettera b), punto 1) della NTA al PPR.

Art. 3

Entrata in vigore

1. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).

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E’ stata approvata la legge per la contrattazione separata per il comparto dei dipendenti regionali che svolgono il servizio nella struttura del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale (CFVA).

«Questo è solo il primo passo per la riforma complessiva del CFVA istituito con la legge regionale n. 26 il 5 novembre del 1985 – afferma Gian Filippo Sechi, capogruppo di UDC – CAMBIAMO! – In conclusione, con l’approvazione dell’ordine del giorno, proposto dal nostro gruppo, condiviso e votato da tutta la maggioranza e con l’astensione della minoranza (l’ordine del giorno è stato approvato con 29 favorevoli e 21 astenuti) impegniamo il Presidente della regione affinché si avvii con il Governo nazionale l’iter per far riconoscere, lo stesso trattamento pensionistico già previsto per i Forestali dello Stato oggi Carabinieri – Forestali anche alle donne e agli uomini del Corpo Forestale della Sardegna. Anche la Giunta regionale dovrà impegnarsi a lavorare per il riconoscimento economico delle indennità riconosciute agli altri Forestali delle Regioni a statuto speciale e fino ad oggi negate ai nostri Forestali regionali, perché imbrigliati in una contrattazione collettiva che ne impediva la piena approvazione. Da domani lavoreremo in Commissione – conclude Gian Filippo Sechi -, continuando ad ascoltare tutte le organizzazioni rappresentative dei Forestali della Sardegna per riformare la loro legge istitutiva la n. 26/85, e con gli assessorati competenti avvieremo tutte le procedure necessarie per indire i concorsi per il ricambio generazionale in una struttura dove l’età media è stimata intorno ai 58 anni.

 

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La protesta contro gli aumenti delle tariffe dei collegamenti marittimi, per effetto dell’entrata in vigore della direttiva comunitaria per la riduzione delle emissioni in atmosfera, riparte dalle banchine dello scalo di Porto Torres ed il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, con al fianco i capigruppo delle forze di maggioranza e di opposizioni rappresentante in Regione, rilancia la battaglia dell’Assemblea sarda, esplicitata nei contenuti dell’ordine del giorno unitario approvato in Aula lo scorso 21 dicembre. La vicenda è quella nota e riguarda l’incremento del 30 per cento del costo del trasporto navale nei collegamenti Sardegna-Continente, derivante dall’obbligo imposto alle compagnie di navigazione per l’utilizzo di carburanti a basso tenore di zolfo e come tali meno inquinanti ma più costosi.

«Ecco perché siamo qui, compatti e uniti – ha attaccato il presidente del Consiglio, Michele Pais – per chiedere al Governo e all’Unione Europea misure urgenti per scongiurare questa evenienza tragica per l’intera Sardegna.»

La capogruppo 5 Stelle, Desirè Manca, ha rassicurato sull’impegno dei parlamentari sardi eletti dal Movimento e che sono maggioranza del Governo a Roma: «C’è la ferma di volontà di affrontare, per risolvere, il problema ad incominciare dalle prime riunioni già in programma al ministero proprio in queste ore».

«Non siamo contro le misure per la riduzione delle emissioni in atmosfera – ha spiegato il capogruppo Pd, Gianfranco Ganau – ma il costo degli interventi non può ricadere solo sui sardi ed è per tali ragioni che chiediamo al presidente della Regione, Christian Solinas, di porre la questione al primo punto nell’imminente confronto col Governo sul tavolo dell’insularità.»

Richiesta ribadita dal capogruppo Leu, Daniele Cocco, che nel rimarcare i tre anni di  silenzio governativo, seguiti all’emanazione della direttiva comunitaria (IMO 2016/802), ha  evidenziato la compattezza dei gruppi consiliari, mentre Antonello Peru (Cambiamo) ha ipotizzato le prime soluzioni possibili («la concessione di una deroga rispetto all’entrata in vigore degli aumenti tariffari o l’introduzione di misure compensative a favore delle aziende sarde»). «Le penalizzazioni cui andiamo incontro – ha aggiunto il capogruppo Udc, Gian Filippo Sechi – sono generalizzate e rischiano di compromettere anche la ormai prossima stagione turistica». Il consigliere del Psd’Az, Piero Maieli, ha quindi ricordato, insieme con lo spirito unitario, anche la concomitanza delle iniziative di protesta negli altri porti isolani. Al capogruppo dei Riformatori, Aldo Salaris, è spettata invece la chiosa del giro di interventi dei consiglieri regionali: «Questa battaglia certifica che la madre di tutte le battaglie era e resta il riconoscimento della condizione di insularità per la Sardegna».

A testimoniare la crescente preoccupazione delle amministrazioni e delle comunità locali, gli interventi dei sindaci di Sassari, Nanni Campus («il Governo deve ridurre le accise sui carburanti proporzionalmente all’incremento delle tariffe navali»); di Ozieri, Marco Murgia («se non si interviene rapidamente saranno vanificate tutte le altre misure a sostegno dell’economia sarda») e di Valledoria, Paolo Spezziga («i costi che si prospettano per famiglie e imprese non sono più sostenibili»).

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Una risoluzione della commissione da portare all’attenzione dell’Aula sulla vertenza Auchan-Conad, per sostenere le ragioni dei lavoratori a rischio taglio, in seguito all’acquisizione, da parte del consorzio delle Coop, degli ipermercati della catena di distribuzione francese. È l’impegno assunto dal presidente del parlamentino del Lavoro, Alfonso Marras (Riformatori sardi), a conclusione dell’audizione dei sindacati Cisl, Cisl e Uil, impegnati al ministero dello Sviluppo economico nella difficile trattativa per salvaguardare i livelli occupazionali e le garanzie contrattuali dei 738 addetti sardi, impiegati nelle quattro strutture di vendita isolane, a Cagliari (Santa Gilla e Marconi), Sassari e Olbia.

Giuseppe Atzori (Fisascat-Cisl), Simone Congiu (Filcams Cgil) e Cristiano Ardau (Uil-Tucs), nel corso dei loro interventi, hanno ripercorso le tappe di quella che è stata definita «la terza vertenza per importanza nazionale» e che riguarda il futuro dei 15.773 lavoratori in Italia nei 269 negozi marchiati Auchan. Si ipotizzano, alla luce dei piani di ristrutturazione redatti da Conad, 6.000 esuberi per effetto del dimezzamento delle superfici di vendita, della chiusura di numerosi ipermercati e per il differente rapporto tra addetti e superficie di vendita, rispetto a quello tradizionalmente utilizzato da Auchan. Nello specifico, in Sardegna è annunciata la chiusura dei centri vendita di Sassari, Olbia e di quello di Santa Gilla a Cagliari con un drastico taglio del personale che metterebbe a rischio 396 buste paga rispetto alle attuali 738 retribuzioni.

Una situazione definita “drammatica” dai sindacati e la cui gravità è stata evidenziata, seppur con diverse sottolineature critiche, dai consiglieri di maggioranza e opposizione intervenuti nel corso dei lavori (Desiré Manca, M5S; Franco Stara, Italia Viva-Progressisti; Dario Giagoni, Lega; Piero Comandini, Pd; Gian Filippo Sechi, Udc). Da qui la richiesta unanime di un pronunciamento bipartisan della commissione  e la calendarizzazione dell’audizione dei vertici della Conad in Sardegna, prima dell’approvazione della risoluzione da portare in tempi rapidi all’attenzione del Consiglio regionale.

In precedenza, la commissione Seconda aveva ascoltato Massimo Madrigale, presidente dell’associazione culturale “Acadèmia de su sardu onlus” che ha illustrato sinteticamente “una proposta alternativa di normalizzazione linguistica alternativa a quella della Regione” e ribadito le richieste di “piena applicazione” delle norme vigenti in materia di tutela e valorizzazione della lingua sarda (in particolare: articoli 4, 9 e 15 della legge 482/1999 e articoli 13 e 17 della legge 22/2018) per favorire l’uso de sa limba nelle scuole, nelle pubbliche amministrazioni e nella toponomastica.

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Il Consiglio regionale ha rinnovato i componenti di espressione regionale della commissione paritetica Stato-Regione sull’articolo 56 dello Statuto speciale della Sardegna.

