28 March, 2024
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«Alle 15.30 si terrà l’attesa conferenza socio sanitaria del Sulcis Iglesiente convocata in via straordinaria dal Direttore Generale e di cui avete data ampio risalto. In più di un intervento pubblico come presidente dell’Opi ho parlato della nostra provincia come una questione complessa e di mancata programmazione in termini socio sanitari e che dovrebbe andare ricompresa sotto il neologismo “Ius Sulcis”, inteso come pieno diritto della nostra popolazione alla salute e massima fruizione di servizi e prestazioni di cura ed assistenza esattamente come garantito all’area metropolitana cagliaritana. Invece la lotta è parcellizzata, a macchia di leopardo, per l’orticello sotto casa piuttosto che per la prateria sterminata del nostro territorio, per il primato di una città sull’altra, per la difesa di un ospedale “comunale” mentre l’altro ospedale “comunale” va a fondo tra le rispettive indifferenze, per la distinzione tra lavoratori della dirigenza rispetto a quelli del comparto come se non frequentassero gli stessi ambienti di lavoro, per l’emergenza urgenza piuttosto che la routine e le attività programmate. Si tappa da una parte e si apre una falla dall’altra.»

Lo scrive, in una nota diffusa poco fa, Graziano Lebiu, presidente dell’Ordine Professioni Infermieristiche Carbonia Iglesias.

«Sul tavolo del confronto chi può, o teorizza un reset a tutto campo o le ristrutturazioni in economia, che via via concederanno, o non risolveranno nulla interventi tampone e di facciata aggiunge Graziano Lebiu -. È necessario provare ad allargare il cerchio delle manifestazioni che si stanno susseguendo da più parti e da più convocazioni, unire e non dividere e cercare di presenziare e solidarizzare oltre e sotto tutte le insegne di tutta la Asl Sulcis. Ma solo con l’effettiva mobilitazione di tutti i Sindaci e degli abitanti del Sulcis Iglesienteconclude Graziano Lebiu ci potrà essere una possibilità di risoluzione dei gravissimi problemi negli ospedali che appartengono appunto a tutta popolazione e non solo alle città che li ospitano.»

 

Domenica 6 febbraio, abbiamo appreso che presso il presidio ospedaliero CTO di Iglesias Asl Sulcis sarebbe ancora indisponibile nel 2022 una camera mortuaria per la corretta gestione dei corpi inanimati, nonché in auge l’anomalo trasferimento dei deceduti in mezzi di trasporto inidonei e con procedure che con tutta evidenza avrebbero meritato di essere valutate, prese in carico e risolte dalle istituzioni aventi causa sin dal 2016 e dal 2018.

Registriamo, purtroppo, l’assoluta mancanza di riscontro alle interlocuzioni proposte alle istituzioni e di responsabili risposte alla nota dell’Ordine, ed alla testimonianza della famiglia, allegati 3 e 3 bis.

Poiché rappresentiamo un Ente di Diritto Pubblico non Economico Sussidiario dello Stato vigilato dal ministero della Salute che entra nella vita delle persone e partecipa all’organizzazione aziendale non tanto per dire qualcosa ma perché ha qualcosa da dire,

Premesso che entrammo nel merito della criticità già nel 2016 con note dell’Ordine n. 226/2016, n. 28/2017, n. 251/2018, essendo questione non marginale per l’immagine della nostra ASL e per la salute pubblica che non fosse fruibile al CTO alcuna Camera Mortuaria, che risultassero in atto creative modalità di trasporto delle Salme dal PO CTO al PO Santa Barbara di Iglesias, che si potessero violare regolamenti di Polizia Mortuaria Capo IV artt. 19 e 20 del DPR 285/90 e del Comune di Iglesias del 2014 e della Legge Regionale n. 32/2018,

Ritenendo che regolamenti e disposizioni dovrebbero essere supervisionati proprio dalle istituzioni e che, più nel dettaglio sui requisiti dei mezzi di trasporto funebre, la vigilanza del rispetto delle norme spetti al Comune di Iglesias anche presiedendo al controllo degli aspetti igienico-sanitari e dell’idoneità degli stessi mezzi, e che la ASL Sulcis proprietaria del mezzo di trasporto funebre debba garantirne l’idoneità e la predisposizione di apposito registro su cui annotare tutte le operazioni effettuate sul mezzo utilizzato,

Comunichiamo di avere chiesto al ministero della Salute, di valutare di darci contezza delle doverose risposte e dei chiarimenti non pervenuti alle domande legittimamente poste, per rispetto della dignità delle persone, delle famiglie e dei corpi inanimati e a tutela della professionalità e responsabilità di chiunque possa concorre direttamente o indirettamente alla consuetudine di partecipare a procedure in eventuale violazione di quanto sopra elencato e del Codice Deontologico Infermieristico 2019.

