16 April, 2024
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E’ stata diffusa nei giorni scorsi l’intervista che il Direttore di “La Provincia del Sulcis Iglesiente”, Giampaolo Cirronis, ha raccolto dal dr. Rinaldo Aste il giorno della sua andata in pensione. Fino a pochi giorni fa, Rinaldo Aste era il Primario del reparto di Cardiologia dell’Ospedale Sirai di Carbonia. Ha lasciato l’Ospedale l’ultimo dei suoi Fondatori. In ordine storico, tra i “Primari fondatori” della Medicina Interna, si annoverano il dr. Enrico Pasqui, il dr. Cesare Saragat, il dr. Giorgio Mirarchi ed il dr. Rinaldo Aste.
I medici illustri che hanno fatto crescere il capitale di valore umano e scientifico del Sirai, sono molti, ma i componenti di questo elenco hanno generato, ognuno per la sua parte, nuove unità operative specialistiche che ora sono patrimonio definitivo della Comunità di Carbonia e del Sulcis: la Medicina Interna, la Cardiologia, la Neurologia, il Laboratorio, il Centro Trasfusionale, la Pediatria, la Nefrologia e Dialisi.
Come diceva il dr. Gaetano Fiorentino, primo Direttore Sanitario dell’Ospedale Sirai, «i Medici sono come l’acqua. Quando c’è, trovi naturale che ci sia e la ignori; quando manca ti accorgi della sua importanza». Ora stiamo facendo i conti con questa mancanza.
La politica di contabilità sanitaria degli ultimi 20 anni ha spogliato gli ospedali di personale, servizi ed attrezzature. L’Ospedale Sirai ha avuto un duro colpo che si è riflesso sul benessere fisico ed esistenziale del territorio; esso, infatti, non è soltanto una struttura muraria contenente Medici, Infermieri e Impiegati, è anche un luogo dell’identità collettiva. Nella visione popolare è il luogo sicuro, dove si registrano le fasi più importanti della vita, è cioè il luogo dove:
– si nasce in sicurezza,
– si curano le malattie,
– si muore in modo civile.
L’Ospedale è un luogo carismatico che appartiene alla sfera del sentimento popolare del conforto solidale nel momento della sofferenza. E’ ben distante dall’idea di Centro gestionale della Sanità, la cui separazione dal popolo è colmata dall’incomunicabilità burocratica.
L’Ospedale di cui qui si tratta, ha due nature, quella fisica e quella immateriale. Ognuna è rappresentata da soggetti diversi: la burocrazia da una parte, l’apparato assistenziale dall’altra.
Una è radicata nel sentimento popolare, l’altra no.
Dall’incapacità di capire la differenza tra queste due diverse nature deriva, in generale, il degrado della comunicazione tra la politica amministrativa di questi ultimi 20 anni e l’apparato sanitario. Gli effetti sono ricaduti sui cittadini e ne abbiamo avuto una potente prova durante l’epidemia di Covid-19.
L’uscita di figure carismatiche dal nostro Ospedale esalterà il danno identitario e ciò avrà conseguenze pratiche. E’ come se da un corpo uscisse la mente, come avviene in certe malattie degenerative del sistema nervoso centrale che distruggono le famiglie. Così pure l’Ospedale è diventato un corpo a sé stante che obbedisce correttamente a logiche giuridico contabili ma che ha perso l’anima popolare solidale idealizzata nell’articolo 32 della Costituzione. La perdita di anima della Nuova Sanità è coerente con gli algoritmi rigorosi e ben schematizzati, per il funzionamento di una macchina teorica, ma lontani dal bisogno popolare di fiducia nei suoi curanti e di conforto.
Il contatto con il popolo è interrotto. L’isolamento dell’Ospedale durante l’Epidemia ne ha esaltato la distanza. Oggi, sentita anche la protesta dei Sindaci della Sardegna che chiedono di partecipare al nuovo progetto di sanità finanziato dal Next Generation EU (prossima generazione europea), abbiamo la prova certa che esiste il bisogno diffuso di costruire quel luogo della mente del Sirai in cui deve tornare a rispecchiarsi l’alleanza sociale.
Se ciò non avvenisse, ne nascerebbe la delusione, la tristezza, il distacco. Togliendo l’Ospedale dalla città di Carbonia si annullerebbe l’idea stessa di città, e al suo posto si creerebbe la necessità di identificarsi in un altro luogo ideale a cui appartenere. Per i nostri giovani quel luogo potrebbe essere Cagliari, Sassari o Milano; cioè un luogo dell’immaginario collettivo dove i servizi essenziali esistono e funzionano. Ne nascerebbe la ricerca di un altro luogo dove andare a nascere, a farsi curare e a morire.
Non è strano che quest’anno, sino ad oggi, siano nati nella nostra ASL solo 133 bambini. Nel 1970 al Sirai nacquero 2.000 bambini, e altri 1.000 nacquero ad Iglesias. Mancano al conto 2.867 nuovi nati. Questo numero non si spiega con la curva demografica. Si spiega con lo spostamento delle giovani coppie in altri luoghi più serviti.
Lo spopolamento inizia così: con l’idealizzazione di un luogo in cui migrare alla ricerca di più sicurezza, cultura, solidarietà, giustizia, lavoro.
Queste sono le conseguenze pratiche della perdita delle istituzioni identitarie e dei carismi che vi risiedono.
L’uscita di scena di figure sanitarie, con il carisma di Fondatore dell’Ospedale, obbliga a riflettere sul fatto che la macchina sanitaria pubblica non è solo il luogo del padrone contabile del momento, ma è proprietà identitaria della popolazione, e la popolazione non si identifica con i manager ma con gli operatori sanitari che essa stessa ha generato. La Nuova Sanità non si può costruire solo con complessi algoritmi ma con l’introduzione di nuovo Personale che apporti umanità, creatività, passione e competenza.