La seduta pomeridiana del Consiglio regionale è stata aperta dal presidente Michele Pais con il primo punto l’ordine del giorno: l’esame del documento n. 5 “Articolo 56 Statuto speciale per la Sardegna. Commissione paritetica Stato – Regione Sardegna. Rinnovo dei componenti di espressione regionale”. Il presidente Michele Pais ha dato la parola al presidente della Prima commissione (Autonomia), Pierluigi Saiu (Lega).

Prima di illustrare l’esito della discussione avvenuta in Prima commissione, Pierluigi Saiu ha voluto fare alcune considerazioni. “Nel dibattito di questa mattina abbiamo ascoltato, nel confronto tra maggioranza e opposizione, l’espressione di posizioni che, nei momenti più duri del confronto, si sono manifestate come molto lontane. Mentre l’esame di questo atto è stato affrontato con grande senso di responsabilità da parte delle forze di maggioranza e di opposizione”. Pierluigi Saiu ha continuato affermando che quando si richiama la maggioranza al suo dovere di garantire il numero legale nelle Commissioni e in aula, lo si fa a ragione: “Ognuno di noi ha il dovere di essere presente in Consiglio e in commissione e chi ha la responsabilità di governare la Sardegna ha una responsabilità ulteriore e non posso che riconoscere, oltre l’impegno delle forze di maggioranza, anche il senso di responsabilità delle forze di opposizione che, nella commissione, che ho l’onore di presiedere, partecipano, ognuno con la propria posizione politica, ma con grande senso di responsabilità”.

Pierluigi Saiu ha poi proseguito con la relazione, affermando che la Prima commissione, nella seduta del 5 novembre scorso, ha preso in esame la proposta della Giunta regionale relativa alla designazione quali componenti di designazione, quali componenti di espressione regionale della Commissione paritetica Stato-Regione, di cui all’articolo 56 dello Statuto speciale sardo, della dottoressa Maria Grazia Vivarelli e dell’avvocato Silvia Curto, rispettivamente capo di Gabinetto e Direttore generale della Presidenza della Regione. “La commissione a maggioranza dei presenti, condividendo le indicazioni della Giunta, ha deliberato di proporre al Consiglio regionale di esprimere parere favore sulla nomina dei due componenti. La Commissione auspica – ha proseguito Pierluigi Saiu – che il Consiglio dia questo parere quanto prima per rendere subito operativa la Commissione paritetica al fine di proseguire il confronto con lo Stato su numerose e delicate questioni. La Commissione, infine, riferisce all’Assemblea che intende avviare una discussione sulla costituzione presso gli uffici della Regione di una struttura organica di supporto tecnico rispetto ai temi legati all’attuazione dello Statuto speciale, che operi in stretto raccordo con il Consiglio regionale”.

Su questo tema, ha proseguito il relatore, la Commissione ha avuto modo di confrontarsi, in particolare, mettendo in evidenza uno degli elementi peculiari della nostra autonomia speciale, che si esprime anche attraverso le norme di attuazione e che “ha visto in Prima commissione l’intervento dei docenti di Diritto Costituzionale, in particolare del professor Ciarlo, in tema di utilizzo migliore di questo strumento ai fini dell’esercizio pratico della nostra autonomia”. “E’ volontà condivisa della Prima commissione – ha concluso Pierluigi Saiu – trovare il modo di consentire l’utilizzo migliore dello strumento delle norme di attuazione così come già fatto da altre regioni a Statuto speciale, come il Trentino Alto Adige, che attraverso questo strumento sono state capaci di esercitare la loro autonomia, così come saremo capaci di fare noi in questa legislatura”.

Il presidente Pais ha dato la parola al capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, il quale ha fatto gli auguri alle neo componenti nominate e ha formulato l’auspicio che, come avvenuto nella scorsa legislatura, appena la Commissione sarà insediata, siano sentite dalla Prima commissione almeno le componenti di nomina regionale, affinché lo strumento delle norme di attuazione sia meglio utilizzato, tenendo conto che la provincia autonoma di Bolzano ne ha approvate 191. “Noi siamo la regione che ne ha approvate meno e credo che sia necessaria una collaborazione con chi dovrà rappresentare la nostra regione in seno alla Commissione paritetica”, ha concluso Francesco Agus.

Dopo che la Giunta ha dichiarato di rimettersi alla volontà dell’Aula, il presidente Michele Pais ha illustrato l’ordine del giorno (Saiu e più) “sul rinnovo dei componenti della Commissione paritetica Stato-Regione di cui all’articolo 56 dello Statuto Speciale per la Sardegna”, in cui il Consiglio regionale esprime parere favorevole sulla nomina della dottoressa Maria Grazia Vivarelli e dell’avvocato Silvia Curto quali componenti di espressione regionale della Commissione paritetica Stato-Regione.

L’ordine del giorno è stato approvato dall’Aula con 31 voti favorevoli e 21 astenuti.

Il presidente Michele Pais ha dato la parola al presidente della Regione, Christian Solinas, per le dichiarazioni ai sensi dell’articolo 121, il quale ha ringraziato l’Aula di avergli “immediatamente permesso di riferire riguardo a un importante passaggio della vita democratica di quest’Isola e del Paese nel suo complesso”. “Non sono qui per celebrare risultati – ha affermato – o per attribuire meriti, ma per affrontare con tutto il Consiglio regionale il risultato di un confronto serrato, ma leale, con lo Stato che ci ha portato a tracciare il perimetro di una soluzione possibile per l’annosa vertenza che riguarda gli accantonamenti e le entrate della Regione.

La Sardegna è rimasta l’unica Regione con autonomia speciale a non aver siglato un’intesa per definire il contributo per il risanamento della finanza pubblica e rivendica una riduzione, che abbiamo portato avanti con forza, di questo contributo che la metta al pari delle altre regioni”.

Solinas ha spiegato che è stata presa ad esempio la regione Sicilia, che contribuisce al risanamento della finanza pubblica con l’1,14 per cento del Pil, contro il 1,6 della regione Sardegna. “Questo significa – ha spiegato – che applicando lo stesso parametro dell’1,14, il contributo che noi abbiamo sostenuto di dover riconoscere è pari a 383 milioni contro 536 che lo Stato aveva imposto unilateralmente, con un risparmio di 153 milioni che rimangono nella disponibilità del Consiglio per alimentare le politiche di settore”. Per Solinas si tratta di un primo importante risultato. Per il pregresso, in seguito ai pronunciamenti della Corte costituzionale relativi al 2018 e 2019, che imponevano allo Stato di raggiungere un accordo sulla quantificazione, l’accordo raggiunto prevede “412 milioni a saldo e stralcio del pregresso, che vengono riconosciuti con una pluriennalizzazione dal 2020-2025 che segue la pluriennalizzazione del debito di 244 milioni della Sardegna che saranno ripianati in tre anni”, in base ai trasferimenti che lo Stato in seguito all’accordo che verrà firmato. Solinas ha poi aggiunto che la Regione ha chiesto il riconoscimento, in seguito alla sottoscrizione dell’accordo, dei 76 milioni, che derivavano dai fondi Cipe, già stati usati nelle scorsa legislatura, per ripianare il disavanzo sanitario.

“La parte a mio avviso più importante di questo possibile accordo – ha continuato il presidente – è l’intesa su un grande piano infrastrutturale che inizi a colmare il gap delle infrastrutture che l’Isola soffre in termini di scuole, strade, opere per lo studio universitario e del settore sanitario”. Solinas ha spiegato che tutta questa partita ha portato all’individuazione “di risorse aggiuntive pari a 1 miliardo e 425 milioni e 800mila euro più 111 milioni” con vincolo di destinazione da destinare all’edilizia sanitaria. Quindi un plafond di circa 1,6 miliardi che potrà alimentare un piano di infrastrutturazione “che mi auguro si possa condividere in maniera ampia” perché verrà sviluppato nei prossimi 10 anni. Per quanto riguarda i trasferimenti per le Province si è ottenuta una riduzione di ulteriori 10 milioni alla contribuzione alla finanza pubblica che si sommano ai 50 milioni già ottenuti.

Ricordando al Consiglio che domani andrà a una riunione con il ministero dell’Economia e delle Finanze, con il ministero per il Sud e con La Ragioneria dello Stato, Solinas ha chiesto che, al di là degli schieramenti, si arrivi a un ordine del giorno unitario che dia forza nella trattativa alla Regione “e ci consenta di chiudere questa annosa vicenda e iniziare a lavorare da subito per pensare al migliore utilizzo di queste risorse che rappresentano una grande opportunità di crescita e di sviluppo per tutta la Sardegna”.