Come professione infermieristica che interpreta adeguatamente la propria funzione e il proprio ruolo non solo in questa fase pandemica senza lasciare indietro e in stato di abbandono nessun assistito e rispettando le persone e le loro famiglie, mai come ora, per l’autorevolezza e per l’immagine raggiunte in questi anni, crediamo nella dignità e nel rispetto che si deve ad un corpo inanimato a noi affidato sino al fine vita come persona, e appena dopo ancora da considerare come tale.

La posizione della comunità infermieristica del Sulcis Iglesiente è di totale rifiuto di una organizzazione e gestione di contesti sanitari a dir poco inaccettabili e che, purtroppo, avvengono tra l’indifferenza quasi generale.

Gli infermieri non si tirano indietro rispetto a nessuna difficoltà e situazione da affrontare sino a superamento della condizione disumana che l’Ordine sta segnalando e documentando sin dal 2016.

Abbiamo quindi dovuto coinvolgere altre istituzioni nazionali perché nonostante la disponibilità a costruire “ponti” restiamo perplessi di fronte a realtà aziendali e locali che dovrebbero collaborare e che invece non riconoscono la funzione dell’Ordine e la dignità di infermiere ed infermieri, cittadine e cittadini.

Reggiamo il sistema anche subendo le derive di gestioni aziendali verso le quali non possiamo concorrere a violare normative e regolamenti da cui possono conferire responsabilità amministrative e disciplinari.

Abbiamo invitato la comunità professionale infermieristica a valutare la legittimità delle procedure di trasporto salme dai luoghi di degenza a luoghi indefiniti e in modi inappropriati e a non esporsi a violazioni dei regolamenti e delle normative inerenti la materia in oggetto, segnalando all’Ordine qualsiasi condizione che configuri l’ipotesi illeciti amministrativi e di non osservanza del Codice Deontologico di cui agli articoli 1, 2, 3, 4, 5, 24, 30, 34.

Per il Consiglio Direttivo composto da Puddu Claudia, Sergio Lai, Paolo Boi, Brunella Porcu, Stefania Accotzu, Andrea Matzuzzi, Renato Loddo, Stefano Stori.

Il presidente Graziano Lebiu

«Apprendiamo che anche al Cto di Iglesias Asl Sulcis si sia in presenza di una condizione di rischio e pericolo per i cittadini e gli infermieri del reparto di Medicina proprio nell’ala resa operativa per la gestione in tutta “sicurezza” degli assistiti provenienti dal servizio del Po Sirai e dei ricoveri ordinari, essendo diventata la Medicina reparto CoViD+. Sicurezza che evidentemente non è tale se viene confermato che 8 utenti su 8 ivi ricoverati siano CoViD+.»

Lo scrive, in una nota, Graziano Lebiu, presidente dell’Opi (Ordine professioni infermieristiche) Carbonia Iglesias.

«Gli infermieri devono prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro e quindi degli assistiti e sapranno certamente governare il momento, e con responsabilità portare le direzioni aventi causa ad assumersi esse le conseguenze del da farsi a tutela della salute collettiva e della migliore organizzazione del lavoro aggiunge Graziano Lebiu -. Non devono mai più ricadere sui cittadini e sui professionisti sanitari le conseguenze del fallimento delle intenzioni di creare l’ospedale CoViD+ al Santa Barbara dove mai sarebbe potuto sorgere e che, infatti, non è e non sarà mai più fruibile nel Sulcis Iglesiente.»

«Riproporre al CTO le stesse criticità vissute al Sirai su quanto accaduto nei giorni scorsiconclude Graziano Lebiu -, ha dell’incredibile, sia perché si stanno vanificando le buone intenzioni, sia perché si doveva prevedere il verificarsi di un’esigenza sanitaria in emergenza e si sarebbe quindi potuto e dovuto per tempo programmare meglio la risposta in totale sicurezza.»