Note biografiche e professionali del dr. Rinaldo Aste

E’ nato a Carloforte, 67 anni fa, dal mitico Maestro e Compositore di Opere musicali Angelo Aste. Questi era figlio di un altro Rinaldo, anch’esso musicista, ed era un artista talmente apprezzato che lo stesso papa Paolo VI lo investì del cavalierato dell’Ordine di san Silvestro.
La certificazione del DNA musicale del dr. Rinaldo Aste, cardiologo, è importante. Forse proprio per questo era destinato, nella vita professionale di Medico, ad accordare il ritmo cardiaco con i Pacemakers ai pazienti cardiologicamente fuori tempo.
Fu acquisito all’équipe del dr Enrico Pasqui a Carbonia nel 1983 e, nonostante fosse già specialista in Malattie Infettive, non resistette al richiamo dell’elettrofisiologia applicata alla Cardiologia. Nel 1988 applicò il primo PaceMaker nel Reparto Medicina dell’Ospedale di Carbonia quando era appena fresco di specializzazione. Erano tempi in cui, per la patologia della conduzione del ritmo cardiaco, bisognava rivolgersi alla Clinica Aresu di Cagliari, a Milano o a Londra. Chi lo vide eseguire l’intervento ricorda con quale precisione e freddezza introdusse una grossa cannula nella vena succlavia sinistra del paziente, ottenendo un iniziale impressionante fiotto di sangue. Per chi non lo sapesse quel metodo percutaneo era allora praticato in Italia da pochissime persone e l’abilità manuale, che ne riduceva la pericolosità, si acquisiva dopo un training di anatomia chirurgica molto severo.

Da precursore del metodo, Rinaldo Aste si trasformò in abituale impiantatore di stimolatori cardiaci e visse più tempo sotto le radiazioni degli intensificatori di brillanza in sala operatoria che alla luce del sole. Da allora, ha impiantato l’importante numero di oltre 2.500 pacemakers e defibrillatori biventricolari. Da alcuni anni aveva iniziato ad impiantare anche sistemi di controllo digitale a distanza del ritmo cardiaco nei pazienti a rischio. Per capirci, se il giocatore, della nazionale di calcio danese, Christian Eriksen, fosse passato all’Ospedale di Carbonia prima della partita Danimarca-Finlandia, il dr. Rinaldo Aste gli avrebbe impiantato sottocute l’antenna del rilevatore di anomalie del ritmo e l’arresto cardiaco sarebbe stato prevenuto.