Dopo il presidente Christian Solinas ha preso la parola l’on. Cesare Moriconi (Pd), che ha parlato di “una discussione attesa da mesi. Era previsto che entro il 15 luglio avremmo concluso gli accordi con lo Stato per evitare di pagare oltre ingiustamente.  Le cifre di cui ci riferisce il presidente Solinas meritano approfondimento e considerazione, si tratta di una ipotesi di accordo importante. Sarebbe più responsabile approcciarsi con una astensione davanti a un documento di questo tipo: di buono c’è che ne parliamo e di male c’è che questa discussione è molto stretta. Dunque, annuncio l’astensione del gruppo del Pd”.

Per l’on. Angelo Cocciu (Forza Italia) “abbiamo di fronte una vertenza importante e storica e oggi sarebbe importante avere un voto favorevole di tutti, non solo quello della maggioranza Sbagliato dividerci: ripensateci e firmiamo tutti”.

“Finalmente si parla di entrate e della vertenza”, ha detto l’on. Daniele Cocco (Leu), “dopo che la Corte costituzionale ha  sancito i nostri diritti. La nostra astensione sull’ordine del giorno è un fatto positivo, mi fido del presidente anche se non ho visto conti e tabelle. Il nostro dovere sarà tenere alta la tensione su questa vertenza perché tante sono le aspettative”.

Per Fdi ha preso la parola l’on. Fausto Piga, che ha ricordato alcuni passaggi della vertenza entrate vissuti anche da sindaco. “Massimo sostegno al presidente Christian Solinas. Questa è una riparazione dei danni alla Sardegna dai governi centrali che si sono succeduti. La Regione Sardegna deve essere trattata al pari delle altre e vorrei che dopo le entrate ci fosse una vertenza Sardegna, indipendente dal colore politico di ciascuno di noi. Vogliamo competere ad armi pari con tutti e non subire disagi dell’insularità”.

L’on. Massimo Zedda (Progressisti) ha detto che “sistematicamente lo Stato ha una tendenza a non pagare e già dai tempi del sottosegretario Giorgio Macciotta ci siamo accorti di questo. Oltre alle entrate è utile anche regionalizzare la finanza locale, per avere ulteriori risorse. E suggerisco di aggiungere che queste risorse sono aggiuntive rispetto a quelle dell’obiettivo uno, per evitare che con i giochi di tre carte alla fine le risorse aggiuntive siano risorse già destinate alla Sardegna. Ecco, chiedo che sia chiara la provenienza delle risorse oggetto di questo accordo, prendiamoci il tempo necessario per valutare”.

L’on. Alessandro Solinas (Cinque stelle) ha annunciato il voto di astensione del suo gruppo e ha ricordato “il lavoro svolto dai rappresentanti Cinque stelle in Parlamento per arrivare al risultato di questo traguardo storico. Presto potremo dire di aver messo la parola fine alla vertenza entrate”.

Per il gruppo Udc l’on. Gian Filippo Sechi ha annunciato il voto favorevole: “Non ci abbattono le sconfitte e non ci esaltano le vittorie ma è giusto mostrare soddisfazione”. Della stessa opinione anche l’on. Michele Cossa (Riformatori), che ha ricordato come già nel 2010 lo Stato iniziò ad applicare la politica degli accantonamenti contro le Regioni. “Ci ha pensato la Corte costituzionale, con le sentenze 6 e 31 del 2019, a spiegare che le norme di attuazione degli statuti speciali prevalgono sulla legislazione statale ordinaria. Non esistono governi amici o nemici ma controparti, perché portatrici di interessi diversi. E’ importante il risultato che ci ha portato oggi il presidente Solinas ma sulla partita delle accise dobbiamo ragionare sin dalla prossima nostra legge finanziaria. Dobbiamo liberarci di ogni complesso di inferiorità”.

Sempre dai banchi della maggioranza ha preso la parola il leader di Sardegna Venti/20, on. Stefano Tunis. “Finalmente iniziamo a costruire dalle fondamenta questa legislatura. In passato non è andata così e di questo grande risultato dobbiamo dare atto al presidente Solinas e al suo grande lavoro per arrivare al risultato. Un lavoro silenzioso, senza annunci, che rivela un metodo”. Per il Psd’Az è intervenuto l’on. Stefano Schirru che ha detto: “Questo argomento non dovrebbe trovare opposizione in Consiglio perché è interesse di tutte le forze politiche presenti qui che la quantità di denaro a disposizione aumenti. Ma c’è un messaggio più lungimirante ed è il dibattito sull’idea stessa di nazione rispetto allo Stato. Questo è il momento storico in cui le regioni d’Europa devono rimodulare le ragioni del loro stare insieme”.

Dai banchi della Lega l’on. Dario Giagoni ha ringraziato perché “l’impossibile è diventato possibile e la Lega ha ragione di gioire perché ha scelto il presidente Solinas come leader del centrodestra che oggi si mette giustamente questa medaglia al petto. Parte del maltolto ci viene restituito e si tratta di linfa vitale per il nostro territorio e dovranno essere investiti prima di tutto per una viabilità degna di questo nome”.

Per replica il presidente Alessandro Solinas ha detto: “Aggiungo un approfondimento a quanto ho detto prima e preciso che le risorse sono obiettivamente aggiunte e non le stesse risorse chiamate con un nome diverso. Su questo rassicuro l’on. Massimo Zedda, pur nella cautela dei rapporti con il governo centrale: si tratta di risorse aggiuntive e pluriennalizzate, dovremmo essere noi a programmare e a realizzare la spesa. Sulla vicenda delle province abbiamo applicato gli stessi parametri delle province delle altre regioni e arriveremo a 60 milioni di euro”. Il presidente ha proseguito: “Ho evitato di sottoscrivere l’accordo prima di confrontarmi con l’Aula e l’ho fatto per rispetto verso il Parlamento sardo, tutto il Parlamento e non soltanto le forze politiche che sostengono la mia maggioranza. Ringrazio chi ha speso parole lusinghiere verso di me: ho provato a fare il mio dovere con disciplina ed onore”.

Posto in votazione l’ordine della maggioranza (Mula e più) – che dà mandato al presidente della Regione per la stipula dell’accordo con il governo italiano sull’annosa questione delle entrate e degli accantonamenti – è stato approvato con 32 voti a favore e 22 astensioni.

Il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, ha quindi proposto la sospensione dei lavori ed il rinvio della discussione delle due mozioni iscritte all’ordine dei lavori mentre il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, ha sottolineato l’opportunità di una convocazione del Consiglio per la prossima settimana.

Il presidente del Consiglio ha dunque dichiarato conclusi i lavori e preannunciato la convocazione dell’Assemblea regionale al domicilio dei consiglieri.

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La Seconda commissione, dopo un primo rinvio per la mancanza del numero legale, ha proceduto con l’audizione della garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza. Poi è stata nuovamente rinviata.

Grazia Maria De Matteis ha illustrato, nel parlamentino presieduto da Alfonso Marras (Riformatori) il programma delle attività per il 2020, composto, principalmente  da otto azioni: 1) aggiornamento della mappatura delle strutture residenziali per minori; 2) prosecuzione del monitoraggio delle strutture di accoglienza dei minori; 3) prosecuzione della promozione nelle scuole della tutela dei diritti dei minori; 4) sostegno e aggiornamento dei tutori volontari; 5) formazione dei tutori legali volontari; 6) azioni in favore dei figli dei genitori detenuti; 7) azioni di sensibilizzazione in favore di minori vittime di violenza assistita; 8) azioni di sensibilizzazione sul rapporto tra informazione e minori; 9) azioni di tutela con riferimento alla povertà educativa e alla genitorialità responsabile.

La garante, sollecitata anche dagli interventi dei consiglieri, Laura Caddeo (Progressisti); Desirè Manca (M5S), Piero Comandini (Pd) e Gian Filippo Sechi (Udc) ha confermato il badget del 2019 (300mila euro) e il numero dei collaboratori (due unità). Il presidente della commissione ha invitato dunque la dottoressa Grazia Maria De Matteis ha fornire un dettagliato piano delle risorse per la realizzazione del programma 2020 e, raccogliendo le preoccupazioni dei commissari della maggioranza e della minoranza, ha ipotizzato, insieme con il previsto parere, anche la formulazione di un documento apposito per assicurare maggiori stanziamenti ed una più consistente dotazione organizzativa all’ufficio del garante per l’infanzia e l’adolescenza.