Gentile Sindaco Pietro Morittu,

ai tempi della comunicazione via streaming ed in piena fase pandemica, avremmo atteso un suo cortese invito a partecipare ai lavori convocati dal Consiglio comunale di Carbonia sui temi della sanità, alla presenza in remoto di autorevoli esponenti della politica regionale, locale e aziendale.

Nel rispetto dei ruoli e delle ragioni di ognuno dei nostri interlocutori, riteniamo di essere sufficientemente presenti, preparati, competenti ed autorevoli nella materia che meglio governiamo, viviamo e conosciamo lavorandoci tutti i giorni dell’anno 24 ore su 24 e per tutti i 23 comuni del Sulcis Iglesiente, in ambito ospedaliero e territoriale, nella sanità pubblica e privata: la salute, l’accesso ai servizi, l’organizzazione aziendale, le risposte ai bisogni di cura e assistenza, la qualità delle prestazioni, l’etica e la deontologia.

Non abbiamo però avuto il privilegio di un confronto pur a distanza e formale con il Consiglio comunale di Carbonia, nonostante gli impegni in campagna elettorale a confrontarsi con il tessuto sociale e professionale cittadino.

E non è la prima volta che accade, dovendo annotare che è stata declinata il 18 dicembre us la partecipazione alla nostra conferenza sugli impatti del PNRR nel Sulcis Iglesiente con le Case della Salute e gli Ospedali di Comunità, punto anch’esso nel programma elettorale vincente.

Ma la doglianza odierna verte su un’ennesima fuorviante affermazione sulla professione infermieristica, da Lei narrata al minuto 23 circa del video di condivisione dell’intera seduta: «Il territorio merita l’istituzione di scuole per infermieri da aprirsi nei nostri ospedali».

Un politico non può permettersi neppure in privato una valutazione così distante dalla realtà, figuriamoci in pubblico: le scuole “infermieri professionali” sono dismesse dagli anni 90, la formazione degli “infermieri” è adesso universitaria, il titolo rilasciato per l’esercizio professionale è la laurea in infermieristica, il titolo di accesso richiesto per competere ad entrare all’università è il diploma di maturità.

Sono cambiati i tempi, e sulle scuole per infermieri “professionali” è calata una pietra tombale, e non ci saranno consigli comunali straordinari capaci di smuoverla.

La considerazione e il rispetto che meritano gli infermieri e le infermiere passa anche per dettagli semantici, così come chiosammo nel settembre us quando, sempre impropriamente, venne utilizzato il termine “paramedici” per indicare “infermieri” nel medesimo programma elettorale (poi corretto, e qui gliene diamo atto).

Sono facce della stessa medaglia: uno sguardo all’indietro frutto di retaggi culturali che credevamo superati dai tempi e dai fatti.

La professione infermieristica non è valorizzata, compresa e ascoltata, e la nostra assenza al Consiglio comunale sulla Sanità ne è la dimostrazione, e all’indifferenza quasi generale dello stato nel quale siamo costretti a lavorare mentre tutti sanno e molti che dovrebbero fare qualcosa non sanno, non sentono o non vedono e non solo in ASL Sulcis, diciamo che è finito il tempo delle pacche sulle spalle, è finito il tempo di chiamarci “angeli” ed “eroi”, è finito il tempo delle parole ed inizia il tempo in cui si deve passare ai fatti restituendo vera dignità a una professione che finora ha dato tutto mettendo da parte la sua “normale straordinarietà” al fianco del cittadino e delle istituzioni per lavorare in costante emergenza, ammalarsi più e peggio di ogni altra categoria, rinunciare a ferie, permessi, progetti di carriera e di vita, degne retribuzioni, contratti di lavoro adeguati, condizioni e organizzazione del lavoro accettabili.

Niente sembra volersi concretizzare nella direzione delle richieste avanzate con forza e decisione dal nostro Ordine, che invece che dedicarsi all’ambito della lamentazione si è mette continuamente in discussione e ha pur sempre mantenuto un dialogo serio e pacato per dovere istituzionale, agendo proattivamente per tutti i 23 comuni che insistono nel territorio di governo della Asl Sulcis, ma verso le istituzioni e gli enti locali, non possiamo però ancora continuare a lungo a cercare una mediazione che non esiste.