Mario Marroccu

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Il servizio di dialisi notturna dell’ospedale Sirai di Carbonia non verrà sospeso. E’ il risultato dell’incontro svoltosi ieri mattina presso la sede istituzionale di Villa Devoto, a Cagliari, tra il presidente della Regione Christian Solinas, i rappresentanti dell’associazione nefropatici e trapiantati – Apent, Giampiero Bindo e Gianluca Lindiri, il dottor Giorgio Mirarchi, l’infermiere (già sindacalista ed amministratore del comune di Carbonia) Bruno Angioni ed il consigliere regionale Fabio Usai.

Il futuro del servizio di “dialisi notturna” dell’ospedale Sirai di Carbonia nello scorso mese di dicembre era stato messo in discussione dalle annose ristrettezze di organico del reparto Nefrologia-Dialisi. La reazione dei pazienti è stata fortissima ed ha dato vita ad una mobilitazione, accompagnata dalla denuncia del consigliere regionale Fabio Usai che ha sollecitato l’incontro di ieri e di altre forze politiche e sindacali del territorio.

«Da quando abbiamo la possibilità di effettuare la “dialisi notturna”hanno spiegato Giampiero Bindo e Gianluca Lindiri al presidente Christian Solinas -, la nostra qualità di vita è migliorata incredibilmente. Viviamo una vita quasi normale. Ed essendo noi pazienti cronici per i quali, probabilmente, non si potrà più nemmeno tentare la via del trapianto, arrivare a questa condizione di stabilità è fondamentale per vivere meglio e soprattutto più a lungo.»

La posizione dei due rappresentanti dei pazienti è stata ribadita da Bruno Angioni che ha spiegato al presidente Christian Solinas «l’impatto positivo, tangibile nell’osservazione quotidiana dei pazienti, della dialisi notturna. Grazie a essa, ha ribadito Angioni, molti pazienti vivono più a lungo e senza particolari o eccessive complicazioni» e dal dottor Giorgio Mirarchi, colui che per primo introdusse questo protocollo terapeutico all’ospedale Sirai di Carbonia: «Sono qui – ha spiegato Giorgio Mirarchi -, perché anche se in pensione, tengo ancora moltissimo alla vita dei pazienti che per tanti anni ho seguito e aiutato a vivere meglio. Grazie alla dialisi notturna, alla particolare modalità e tempistica con cui la terapia viene applicata la notte, ho registrato con osservazioni scientifiche adottate nel tempo un considerevole innalzamento dell’aspettativa e della qualità di vita dei pazienti. Che, curati in questo modo, accusano molti meno sintomi e conseguenze debilitanti per il proprio organismo rispetto a una terapia tradizionale. Questo protocollo è il più indicato per i pazienti impossibilitati a ricevere il trapianto».

Il consigliere regionale Fabio Usai ha ribadito come l’approccio al tema della “dialisi notturna” non possa essere ragionieristico o legato alla razionalizzazione, perché in gioco c’è il futuro di persone in carne ed ossa: «E’ necessarioha affermato Fabio Usai -, fare di tutto per salvare questo importante servizio. Perché la salute e in generale la qualità di vita dei pazienti deve avere la priorità sopra ogni cosa. Come hanno spiegato i rappresentanti dell’Apent e i professionisti della sanità presenti in sala, questo protocollo terapeutico è il più efficace per curare i pazienti e garantire loro un’esistenza dignitosa e duratura. La mia richiesta al presidente Christian Solinas – ha concluso Fabio Usai –, è che al reparto nefrologia-dialisi dell’ospedale Sirai di Carbonia siano assegnate nuove risorse infermieristiche allo scopo di colmare parte dei buchi in organico e garantire i servizi tra cui, appunto, la dialisi notturna».

Il presidente della Regione Christian Solinas non è rimasto indifferente alle sollecitazioni e alle spiegazioni, alle quali ha risposto assumendo l’impegno a trovare una rapida soluzione. Successivamente arrivata, alcune ore dopo, nell’incontro con il commissario straordinario dell’Ares Massimo Temussi, che ha confermato l’impegno ad implementare gli organici del reparto nefrologia-dialisi di Carbonia con le due unità infermieristiche chieste dal consigliere regionale Fabio Usai per superare l’emergenza e scongiurare la sospensione del servizio.
«In prospettiva, nel contesto più ampio dell’attuazione della nuova riforma sanitaria hanno spiegato Christian Solinas e Massimo Temussi -, le criticità emerse nel suddetto reparto verranno risolte strutturalmente in maniera da assicurare una soluzione definitiva alle problematiche esposte dai pazienti. Ma per adesso la dialisi notturna è salva.»