La seduta della Seconda commissione è stata poi rinviata per mancanza del numero legale.

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Il Consiglio regionale ha approvato la mozione sulla richiesta di referendum per l’introduzione del maggioritario secco per l’elezione del Parlamento.

La seduta si è aperta sotto la presidenza de presidente del Consiglio Michele Pais e concluse  le formalità di rito, compresa la comunicazione della nomina del capogruppo Udc, Gian Filippo Sechi in sostituzione del suo collega di gruppo Domenico Gallus quale componente della giunta per le elezioni, è stata concessa la parola al capogruppo della Lega, Dario Giagoni, per l’illustrazione della mozione n. 67 “sulla richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione e dell’articolo 29 della legge 25 maggio 1970, n. 352, di articoli del testo unico per l’elezione della Camera (decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361), del testo unico per l’elezione del Senato (decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533), della legge 27 maggio 2019, n. 51, di disposizioni di delega contenute nell’articolo 3 della legge 3 novembre 2017, n. 165”.

L’onorevole Dario Giagoni ha ricordato gli articoli e leggi interessate dal referendum che si propone di fatto l’introduzione del maggioritario secco per l’elezione del Parlamento. L’esponete del Carroccio ha evidenziato in senso positivo il protagonismo dei Consigli regionali per l’indizione del referendum abrogativo ed ha ricordato i precedenti referendum che in materia elettorale hanno provocato – a suo giudizio –  un cambiamento nei rapporti tra le istituzioni e nel corpo elettorale. «Con l’approvazione del quesito referendario – ha spiegato il consigliere della maggioranza – tutti i seggi del Parlamento saranno assegnati attraverso collegi uninominali a chi prenderà un voto in più e non ci saranno più dubbi sul risultato elettorale né spazio a meccanismi che determinano approssimazione nella trasformazione dei voti in seggi».

A favore della mozione si è dichiarato il capogruppo dei Riformatori, Michele Cossa, che ha ricordato la stagione referendaria di Mario Segni che nel ’92 segnò il passaggio dalla Prima alle Seconda repubblica. «I Riformatori sardi – ha spiegato il consigliere della maggioranza – sono nati con quei referendum che hanno messo fine agli effetti deleteri della stagione del proporzionale che obbligava i partiti a compromessi improbabili tra i partiti e al continuo cambio di maggioranze senza mai rendere chiare le responsabilità dei governanti».

Michele Cossa ha evidenziato i positivi risultati ottenuti nella legislazione per gli Enti Locali e ha parlato però di “pasticci nella legislazione nazionale” riferendosi alle norme nazionali che hanno consentito cambi di maggioranza.

Gianfranco Satta (Progressisti) ha criticato duramente il metodo e la sostanza della mozione e si è detto in “imbarazzo” nel constatare che “è stato attribuito carattere d’urgenza al referendum voluto da Matteo Salvini piuttosto che ai temi che interessano i sardi e le emergenze della Sardegna”. come cittadino sardo premetto che la discussione genera imbarazzo. L’esponente della minoranza ha attaccato la Lega e il centrodestra “per l’iniziativa che viene discussa perché il Consiglio regionale sardo è stato indicato tra quelli fedelissimi a Salvini”. «Questa mozione – ha affermato Gianfranco Satta – è dettata dall’esterno ed al rientro da Pontida vi siete precipitati a dare seguito ai desideri del vostro leader».«Così l’Autonomia è a rischio – ha concluso il consigliere del centrosinistra – e la maggioranza non si accorge del livello di subordinazione che dimostrate nel farsi dettare l’agenda politica dal partito del presidente del Consiglio, per questo spero in un sussulto di autonomia e dignità e dunque che questa proposta sia rigettata».

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del consigliere Antonio Piu (Progressisti) che ha definito “assurda” l’urgenza della richiesta di indizione del referendum abrogativo. «Chiedete il referendum – ha dichiarato il consigliere della minoranza – solo perché il leader della Lega ha perso il posto al governo del Paese e chiedendo in questo modo il cambio delle regole del gioco date l’idea che siete dei soldatini all’interno di questo Parlamento». Antonio Piu si è quindi rivolto ai partiti del centrodestra («quelli che non vantano o non hanno sempre vantato percentuali bulgari») perché scongiurino l’introduzione del maggioritario “rispondendo sempre alla coscienza e non al capo politico di turno”.

Michele Ciusa (M5S) ha ripreso un passaggio delle dichiarazioni programmatiche del presidente della Regione, Christian Solinas, domandando agli esponenti della maggioranza “quale beneficio per i sardi e quale profitto per la Sardegna dalla discussione di questa mozione?”. L’esponente della minoranza ha invitato il centrodestra a far cessare “la propaganda” ed incominciare a dare seguito alle promesse elettorali e a dare risoluzione ai problemi della nostra Isola. Ciusa ha ricordato i dati della crisi e i settori economici in sofferenza per poi concludere con alcune domande provocatorie («Che benefici avranno da questa mozione?»; «Prima i sardi o prima il capitano?»). «Le leggi elettorali – ha concluso Michele Ciusa – non si fanno con il consenso presunto ma con la maggiore condivisione possibile».

Critico anche l’intervento del consigliere Pd, Roberto Deriu, che ha ricordato la stagione referendaria di Mario Segni evidenziandone “la portata popolare e culturale”. «La vostra azione – ha affermato l’esponente della minoranza – è invece un’iniziativa estemporanea per approfittare di un’occasione propizia per provare ad avere una vittoria elettorale che dia una maggioranza assoluta senza una minoranza». Deriu ha dunque criticato aspramente la scelta politica di chiedere il referendum attraverso la richiesta di cinque Consiglieri regionali: «Perché non siete rimasti tra la gente? Perché non domandate le firme per i referendum alla gente come fanno i movimenti di popolo. Voi invece agite nei palazzetti dei Consigli regionali per scodellare all’opinione pubblica uno strumento che possa scassinare un sistema solo perché vi ha escluso dal potere».

Voto contrario alla mozione è stato annunciato anche da Piero Comandini (Pd) che ha affermato: «Ricordate che i referendum producono molte volte leggi elettorali distorte». Il consigliere della minoranza ha quindi puntato il dito contro la Lega e contro il senatore Roberto Calderoli («è famoso per le leggi elettorali porcata perché lui è il maestro delle porcate». «Il testo che si discute in Aula -ha attaccato Piero Comandini – non è stato scritto all’ombra del Nuraghe Losa ma sul prato di Pontida e consegnato ai prodi leghisti perché fosse votato nei cinque consigli regionali amici in Italia».

Il consigliere democratico ha dunque preannunciato una dura opposizione in Aula e tra i cittadini e, citando un recente intervento dell’ex segretario nazionale del Psd’Az, Giacomo Sanna, si è rivolto a Udc e Riformatori sardi: «Non iscrivetevi al sindacato dei tacchini che difendono la festa del Ringraziamento e non siate polli».

Il consigliere dei Progressisti Massimo Zedda, dopo aver lamentato l’assenza del presidente della Regione al dibattito sul riconoscimento dell’insularità e ad altri appuntamenti importanti per la vita della Sardegna, ha criticato radicalmente la mozione della Lega, presentata dopo il raduno del partito a Pontida. E in materia di legge elettorale, ha definito prioritaria, semmai, la discussione sulla riforma della legge elettorale per il parlamento europeo che esclude la Regione Sarda. Il problema, a suo giudizio, resta quello della qualità delle proposte delle amministrazioni di ogni livello. La scarsa partecipazione al voto, ha aggiunto, dimostra che non sono le leggi elettorali che avvicinano i cittadini alla politica, e nello specifico la scelta del maggioritario spinto contiene molti rischi a cominciare dal sistema Usa nel quale il presidente eletto governa pur avendo ricevuto meno voti del suo avversario in termini assoluti. Più che di leggi elettorali, ha detto infine, la politica dovrebbe occuparsi di cose che interessano i cittadini.