Le chiediamo un gesto di ammenda, gli infermieri e le infermiere escono complessivamente ridimensionati dai lavori della seduta straordinaria, e non lo meritano.

Confidiamo di entrare nel merito dei temi della conferenza appena avremo modo di confrontarci, pandemia permettendo.

Il Consiglio direttivo Opi Carbonia Iglesias in rappresentanza di 880 iscritti e iscritte all’Albo professionale

Graziano Lebiu, Claudia Puddu, Sergio Lai, Paolo Boi, Brunella Porcu, Stefania Accotzu, Andrea Matzuzzi, Renato Loddo, Stefano Stori

Il presidente dell’OPI (Ordine delle Professioni Infermieristiche) Carbonia Iglesias, Graziano Lebiu, interviene sull’emergenza Covid-19 nel Sulcis Iglesiente, soprattutto per la mancanza nel territorio di un ospedale dedicato al trattamento dei CoViD+ e di uno CoViD Free e la continua difficoltà dei cittadini all’accesso alle cure.

«Dal piano regionale di emergenza per l’attivazione progressiva di strutture di area critica, nella fase 2 l’Ospedale CoViD in ASL Carbonia era stato individuato inizialmente al CTO di Iglesias con ben 33 posti letto dedicabili a potenziare terapia intensiva, pneumologia, infettivi. Ma per una serie sinergica e trasversale di altre determinazioni politiche, è stato invece ed immediatamente variato l’atto strategico per il governo della prima ondata pandemica, annunciando lo scostamento della struttura sanitaria individuata dal CTO all’ex Ospedale Civile Santa Barbarascrive in una nota Graziano Lebiu -. E’ sotto gli occhi di tutti come sia stata una previsione fallita sotto tutti i punti di vista, e le responsabilità sono diffuse. Il Sulcis Iglesiente meritava ben altro dell’attuale modello organizzativo assistenziale, che si sta dimostrando incapace di affrontare anche l’emergenza sanitaria di questi giorni come se due anni non avessero insegnato che la parola d’ordine è programmazione e non improvvisazione.»

«La politica del territorio ha solo rimodulato il piano di emergenza dal CTO al Santa Barbara senza seguirne ed essere capace di pretenderne l’effettiva realizzazione – aggiunge Graziano Lebiu –. Nei fatti, il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera durante l’emergenza Covid-19 ha visto escluso il Sulcis Iglesiente dalla fruizione per  cittadini di un reparto Covid-19 dedicato, favorendo i viaggi della speranza di ammalati Covid-19 in altri centri della Sardegna.»

«Soprattutto, pensando alla popolazione più fragile, gli anziani, i cronici, i disabili, i meno abbienti, che continuano a correre il rischio di non poter ricevere cure e assistenza adeguate perché hanno già difficoltà a spostarsi anche nel breve raggio, ci sarebbero volute ben altre soluzioni che previsioni irrealizzate perché irrealizzabili conclude il presidente dell’OPI Carbonia Iglesias -. Nonostante ciò, riteniamo possano esserci ancora margini di approfondimento e confronto tra le istituzioni e le rappresentanze del Sulcis Iglesiente per una prospettiva di Servizio Sanitario Pubblico che possa trarre insegnamenti anche dal passato.»

Il presidente dell’OPI (Ordine Professioni Infermieristiche) Carbonia Iglesias interviene sulla sospensione delle attività esterne presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Sirai di Carbonia «per il manifestarsi di numerosi casi di CoviD+ senza possibilità di una presa in carico diretta, immediata e/o adeguata di chi ha necessità di cure, conseguendone impatti negativi sui diritti dei cittadini, sulla professionalità degli infermieri, sulla sicurezza negli ambienti di lavoro, sulla continuità assistenziale e più in generale sull’accesso ai servizi sanitari».