«Il risultato raggiunto è importante per i pazienti, per l’ospedale Sirai di Carbonia, per la città e per il territorio, arrivato grazie al lavoro di gruppo compiuto tra più livelli, politico, associativo e sanitario ha concluso Fabio Usai -. Quando ci si unisce e si lotta per gli stessi obiettivi, senza polemiche, sgambetti e strumentalizzazioni, i risultati arrivano.»

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Venerdì 25 settembre, presso la circoscrizione di Bacu Abis, si è svolta la commemorazione “In ricordo del Dottor Enrico Pasqui”, storico medico della città, giunto tra i primi per svolgere la sua professione presso l’ospedale Sirai (inaugurato nel 1956), scomparso il 16 maggio di quest’anno, all’età di 91 anni.

Nato il 28 luglio del 1928 da padre toscano e madre cagliaritana, Enrico Pasqui si laureò a soli 25 anni, diventando presto un eccellente medico, tra i fondatori del sistema sanitario pubblico territoriale del dopoguerra. Apparteneva ad una famiglia agiata ma, nonostante questo, visse con umiltà, nel rispetto di tutte le lotte portate avanti dai minatori.

La serata è stata organizzata dall’associazione culturale “Bacu Abis e Sulcis Iglesiente” col patrocinio del comune di Carbonia e i relatori che si sono susseguiti sono stati introdotti e coordinati dal presidente dell’associazione, Gianfranco Fantinel, che ha portato i saluti della Sindaca Paola Massidda e dell’assessora della Cultura del comune di Carbonia, Sabrina Sabiu, impossibilitate a presenziare.

Tra le personalità il primo a prendere la parola Antonangelo Casula, ex sottosegretario di Stato per l’economia e le finanze ed ex sindaco di Carbonia; a seguire la lettura da parte del presidente di due scritti inviati da Irma Cancedda, presidente dell’Avis Provinciale e del primario dell’ematologia del Sirai  Angelo Zuccarelli che non hanno potuto essere presenti.

A seguire l’intervento dell’ingegnere presidente dei Lions Mario Porcu, del dottor Cesare Saragat ex primario del reparto di medicina del Sirai, del dottor Giorgio Mirarchi primario del reparto di Nefrologia del Sirai, del dottor Pietro Chessa, ex primario del reparto di Chirurgia dell’ospedale Sirai ed ex direttore generale della Asl 7 e dell’ex manager della Usl 17 di Carbonia Tullio Pistis.

Tutte le testimonianze hanno raccontato di un medico professionalmente molto preparato, che contribuì sin dal suo arrivo al nosocomio, a curare terribili malattie con le sue brillanti intuizioni, dovute ad uno studio molto attento e preciso.

Enrico Pasqui è stato un grande maestro, rispettoso e riservato nel comunicare ai suoi collaboratori, ai quali ha insegnato tanto, un errore medico, facendolo sempre personalmente, in privato, senza mai mettere in difficoltà chi lo commetteva. Paziente e mai alterato, disponibile e cortese in ogni occasione, amato e rispettato da tutti.

L’impegno sociale di Enrico Pasqui andava anche oltre, occupato in associazioni a scopo filantropico e sempre supportato dalla sua famiglia.

Dopo le personalità ha preso la parola la signora Gabriella, vedova del dottor Enrico Pasqui che, commossa, ha ringraziato per le belle parole rivolte alla memoria di suo marito e ha raccontato alcuni aneddoti sul suo amato sposo, da giovane promettente calciatore che scelse la strada della medicina anziché inseguire la carriera sportiva che avrebbe potuto essere economicamente più conveniente, sposo che conobbe quando ancora era un bambino di 10 anni, già attento e studioso, ragazzino che crescendo, divenne poi marito e padre esemplare. Erano presenti anche la figlia e la nipote, orgogliose di tanto dir bene per questo pilastro importante della loro vita.

Al caro e indimenticabile dottor Enrico Pasqui vanno tanti ringraziamenti che potrebbero concretizzarsi con la riuscita di un’iniziativa, nata sin dai primi giorni della sua scomparsa, la raccolta delle firme promossa da Giorgio Melis su Change.org, la piattaforma di petizione online per cambiare nome all’ospedale Sirai e dedicarlo alla sua memoria.