Il consigliere Pierluigi Saiu (Lega), in apertura, ha puntualizzato che il contenuto della mozione, in realtà, è consentire ai cittadini di esercitare il loro diritto di voto, ben altro rispetto agli interventi di altri che hanno ignorato questo aspetto fondamentale. Noi, ha continuato, in questi giorni abbiamo ascoltato molto i cittadini che chiedono di potersi esprimere e di scegliere da chi essere governati, cosa completamente diversa dalla storia di questi giorni che vede uniti partiti antagonisti fino all’altro ieri. Gli stessi partiti che proprio oggi, ha ricordato, sono stati loro per primi a parlare di legge elettorale col solo scopo per impedire di governare a chi vince le elezioni. attraverso l’interdizione di partitini dell’ultima ora, come dimostra la stessa recente scelta di Matteo Renzi.

Il consigliere del Pd Giuseppe Meloni ha affermato che la mozione fa parte del pacchetto “pieni poteri” proposto dal capo della Lega in pieno agosto, ma occorre stare molto attenti ai contenuti perché, ad esempio, il quesito referendario è incomprensibile ed ambiguo, come quello delle Province sarde. A giudizio di Giuseppe Meloni, se davvero si vuol far decidere i cittadini, occorrerebbe poter scegliere i parlamentari che nello schema ipotizzato sono indicati dalle segreterie dei partiti, e si davvero si volesse incidere sulla governabilità sarebbe necessario allineare le leggi elettorali di Camera e Senato, che ora sono diverse. Il maggioritario, a suo avviso, funziona in quadro di bipolarismo che ora non c’è ed ogni caso presuppone il doppio turno che il centro destra ha sempre rifiutato.

Il consigliere di Sardegna 20/20 Stefano Tunis ha definito gli interventi precedenti dei consiglieri di centro sinistra caratterizzati da un solo filo conduttore, segno che ha ancora bisogno di identificare un nemico qualificando come “male assoluto”. Stefano Tunis ha poi criticato la scelta dei partiti adesso al governo di sottrarsi al confronto con gli elettori spacciando un calcolo di basso profilo come grande svolta politica. Molti interventi, inoltre, hanno mostrato una grande confusione, per esempio confondendo i collegi uninominali con il maggioritario che sono cose diversissime. Il vero tema, invece è, secondo Tunis, è quello che il maggioritario ha consentito non solo maggiore stabilità ma anche, nello specifico, di avere un collegamento fra eletti ed elettori in Sardegna. Spiegheremo queste cose fuori di qui, ha assicurato in conclusione Tunis.

Il consigliere di Leu Eugenio Lai ha respinto l’interpretazione di Tunis secondo la quale la sinistra voglia salvare “la sua pellaccia politica”. Anche perché, ha ricordato, all’interno della stessa maggioranza si fa largo l’idea che la mozione della Lega sia una violazione dell’autonomia regionale. Una autonomia, ha continuato, che più volte è comparsa negli interventi del governatore, salvo mettere da parte questi buoni sentimenti in presenza della richiesta dei suoi referenti politici. Molte riflessioni dello stesso presidente sulla legge elettorale sarda, poi, mostravano di avere a cuore la rappresentanza delle piccole realtà ma, anche in questo caso, rimangiandosi poi tutto con una proposta “all’americana” che va in direzione esattamente contraria.  Così non riconquistano gli elettori, ha concluso, si conquistano dando risposte ai problemi concreti delle persone e dei sardi in particolare.

Il consigliere dei Progressisti Diego Loi ha messo l’accento sul carattere di urgenza della mozione, a suo avviso insostenibile, ed in secondo luogo incomprensibile sul piano della scelta delle priorità per il popolo sardo che con è certamente quella della modifica della legge elettorale. Al di là dei tecnicismi, Diego Loi ha detto che occorre riflettere sul concetto di democrazia che vuole esprimere il Consiglio regionale, un concetto nel quale bisogna evitare la demagogia, assegnando al popolo in modo subdolo il compito di esprimersi su problematiche complesse riguardanti la scelta delle rappresentanze parlamentari. In concreto, ha detto infine Diego Loi, il maggioritario non rappresenta la totalità dell’elettorato e in particolare le forze politiche minori.

Il consigliere della Lega Michele Ennas ha dichiarato che il Consiglio regionale sta “scrivendo la storia” partecipando ad un processo di rinnovamento dei rapporti fra parlamento e governo, senza accordi e ribaltoni. Penso, ha dichiarato, che gli elettori premieranno questa scelta e voteranno sì al referendum. Quello italiano, ha ricordato, è un lungo percorso di leggi elettorali molto spesso cariche di distorsioni che hanno determinato l’allontanamento degli elettori dalla politica. Noi della Lega, ha aggiunto Ennas, non accettiamo lezioni da partiti che fino a qualche giorno fa si insultavano ogni giorno, e preferiamo rivolgerci ai cittadini in modo chiaro per metterli al centro delle scelte democratiche.

Il capogruppo di Leu Daniele Cocco ha aperto il suo intervento dicendo che i sardi non sono né pollitacchinipecore. I sardi, ha detto, si aspettavano dal governo e dal Consiglio regionale cose molto diverse da una proposta di riforma della legge elettorale e mi stupisce la posizione del Psd’Az che da sempre sostiene di voler tutelare la rappresentanza delle minoranze. Io credo che questa mozione non passerà, ha previsto Daniele Cocco, e comunque i polli siamo stati a noi a farla passare in conferenza di capigruppo dato che c’erano all’ordine del giorno questioni più urgenti, o forse no perché con la scelta di discuterla abbiamo smascherato il trucco della maggioranza. Rivolto al presidente Christian Solinas, Daniele Cocco ha auspicato che ponga sui grandi problemi della Sardegna (accantonamenti, pastori, sanità) lo stesso impegno manifestato sulla riforma della legge elettorale.

Il consigliere di Fdi Francesco Mura, premettendo che l’azione politica è importante tanto quanto quella amministrativa, ha criticato con forza la manovra di palazzo che ha portato alla formazione del governo attuale e la volontà di cancellare anni di conquiste dei cittadini che hanno portato all’elezione diretta nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni, perché la vocazione maggioritaria deve diventare il segno distintivo delle istituzioni fino all’elezione diretta del presidente della Repubblica. Non si può guardare al proprio orticello, ha concluso, ma occorre guardare oltre per il bene dell’Italia.

Il capogruppo del M5S Desirè Manca ha ricordato che il 4 marzo 2018 il Movimento ha vinto le elezioni col 32% ma, a causa di una pessima legge elettorale, è stato costretto a stipulare un contratto di governo, mettendo gli argomenti concreti prima delle convenienze politiche e nonostante alcune vicende che hanno riguardato esponenti della Lega. Poi abbiamo parlato solo di migranti, ha lamentato, fino a quando il leader della Lega è stato travolto da un moto di onnipotenza violando il contratto che aveva firmato e pensando di poter andare subito ad elezioni, ma il Movimento non fa accordi con forze politiche che non hanno obiettivi e, di fronte alla stessa sbagliatissima legge elettorale, è stato raggiunto un nuovo accordo con altre forze. La nostra attenzione, ha concluso, era e resta sui contenuti che interessano la gente: scuola, sanità, economia, altro che legge elettorale nazionale dimenticandosi perfino di quella regionale.

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi si è detto meravigliato del fatto che mentre le commissioni del Consiglio non hanno leggi da esaminare noi discutiamo di legge elettorale. La nostra cultura, ha ricordato, è assemblearistica e parlamentare quindi profondamente diversa dal maggioritario come dimostra la storia; quella cultura che ha assicurato la rinascita della Sardegna dopo la seconda guerra mondiale sotto la guida di uomini di grande valore in Italia come nella nostra Regione. Oggi, ha sostenuto, il sistema del parlamento è antidemocratico perché basato sulla figura di un leader mentre noi vogliamo rappresentare il baluardo di quello che fu il primato del ragionamento, della mediazione e dell’apertura alle forze minori, una situazione compatibile con il presente dove, in base ai numeri non vince nessuno e si determina una situazione aperta, anch’essa compatibile con l’attenzione per il proporzionale che noi riaffermiamo.

Il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau ha confessato il suo imbarazzo per una mozione che arriva dall’esterno, dall’indicazione di un leader politico al quale la maggioranza si è piegato. Gianfranco Ganau ha poi ricordato di essere da sempre contrario al maggioritario che da sempre mortifica la rappresentatività degli elettori da sempre baluardo forte della democrazia e, quanto alle leggi elettorali, non possono essere stravolti dal volere di questo o quel partito che peraltro può decidere anche le liste dei candisti. Nel merito, ha osservato, il sistema proposto accentua queste distorsioni in linea con la richiesta di pieni poteri con precedenti storici non certo edificanti, andando contro una democrazia basata proprio sull’equilibrio dei poteri, ed in definitiva appare profondamente sbagliato far governare chi prende un voto in più perché così il 30% potrebbe governare contro il 70%. Meglio dedicarsi alla riforma della legge elettorale regionale, ha suggerito, perché la Sardegna esprime un forte bisogno di rappresentatività e per questo rivolgo un appello a forze politiche che hanno a cuore questi problemi ed anche all’Udc, a Forza Italia, al Psd’Az.