«Decorsi due anni dai primi casi la risposta del Servizio Sanitario Regionale per il tramite di ASL Sulcis Iglesiente doveva essere oggi certa, immediata, adeguata, fruibile, già programmata e nota la tabella di marcia su chi deve fare cosa! – sostiene Graziano Lebiu -. L’emergenza di queste ore è frutto dell’assenza di una visione complessiva delle esigenze di salute di chi vive e abita nel territorio ex provincia Carbonia Iglesias, che sconta prima il ritardo e poi l’assenza di un piano strategico tendente alla realizzazione di almeno 12 posti letto di terapia intensiva e semintensiva dedicati al CoViD+, previsti e necessari nel Sulcis Iglesiente già dal 2020 e da mettere al servizio della comunità civica tutta. Siamo nel 2022 e non si è concretizzato nulla, e ancora si ricorre a soluzioni “tampone”.»

«Le responsabilità decisionali, operative e finanziarie del non progetto di attivazione del Centro Covid nel Sulcis Iglesiente, così come previsto dalla Delibera Regionale Sardegna del 9/07/2020, sono evidentemente pregresse e diffuse, ma oggi passano in secondo piano rispetto al diritto di continuare a garantire cure e assistenza tanto agli utenti CoviD+ quanto agli utenti CoViD free ai quali è impedita, nei fatti, la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettivitàconclude Graziano Lebiu -. Auspichiamo che le Direzioni Aziendali, Ospedaliere, Dipartimentali e di Strutture Complesse sappiamo porre immediata soluzione alle criticità che pervengono dalle comunità civiche e professionali.»

Nuove criticità di Anestesisti e Rianimatori al Cto di Iglesias? A porre l’interrogativo, dopo soli 20 giorni dalla tregua sancita alla vigilia di Natale dall’accordo sugli incentivi agli anestesisti rimasti in organico, è Graziano Lebiu, presidente dell’OPI, Ordine delle Professioni Infermieristiche, di Carbonia Iglesias, che si è rivolto direttamente al nuovo direttore generale, Giuliana Campus, per sapere qual è la situazione della dotazione organica di medici anestesisti e rianimatori.

Di seguito, la lettera integrale.

Gentile Direttrice, abbiamo contezza del persistere di complicazioni organizzative per la carenza di Medici Anestesisti e Rianimatori del presidio CTO di Iglesias.

Le chiediamo di conoscere se corrisponda al vero che sono del tutto intatte e sussistenti le difficoltà a mantenere accettabile la dotazione organica dei medici anestesisti e rianimatori o se, piuttosto, continueranno ad essere garantiti i servizi che ruotano intorno al Blocco Operatorio e alla Terapia Intensiva e alle altre strutture complesse presso il CTO di Iglesias dove prestano le loro preziose professionalità tutti i sanitari dell’anestesia.

Se fosse confermato il persistere di inconvenienti per una serie ben nota e specifica di motivi e, più in generale, per una inefficace programmazione dell’organizzazione del servizio con esiti che impattano negativamente sul lavoro anche di altri professionisti sanitari di altre Strutture Complesse, sui diritti dei cittadini, sull’immagine complessiva di Asl Sulcis, sulla funzionalità dei PP.OO. di Iglesias e Carbonia, saremmo di fronte ad un quadro complessivo più grave di quello di dicembre 2021, non superato con la revoca di una disposizione di servizio che al primo banco prova, e nel brevissimo periodo, sta dimostrando quanto testi e impegni assunti siano una risultante evanescente.

Gli stake holders della sanità pubblica non potevano certo illudersi che si fosse “disinnescata” la sospensione del blocco dell’attività chirurgica (peraltro già da tempo fortemente limitata) con una soluzione che soluzione non era.

La esortiamo a valutare di porre in essere tutte le azioni adeguate per superare le gravi difficoltà di accesso alle cure in ambito ospedaliero e territoriale di chi vive e lavora nel Sulcis Iglesiente e per tutelare e favorire qualità del lavoro degli infermieri che quest’Ordine rappresenta, difficoltà che si riflettono inevitabilmente sulla qualità della risposta assistenziale e di prevenzione, che legittimamente i cittadini attendono e che non sempre è possibile garantire.

L’Ordine si propone proattivamente di continuare a mantenere alta l’attenzione e la vigilanza sul futuro della Sanità nel Sulcis Iglesiente e di non arretrare di fronte a qualsiasi compromissione del diritto alla salute pubblica o di interruzione di servizi pubblici essenziali.