La serata si è svolta nel totale rispetto delle norme anti-Covid che salvaguardano la salute e contribuiscono a non diffondere il virus che tanti problemi sta creando alla società.

Nadia Pische

 

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La ASL 7 di Carbonia è ancora l’unica in Sardegna ad eseguire l’emodialisi notturna intraospedaliera (INHD), grazie alla quale 12 pazienti inseriti in un progetto sperimentale da oltre 2 anni hanno visto migliorare nettamente le proprie condizioni cliniche e la propria qualità di vita. Di recente sono stati inseriti nel progetto due nuovi pazienti per un totale di 14 attualmente in INHD.

L’Unità operativa di nefrologia e dialisi dell’Ospedale Sirai di Carbonia diretta dal dr. Giorgio Mirarchi porta avanti il progetto della INHD secondo il protocollo Tassin con emodialisi di 8 ore di durata per tre volte alla settimana dalle ore 21.00 alle ore 5.00. L’emodialisi notturna intraospedaliera viene eseguita in Sardegna solo nel Centro dialisi di Carbonia e, nel resto dell’Italia, nei Centri dialisi di Bergamo e Foggia ma con un numero inferiore di pazienti.

L’emodialisi notturna Intraospedaliera si associa ad una importante riduzione della mortalità, morbilità e consumo di farmaci. Con l’emodialisi intraospedaliera diurna breve di 3-4 ore di durata per tre volte la settimana o con la Dialisi peritoneale a domicilio si ha la stessa aspettativa di vita di un paziente con tumore: mortalità del 50% dopo 5 anni di dialisi. Con la INHD la mortalità è del 50% dopo 15 anni, eguale a quella di un trapianto di rene (da cadavere).

I vantaggi inoltre, aspetto non secondario, non sono solo sul piano clinico ma anche sul versante sociale, lavorativo e di altri aspetti positivi della INHD sono la scomparsa delle complicanze intradialitiche (ipotensione arteriosa, crampi, collassi), la diminuzione dei giorni di ricovero in ospedale, la riduzione dei costi per farmaci, presidi sanitari e beni non sanitari.

L’emodialisi notturna rappresenta un servizio fortemente innovativo che pone la ASL di Carbonia all’avanguardia a livello regionale, accomunandola a poche altre realtà di eccellenza nazionali.

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Lunedì 29 giugno, alle ore 12,00, presso la Sala riunioni dell’Ospedale Sirai, si terrà una conferenza stampa di presentazione della mostra e del convegno “L’Ospedale e la Città”.

La mostra espone, per la prima volta, le tavole progettuali dell’ospedale Civile di Carbonia, redatte dagli architetti Guidi e Valle nel 1938 e 1939 per la fondazione della città, oltre ad una nutrita serie di immagini della struttura e della vita ospedaliera a partire dagli anni ’40.

Il convegno si terrà giovedì 2 luglio al Lù Hotel, con inizio alle 17.00. Dopo l’introduzione del sindaco di Carbonia, Giuseppe Casti, e del commissario straordinario, Antonio Onnis, interverranno: Aldo Lino, su “Ospedali, città e comunità: un rapporto complesso: l’esempio di Carbonia”; Sergio Pili su “Prima del Sirai: assistenza ospedaliera a Carbonia dalla fondazione alla liberazione”; Viviana Lantini, Antonella Piredda, Tiziana Serci, Giorgio Mirarchi, Nino Laddomada, Brunello Caddeo, Antonino Coccolo, Mario Bandiera, Angelo Zuccarelli, Nazzareno Pacifico, Rinaldo Aste e Salvatore Ierna.

Si parlerà del Sirai con vecchi ricordi di pionieri e fondatori dell’ospedale e verranno effettuate premiazioni e consegna delle onorificenze.

Lunedì 9 dicembre, al Lù Hotel di Carbonia, si svolgerà il convegno “La sanità che ci a-spetta”, organizzato dal Gruppo consiliuare regionale dei Riformatori Sardi.

La relazione introduttiva, dopo la presentazione di Peppino La Rosa, coordinatore Riformatori Sardi Sulcis Iglesiente, verrà svolta da Pierpaolo Vargiu, presidente della commissione Sanità della Camera dei Deputati.