Ha assunto la presidenza dell’Aula il vice presidente Giovanni Antonio Satta.

Il capogruppo del Psd’Az Franco Mula ha apprezzato tutti gli interventi precedenti, che contengono aspetti positivi a cominciare da quelli riferiti alla revisione legge elettorale ed all’abolizione del voto disgiunto, tutte cose sulle noi abbiamo molte proposte. Tuttavia, ha aggiunto, su altri commenti è necessario un chiarimento perché non accettiamo l’accusa di aver sventolato le bandiere sardiste a Pontida: non c’è niente di anormale perché noi abbiamo la nostra identità e casomai altri sono impresentabili. Io, ha ricordato, sono stato un riformatore e non rinnego il mio passato di quando raccoglievo le firme per il maggioritario e posso assicurare a tutti che nessuno mi telefona per dirmi cosa devo fare e non lo fa nemmeno il presidente. Siamo polli? Credo, ha detto ancora Franco Mula, che lo siano altri e non vedo perché non dovremmo cambiare la legge elettorale che è sbagliata ed il problema è che quando non c’è condivisione, come non c’è con l’attuale governo innaturale, sono gli italiani che si dovrebbero esprimere e non i partiti ad architettare non giochi di palazzo, e ricordo anche che i 5 stelle non hanno vinto le elezioni ma le ha vinte il centro destra come coalizione. Noi qui oggi, ha detto infine, stiamo votando a favore di un esercizio di democrazia, siamo a favore e senza vergognarcene.

Ha quindi preso la parola il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus che ha stigmatizzato la fretta mostrata dalla maggioranza nel presentare la mozione in aula: Non è un argomento di nostra competenza, non ha il carattere d’urgenza e non è stato discusso in Commissione – ha affermato Francesco Agus – eppure ha bruciato i tempi entrando in Aula dopo appena 7 giorni. Oggi ci onora della sua presenza anche il Presidente Solinas, spesso assente in questo consesso. Ciò dimostra come questa Regione abbia assunto il ruolo di vassallo nei confronti di chi vuole utilizzare strumentalmente un argomento contro l’attuale maggioranza di Governo». Un riferimento chiaro al segretario della Lega Matteo Salvini: «Dopo aver perso la poltrona di ministro ha bisogno adesso di 5 Consigli regionali da utilizzare come arma contro la nuova maggioranza. Voi accettate supinamente un’indicazione e vi accingete a votare una mozione che non avete nemmeno letto. Mi ricorda ciò che accadeva nelle sezioni del Partito comunista quando si dibatteva sul capitale di Karl Marx ma in pochi lo avevano letto».

Francesco Agus si è detto poi dispiaciuto per l’assenza di un dibattito vero: « Il tema è interessante e meriterebbe una discussione approfondita. Ogni sistema elettorale ha bisogno di trovare un equilibrio tra  rappresentanza e governabilità. I problemi non nascono dai piccoli partiti, che in questo Consiglio esprimono più della metà dei consiglieri di maggioranza,  ma nei cosiddetti partitoni».

Il capogruppo dei Progressisti ha infine espresso forti dubbi sulla legittimità della mozione: «Tiene in campo un riferimento al sistema proporzionale. Si parla di collegi uninominali con più candidati sapendo che è una contraddizione in termini. La Corte Costituzionale ammette ormai solo quesiti che propongono scenari chiari e compiuti. Questa è una proposta illegittima, nessuno potrà dire di non essere stato avvisato».

Il presidente Michele Pais ha quindi chiesto il parere della Giunta. Il presidente della Regione Christian Solinas ha difeso la decisione di portare in Aula la mozione: «Oggi si è parlato un po’ di tutto. In passato i vostri rappresentanti hanno sostenuto provvedimenti che minavano dalle fondamenta il principio di rappresentanza come il referendum di Matteo Renzi e votato in Parlamento contro il collegio unico per la Sardegna alle Europee, oggi paventate rischi per la democrazia. E’ necessario riportare un po’ di ordine. L’iniziativa non è nata nel backstage di Pontida ma da una riunione di tutti i governatori del centrodestra. Non è nulla di antidemocratico, si propone di utilizzare bene uno strumento previsto dalla Costituzione: dov’è lo scandalo se cinque Consigli regionali propongono un referendum? Oggi non si decide se ci sarà un maggioritario o un proporzionale ma si chiede al popolo italiano di esprimersi»

Solinas ha quindi ringraziato le forze politiche che hanno appoggiato l’iniziativa accusando l’opposizione di utilizzare argomenti strumentali:«Volete dare lezioni dopo aver introdotto le soglie di sbarramento che non  consentono di avere una rappresentanza reale». Rivolto al consigliere Roberto Deriu (Pd) ha aggiunto: «Non sia l’epigono di un’estetica decadente che ha sempre bisogno di un riferimento al passato. Oggi la sfida è tra vecchio e nuovo, voi vi state iscrivendo al partito della conservazione. Citate ex segretari ed ex leader che difendono il vecchio. Noi non siamo il vecchio, io sono anche segretario del Partito Sardo d’Azione, partito di cui spesso si parla senza conoscerne la storia, i sardisti hanno sempre rivendicato il sistema elettorale di altre regioni autonome come il Trentino dove si vota in collegi uninominali. In Scozia c’è un sistema simile che consente allo Scottish National Party di eleggere i suoi deputati. In Sardegna ci sarebbero 17 collegi uninominali con pochi elettori che darebbero anche ai partiti più piccoli la possibilità di eleggere qualcuno».

Subito dopo, il presidente Pais ha dato la parola per la replica al presentatore della mozione, il capogruppo della Lega Dario Giagoni: «Ringrazio tutti i consiglieri e il presidente Solinas che è rimasto nel tema. Ho sentito di tutto – ha detto Giagoni – il centrodestra è compatto. Il tema è stato condiviso con altre 4 regioni italiane, nel rispetto di un articolo della Costituzione. Si è parlato di democrazia, ma è il popolo sovrano che la detiene. Voi del centrosinistra siete perennemente divisi ma appena vedete lo spiraglio di una poltrona improvvisamente vi unite. Siete voi che per cinque anni vi siate calati le braghe davanti al governo nazionale. Il centrosinistra ha creato il disastro. Chiedo rispetto per Roberto Calderoli, se si parla di porcate parliamo di Ats o di continuità territoriale. Quanto ai 5 Stelle ci parlino di Raggi o della situazione di Roma. Vi auguro buon lavoro a livello nazionale qui ci pensiamo noi con un grande condottiero come Christian Solinas».

Il presidente Michele Pais ha quindi messo in votazione gli emendamenti e il testo della mozione per i quali il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau ha chiesto il voto segreto.

Sulle modalità di voto e sull’interpretazione del regolamento si è acceso un piccolo dibattito risolto subito dopo una breve sospensione dell’Aula.

Il presidente Michele Pais ha messo in votazione, a scrutinio segreto, l’emendamento n. 1 (Giagoni, Mula) “Nella parte dispositiva, alla lettera a) del n.1, è soppresso il punto dell’elenco contenente il riferimento all’articolo 81, secondo e terzo comma”, che è stato approvato con 36 voti a favore e 21 contrari. L’Aula ha poi approvato, con 37 voti a favore e 21 contrari, anche l’emendamento 3 (Giagoni, Mula) “Nella parte dispositiva, alla lettera d) del n. 1, è inserito come primo punto dell’elenco il seguente. “- nel titolo, le parole “e plurinominali”,”.

Il presidente Pais ha poi aperto la votazione finale della mozione, che è stata approvata con 37 voti favorevoli e 21 contrari. Successivamente l’Aula ha approvato anche l’ordine del giorno (Giagoni, Mula, Cocciu, Sechi, Cossa, Mura, De Giorgi) “sulla nomina dei delegati del Consiglio regionale ai fini del referendum abrogativo ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione e dell’articolo 29 della legge 25 maggio 1970, n. 352 (Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa popolare”. Il testo delibera di designare quali delegati effettivo e supplente, il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, e il consigliere regionale Dario Giagoni. L’ordine del giorno prevede inoltre “di dare mandato al presidente del Consiglio regionale di inviare la deliberazione contente la mozione n. 67 e il relativo allegato agli altri Consigli regionali con l’invito ad adottare analoga deliberazione”.