Cordialmente

Per il Consiglio Direttivo, Firmato il presidente dell’Ordine Graziano Lebiu

L’Ordine Professioni Infermieristiche Carbonia Iglesias ha convintamente manifestato nei giorni scorsi presso il presidio CTO di Iglesias, condividendo la protesta del Sindaco di Iglesias contro la sospensione delle attività chirurgiche programmate, disposta dal direttore della Struttura complessa Anestesia e Rianimazione, per la rappresentata grave carenza di anestesisti.

Una decisione che, a nostro giudizio, per gli impatti negativi che con tutta evidenza si potevano prevedere sia sui cittadini che sugli operatori sanitari aventi causa, avrebbe dovuto essere adottata (quantomeno) in condivisione con le Direzioni apicali di Assl Carbonia.

Abbiamo ritenuto importante partecipare e lanciare senza indugio un forte messaggio di solidarietà e di unità di intenti tra Istituzioni, perché il bene salute è bene di tutti e la sua tutela necessita, specie nei momenti di criticità, di coesione e non di divisioni o ad excludendum.

La manifestazione tra le vie della città di Iglesias a sostegno della Sanità pubblica nel Sulcis Iglesiente doveva costituire il primo passo per una mobilitazione permanente, non più rinviabile, non solo per il CTO e non solo per la carenza di medici anestesisti, ma in tutto l’ambito che insiste in ASSL Carbonia ospedaliero e territoriale e per tutte le figure professionali.

Se anche il bicchiere è risultato mezzo vuoto, per la scarsa partecipazione alla manifestazione di tanti, un risultato politico è stato, infatti, ottenuto ed è quello di condividere una comune preoccupazione di fronte alle gravissime criticità della risposta assistenziale, criticità che non possono certo dirsi superate con la revoca di una disposizione di servizio che riteniamo di dubbia legittimità, per ragioni che a leggere il contenuto dello stesso atto di revoca appaiono evidenti.

Adesso misureremo nei fatti, nel tempo e nel breve periodo, i testi e gli impegni assunti, che ad una prima lettura paiono evanescenti e per niente convincenti, se non proprio irricevibili.

Sosteniamo una voce fuori dal coro: il coinvolgimento di tutti gli attori e i portatori di interessi nella sanità pubblica doveva proseguire, perché, di fronte al persistere di una marea di disservizi in tutta la Assl Carbonia, dei quali nessuno pare realmente interessarsi, ritenere di aver disinnescato con la sospensione del blocco dell’attività chirurgica (peraltro già da tempo fortemente limitata) tutta l’altra sequenza di contesti parimenti da portare a soluzione, sarebbe una mera illusione.

Insistere, e spingere la politica a porre in essere le azioni adeguate per superare la grave difficoltà di accesso alle cure di chi vive e lavora nel Sulcis Iglesiente e per la qualità del lavoro degli infermieri, che quest’Ordine rappresenta, e di tutti le professioni sanitarie e tecniche.

Le criticità restano infatti immutate: dai servizi denegati a Calasetta e a Buggerru, dalla Dialisi del Sirai e dal Laboratorio Analisi del CTO, ecc., per citare soltanto alcuni esempi della disastrosa programmazione in ambito ospedaliero e territoriale e della carenza di personale che si riflette inevitabilmente sulla qualità della risposta di cura, assistenza e prevenzione.

 L’auspicio è che nel breve orizzonte temporale che ci separa dall’avvio dell’ennesima riforma sanitaria, si risolvano le criticità reiteratamente segnalate da più parti attraverso un incremento delle dotazioni organiche, unica strada perché la condizione di abbandono dei professionisti sanitari non scavi una distanza incolmabile tra l’assistenza che legittimamente i cittadini attendono e quella che è, invece, possibile garantire.

Il risultato politico comunque pervenuto, (ma non da chi aveva ricevuto domande e da cui si attendevano risposte ed è invece rimasto defilato), adesso lo misureremo nei fatti, nel tempo e nel breve periodo, ma restiamo prudenti rispetto al cantare “vittoria”, perché i testi e gli impegni assunti per niente convincenti.

La revoca della dubbia disposizione era comunque un atto dovuto e non una concessione.