Sono previsti i seguenti interventi:

“Proposte per un’efficace integrazione ospedale territorio”, del dott. Giuseppe Santeufemia, capo dipartimento ostetricia e ginecologia della Asl 7;

“Rete territoriale dei servizi”: del dott. Giuseppe Ottaviani, responsabile strutture di staff della direzione generale;

“Ridurre il sovraffollamento nei pronto soccorso: il contributo delle professioni sanitarie”, del dott. Antonello Cuccuru, direttore struttura professioni sanitarie;

Le nuove tecnologie: situazione e prospettive”, del dott. Nazareno Pacifico, primario radiologia dell’ospedale Sirai;

“Incidenza delle nefropatie e la dialisi notturna”, del dott. Giorgio Mirarchi, primario di nefrologia e dialisi dell’ospedale Sirai.

I lavori verranno moderati da Michele Cossa, coordinatore regionale dei Riformatori Sardi.

Dopo il dibattito, a trarre le conclusioni sarà Franco Meloni, vice capogruppo consiliare regionale Riformatori Sardi, componente della commissione Sanità.

Sono invitati a partecipare l’assessore regionale alla Sanità, Simona De Francisci; il direttore generale della Asl 7, Maurizio Calamida;  il commissario della Provincia di Carbonia Iglesias, Roberto Neroni; le istituzioni locali; associazioni e organizzazioni pazienti e utenti.

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Il 18 novembre 2013 decolla il progetto sperimentale “Emodialisi notturna intermittente” (INHD), approvato dalla Direzione Generale della ASL 7 questa mattina. Si tratta di un nuovo trattamento che consentirà ai pazienti del Sirai sottoposti a dialisi di avere una migliore qualità di vita e diversi vantaggi clinici. Per sei mesi, dal 18.11.2013 al 15.05.2014, l’Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi del P.O. Sirai, diretta dal dr. Giorgio Mirarchi, porterà avanti il progetto, unico in Sardegna ma già consolidato nei Centri Dialisi di Bergamo, Torino e Foggia. Il trattamento prevede la sperimentazione della INHD con protocollo tipo Tassin della durata di 8 ore (dalle 21.00/22.00 alle 5.00/6.00) per 3 volte la settimana, rivolta a 5-7 pazienti già teoricamente eleggibili, idonei e disponibili.

Nei tre Centri, dove si eseguono di notte, in pazienti selezionati, le dialisi di questo tipo, tali protocolli hanno dimostrato un’importante riduzione della mortalità, della morbilità e del consumo dei farmaci. D’altra parte, l’Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi del Sirai ha una tradizione di dialisi lunghe: il 90% degli attuali 80 pazienti sono in trattamento dialitico Low-flux a basso costo.

«L’introduzione di questo trattamento sperimentale è un segnale dell’attenzione che rivolgiamo alle richieste dei nostri pazienti» – ha sottolineato il Direttore generale Maurizio Calamida -. «Sono stati, infatti, proprio loro a fare richiesta di accedere all’INHD, ritenuta la miglior terapia dialitica al momento a disposizione. Confidiamo nel fatto che riusciranno a trarre gli stessi benefici osservati nei pazienti degli altri Centri che hanno adottato la dialisi notturna».

«La INHD è attualmente il protocollo di dialisi che garantisce al paziente la maggiore sopravvivenza, la minore morbilità e il maggior grado di riabilitazione» – ha spiegato il primario del reparto, dr. Giorgio Mirarchi -. «L’aspettativa, altamente probabile, è di una maggiore efficacia clinica complessiva, che riguarda in particolare la qualità di vita, non solo sul piano clinico ma anche sul versante sociale, lavorativo e relazionale». Altri aspetti positivi della INHD sono la diminuzione dei giorni di ricovero, delle complicanze intradialitiche (crampi, ipotensioni, collassi), e la riduzione dei costi per farmaci, presidi sanitari e beni non sanitari.

Una sperimentazione che va quindi nella direzione di migliorare ancora di più il trattamento offerto ai pazienti dializzati del Sirai, che già da ora può vantare dei numeri estremamente positivi: il tasso di mortalità e morbilità dei pazienti della nostra struttura è inferiore di oltre il 50% rispetto alla media regionale e nazionale.