Il presidente Michele Pais ha chiuso la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo. Il Consiglio regionale è stato convocato per il primo ottobre per la Seduta statutaria.

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Stamane il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità le nuove norme sul servizio di trasporto scolastico per gli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo livello.+, in forma gratuita o attraverso una contribuzione dell’utenza.

La seduta è stata aperta dal presidente Michele Pais. Dopo le formalità di rito, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il consigliere della Lega Ignazio Manca ha esposto un grave episodio accaduto il 2 settembre scorso alla Sardegna Arena in occasione della partita Cagliari-Inter della quale si è parlato molto, ha ricordato, per le presunte frasi razziste contro un giocatore della squadra ospite. «E’ passato sotto silenzio invece, ha protestato Ignazio Manca, quando accaduto proprio nel settore degli ospiti, da dove sono stati rivolti alla tifoseria sarda cori razzisti ed è stato poi diffuso sul canale “you tube” un video con ulteriori contenuti offensivi nei confronti dei sardi.»

Il presidente ha fatto notare al consigliere Manca che il suo intervento non può rientrare fra quelli ammessi sull’ordine dei lavori, ma può diventare oggetto di una interrogazione o di una interpellanza. Successivamente ha sospeso la seduta convocando la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo della Lega Dario Giagoni ha chiesto il rinvio alla seduta di domani dell’esame della la mozione n. 67 (Giagoni e più) con la quale si chiede il referendum abrogativo delle leggi elettorali per l’elezione dei componenti della Camera e del Senato con metodo proporzionale. La proposta, in base al regolamento, deve essere messa ai voti.

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau ha criticato duramente la richiesta di rinvio, anomala perché in capigruppo è stata respinta una richiesta di inversione dell’ordine del giorno; si tratta di una scorrettezza politica che crea un precedente grave e pericoloso e stravolge la prassi consiliare.

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha osservato che la seduta del Consiglio si è rivelata del tutto improduttiva, a causa prima di un’accelerata sulla mozione seguita da una frenata della quale non si capisce il perché.

Il consigliere dei Progressisti Francesco Agus ha affermato che sarebbe utile per il Consiglio capire le ragioni della sospensiva. E’ vero, ha aggiunto, che regolamento dice che sulla proposta di rinvio ci si debba pronunciare a favore o contro ma occorre comunque una motivazione e spetta alla maggioranza evitare di andare avanti in maniera caotica cambiando radicalmente opinione in pochissimo tempo.

Il consigliere Eugenio Lai di Leu ha parlato di lavori condotti in uno stato confusionale, aggravato dall’andamento della conferenza dei capigruppo che si è conclusa respingendo la proposta di inversione dell’ordine del giorno, salvo il successivo ripescaggio della stessa con una richiesta di sospensiva. Lai, infine, ha chiesto al presidente Michele Pais di chiedere scusa al capogruppo del M5S Desirè Manca per le espressioni usate durante la conferenza, che ha definito «parole fuori luogo ovunque siano pronunciate, dentro e fuori il Consiglio».

Il presidente Pais ha chiarito che da parte sua non c’è stato nessun intento offensivo, perché non mi è mai riferito alla collega Manca ma ad un contesto più generale. Tengo nel massimo conto, ha proseguito, il rispetto delle persone e dei ruoli come patrimonio di tutta l’Assemblea, anche se riconosco che a volte la politica ci porta a fare discorsi concitati dai quali però non si possono estrapolare frasi particolari per strumentalizzarle. Se poi dovessi aver sbagliato come può capitare che succeda a tutti ed anche a me, ha concluso, sono pronto a chiedere scusa.

Il capogruppo del M5S Desirè Manca, premettendo di non aver concordato nulla con il collega Lai che comunque ha ringraziato, ha detto di aver ascoltato con curiosità la risposta del presidente, dal quale accetta le scuse.

Il capogruppo della Lega Dario Giagoni ha tenuto a precisare che la richiesta di rinviare l’esame della mozione risiede nell’importanza della stessa proposta.

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione la richiesta di rinvio che il Consiglio ha approvato con 29 voti favorevoli, 24 contrari ed 1 astenuto.

Il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, ha aperto la discussione generale sul secondo punto all’ordine del giorno: la Proposta di legge 46/A (Lai e più) “Norme per favorire il servizio di trasporto scolastico per gli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo livello, in forma gratuita o attraverso una contribuzione utenza”. Il presidente ha dato la parola al relatore, il presidente della Seconda commissione, Alfonso Marras (Riformatori sardi), il quale in apertura del suo intervento ha spiegato come questa legge sia importante perché fa chiarezza sui dubbi posti da tanti amministratori locali. “La proposta di legge in discussione è stata licenziata all’unanimità nella seduta della Seconda Commissione permanente del 18 settembre 2019. La Commissione ha preliminarmente audito l’Anci – ha affermato Marras – che ha denunciato la situazione di forte incertezza normativa, nella quale si trovano gli enti locali, per quanto concerne le modalità di determinazione della quota di partecipazione, dovuta dalle famiglie, per l’accesso ai servizi di trasporto degli alunni della scuola dell’obbligo e la possibilità di prevedere la totale gratuità del servizio. La Commissione ha iniziato l’esame della P.L. n. 46 nella seduta del 18 settembre 2019, nel corso della quale, dopo l’illustrazione del provvedimento da parte del proponente, ha sentito l’Assessore della Pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport. La Commissione ha condiviso le preoccupazioni dell’Anci e ritenuto urgente intervenire, con una norma regionale, al fine di chiarire la possibilità per gli enti locali di determinare, con delibera motivata, la quota di partecipazione delle famiglie al servizio di trasporto scolastico, prevedendo, onde ne ricorressero le condizioni, anche la gratuità. La Commissione ha proposto un emendamento all’articolo 1 con il quale estende la misura alla scuola dell’infanzia e subordina l’intervento alla necessità del rispetto dell’equilibrio di bilancio. La Commissione, all’unanimità, ha approvato gli articoli della P.L. 46 così emendati. L’articolato – ha aggiunto – non è stato inviato alla Commissione Finanze per il parere di competenza in quanto la norma non comporta oneri per il bilancio regionale. Stante l’importanza delle misure approvate in Commissione, e i tempi stretti a disposizione, auspica una rapida e condivisa approvazione da parte dell’Aula”.

Il presidente della Seconda commissione ha ringraziato i proponenti e tutta la Commissione per il lavoro fatto, auspicando un’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio regionale.

E’ quindi intervento il capogruppo della Lega, Dario Giagoni. L’esponente della maggioranza ha chiesto di poter aggiungere alla proposta di legge la firma di tutti i consiglieri della Lega, sottolineando che il partito che rappresenta è pienamente concorde con il testo in esame. “Ringraziamo il presidente della Seconda commissione, la minoranza e tutti quelli che hanno lavorato per questa legge importantissima”, ha detto, che detterà le linee guida che faranno finalmente chiarezza dopo i pareri della Corte dei conti, “che stabiliva che ai Comuni non fosse consentita l’erogazione gratuita del servizio di trasporto scolastico”. Disposizioni, ha aggiunto Dario Giagoni, che hanno messo in agitazione le famiglie che ne usufruiscono, preoccupate di dover aggiungere costi per garantire ai propri figli la possibilità di frequentare la scuola. Un diritto, quello all’istruzione, ha ricordato, garantito dalla Costituzione. Giagoni ha affermato che in Sardegna, secondo i dati Istat dello scorso anno, la dispersione scolastica è al 21,2 per cento, ben 7 punti in più rispetto alla media nazionale. Il capogruppo della Lega ha anche ricordato come interventi come questo siano necessari anche per combattere lo spopolamento delle zone interne e dei piccoli centri.

La presidenza dell’Aula è stata assunta dal vice presidente Piero Comandini (Pd), il quale ha dato la parola al primo firmatario del provvedimento, Eugenio Lai (Leu). L’esponente della minoranza ha voluto ringraziare il presidente della Seconda commissione per la sensibilità politica, così come tutti i commissari che, con questa legge, hanno dato la priorità ai diritti delle famiglie al loro diritto allo studio dei più piccoli. Lai ha anche sottolineato l’importanza dell’intervento dell’Anci e dell’assessore regionale della Pubblica istruzione, Andrea Biancareddu. Con questa normativa, ha continuato, si supera il parere della Corte dei Conti del Piemonte, che attribuiva il costo dei trasporti completamente a carico delle famiglie e si dà certezza giuridica alle Amministrazioni. Si tratta di un provvedimento che consentirà alle famiglie di non accollarsi le spese di trasporto scolastico e che permetterà a tutti i ragazzi di frequentare le scuole dell’obbligo con più certezze e senza costi. Lai ha affermato che si tratta di una legge importante anche per combattere per l’abbandono scolastico.

Salvatore Corrias (Pd) è intervenuto per confermare la bontà della proposta di legge in esame, che colma un vuoto sotto il profilo giuridico e normativo. Per Corrias il trasporto scolastico è un servizio importante per la comunità e per i piccoli centri ed è importante che, con questo testo, si chiariscano i compiti e in capo a chi sono gli oneri del servizio. Il consigliere ha espresso preoccupazione per i dati della dispersione scolastica e dello spopolamento e ha auspicato che il Consiglio approvi una legge sul diritto all’istruzione.

Il capogruppo dell’Udc, Gian Filippo Sechi, ha ricordato che il problema si è creato per la mancata approvazione “della norma salva scuolabus”, prevista nel decreto che il Consiglio dei Ministri avrebbe dovuto approvare ad agosto. Sechi ha ricordato che l’assessore Andrea Biancareddu ha provveduto a inviare una circolare esplicativa i primi giorni di settembre e che l’approvazione di questa proposta di legge darà certezze agli amministratori che ancora avevano dubbi. Sechi ha chiesto di aggiungere le firme dei consiglieri dell’Udc e ha auspicato un voto favorevole unanime da parte dell’Aula.

Fausto Piga (FdI) ha affermato che il tema in esame è molto importante e ha creato serie preoccupazione da parte di molti sindaci. L’esponente della maggioranza ha sottolineato la celerità con cui l’assessore Andrea Biancareddu ha predisposto la circolare esplicativa dell’11 settembre, che ha dato più tranquillità agli amministratoti. L’approvazione della proposta di legge, a cui Piga ha chiesto di aggiungere le firme dei consiglieri del suo partito, è comunque necessaria per fugare ogni dubbio e per dare maggiore garanzia al diritto allo studio.

Emanuele Cera (FI) ha ringraziato per il senso di responsabilità il presidente Marras, la Commissione, l’assessore Andrea Biancareddu e il presidente del Consiglio Michele Pais per il lavoro svolto che dà certezze giuridiche agli amministratori e tranquillità alle famiglie. Cera ha anche ricordato il positivo intervento dell’Anci e ha condiviso le preoccupazioni dei colleghi sui dati della dispersione scolastica.

La presidenza del Consiglio è stata assunta dal vice presidente Giovanni Antonio Satta (Riformatori sardi).

Il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, è intervenuto chiedendo di aggiungere le firme dei consiglieri del gruppo del Psd’Az, sottolineando che questa è una legge fortemente voluta da tutti i partiti e che, quindi, si può definire una legge di tutto il Consiglio regionale.

Laura Caddeo (Progressisti) ha dichiarato la piena condivisione di questa legge da parte del suo gruppo e ha chiesto di aggiungere le firme di tutti i consiglieri Progressisti. L’esponente della minoranza ha ricordato l’importanza del diritto allo studio per i bambini della scuola infanzia e dell’obbligo e ha esortato tutti i Gruppi a ricordarsene quando si parlerà di dimensionamento scolastico. Caddeo ha voluto richiamare i colleghi sulla necessità di garantire diritti uguali a tutti i piccoli alunni, sia che vivano in grandi o in piccoli centri. Oltre ai numeri, ha continuato, bisogna riflettere sulle caratteristiche evolutive in queste fasce di età delle bambine e dei bambini e sulla necessità di rispettare i loro tempi per il riposo e il gioco.

Aldo Salaris (Riformatori sardi), a nome del gruppo, si è detto soddisfatto per questa proposta di legge e ha chiesto di sottoscriverla a nome di tutti i consiglieri del gruppo. Anche Angelo Cocciu (capogruppo Forza Italia) si è detto soddisfatto per l’obiettivo raggiunto con questa proposta di legge e ha chiesto di aggiungere le firme di tutti i consiglieri del suo gruppo.

Per la Giunta è intervenuto l’assessore della Cultura, Andrea Biancareddu, il quale ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito alla scrittura della legge, dal proponente a tutti i commissari. L’assessore ha ricordato che la Costituzione, all’articolo 34, recita: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso (32)”. E ha sottolineato che la stessa Costituzione dispone che l’istruzione è obbligatoria e gratuita e si è meravigliato che la Corte dei Conti abbia dato un parere difforme da quanto stabilito in Costituzione. Per Andrea Biancareddu non era necessaria una legge apposita, ma si è detto comunque soddisfatto per l’obiettivo raggiunto e ha annunciato il voto favorevole.

L’Aula ha quindi votato il passaggio agli articoli (46 sì), l’articolo 1 (48 sì), 2 (50 sì e 1 astenuto) e 3 (51 sì) all’unanimità.

Il presidente Pais ha messo poi aperto la votazione finale del testo che ha avuto il via libera all’unanimità con 51 voti favorevoli.

Il capogruppo del Pd, Gianfranco Ganau, ha chiesto di discutere la Mozione n. 67 (Giagoni e più) visto che era stata approvata la Proposta di legge 46/A. Il presidente Michele Pais ha spiegato che la richiesta di sospensiva, approvata dal Consiglio regionale, prevedeva il rinvio alla seduta di domani e che non aveva la possibilità di modificare una decisione presa dall’Aula.

Michele Pais ha quindi sospeso la seduta. I lavori sono ripresi nel pomeriggio.

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Quattro consiglieri regionali dell’UDC, primo firmatario Giorgio Oppi, hanno presentato un’interpellanza sui disservizi nei reparti dell’ASSL di Olbia.

«Da oltre cinque anni i cittadini di Tempio Pausania e della Gallura lamentano e denunciano anche con manifestazioni di protesta eclatanti lo stato di abbandono dell’ospedale Paolo Dettori con la chiusura di diversi reparti e nell’insieme tutta la negativa gestione sanitaria dell’Assl di Olbia – si legge nell’interpellenza -, a conferma di tali disservizi, suscita clamore e indignazione, la notizia che nei giorni scorsi ha avuto ampio risalto nei mezzi di stampa, relativa alla storia della  donna 92enne di Tempio Pausania che aveva chiesto aiuto alla Assl per la sostituzione di una Peg difettosa, in quanto intrasportabile, perché costretta a letto e aiutata nella respirazione da un respiratore artificiale; parrebbe che dall’azienda ospedaliera hanno chiesto ai familiari di portare la donna presso una adeguata struttura sanitaria, rifiutando di fatto un pronto intervento domiciliare per una semplice rimozione della cannula intra gastrica che permette alla paziente l’essenziale nutrizione.»

«La notizia pubblicata sui giornali e nei social attira l’attenzione di un medico motociclista laziale che si trova in vacanza con la sua moto nel nuorese, che risponde immediatamente all’appello dei familiari della paziente tempiese e si reca a casa della donna per sostituire la Peg deteriorata e mettere la nuova – si legge ancora nell’interpellanza -; la storia è emblematica per evidenziare la preoccupante situazione in cui versano alcuni reparti dell’Assl di Olbia e in particolare, il caso descritto, l’urgente necessità di riaprire al più presto il reparto di Chirurgia dell’ospedale Paolo Dettori di Tempio Pausania.»

I quattro consiglieri regionali dell’Udc chiedono di interpellare il presidente della Regione e l’assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale per sapere:

1) se siano a conoscenza del caso di malasanità avvenuto nell’ASL di Olbia e come intendano intervenire per scongiurare altri casi analoghi;

2) quali provvedimenti intendano intraprendere nei confronti di chi dirige tali strutture ospedaliere al fine di favorire l’efficientamento gestionale e amministrativo delle aziende sanitarie e ospedaliere della Sardegna;

3) quali provvedimenti intendano intraprendere per riaprire al più presto il reparto di Chirurgia dell’ospedale Paolo Dettori di Tempio Pausania.