È doveroso che l’Ordine continui a porre qualche domanda e che qualcuno dia qualche ulteriore risposta ai cittadini e ai sindaci del Sulcis Iglesiente, perché se con tutta evidenza da un giorno all’altro, da una disposizione di sospensione ad una revoca, è cambiato che si è fatto in seguito quello che è stato rinviato prima, utilizzare e coordinare meglio tutto il personale disponibile, qualche narrazione resa non torna.

L’Ordine si propone, quindi, di mantenere alta l’attenzione e la vigilanza sul futuro della Sanità nel Sulcis Iglesiente e di non arretrare di fronte a qualsiasi tentativo di compromettere il diritto alla salute pubblica o peggio di interrompere i servizi pubblici essenziali.

Graziano Lebiu

Presidente OPI Carbonia Iglesias

L’Ordine delle Professioni Infermieristiche Carbonia Iglesias ha manifestato presso il presidio CTO, aderendo alla protesta del primo cittadino e della comunità civica iglesiente, contro la sospensione delle attività programmate del blocco chirurgico per la carenza di anestesisti.

«Era ed è importante lanciare un messaggio di solidarietà e di unità perché il bene salute è di tutti e di tutto il Sulcis Iglesiente e la sua tutela passa anche per momenti di coesione, responsabilità e partecipazione istituzionale», dice il presidente Graziano Lebiu.

Nuova emergenza all’ospedale CTO di Iglesias. Oggi il direttore dell’U.O.C. Anestesia e Rianimazione Carbonia – Iglesias ha inviato una lettera al commissario straordinario della ASSL7 Carbonia Iglesias, al direttore del Presidio Ospedaliero Sirai, ai direttori di Medicina, Chirurgia generale, Ortopedia, Ostetricia e Ginecologia, Oculistica, ORL e Pediatria del CTO, al direttore P.S. Sirai – CTO e al direttore della Centrale Operativa 118, sulla carenza di organico di Anestesia e Rianimazione e le conseguenti decisioni.

Ne dà notizia nel sito dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Carbonia Iglesias, il presidente Graziano Lebiu, che pubblica copia della lettera

«Si comunica che, a causa dell’ormai cronica carenza di anestesisti, aggravata dalla recente messa in quiescenza di due unità, delle dimissioni volontarie di altre due colleghe, della positività al Covid di un’altra collega e della grande difficoltà a reperire prestazioni aggiuntive sia intraospedaliere che da altre strutturesi legge nella letterada domani 21 dicembre 2021 presso il P.O. “CTO” saranno possibili solamente la guardia di Rianimazione e la guardia ostetrica, così come richiestomi dai LEA. Sono, pertanto, sospese tutte le sedute chirurgiche in elezione, così come l’assistenza anestesiologica in qualsivoglia attività di routine.»

«Non saranno inoltre garantite le urgenze nei reparti né trasporti primari e/o secondari, non essendo attivabili, come da CCNL, reperibilità diurne infrasettimanali si legge ancora nella nota -. Si chiede, pertanto, alle SS.LL. di dirottare per quanto possibile le attività a rischio verso il P.O. Sirai o altre strutture. Sarà ovviamente mia premura revocare tale disposizione non appena il personale anestesiologico a disposizione me lo consentirà.»

«Con l’augurio che tale situazione possa essere superata nel più breve tempo possibile conclude la nota del direttore U.O.C. Anestesia e Rianimazione Carbonia – Iglesias -. vogliate gradire i miei auguri di trascorrere in serenità le prossime festività.»

Fin qui la lettera del direttore U.O.C. Anestesia e Rianimazione Carbonia – Iglesias.

«Sul ridimensionamento progressivo della dotazione organica di medici anestesisti e per le imminenti ulteriori criticità che ne conseguiranno rispetto al mantenimento della garanzia della continuità assistenziale in urgenza in ostetricia ginecologia e nel programmato in chirurgia ed ortopedia e materno infantile presso il CTO di Iglesias, esprimiamo che la contrazione a vario titolo (trasferimenti, quiescenze, dimissioni, aspettative, cessazione contrattuali, prepensionamenti, malattie) di almeno 5 anestesisti inciderà sul già critico mantenimento di standard assistenziali efficienti, efficaci, rispettosi dei Lea, con tutte le conseguenze che si possono intuire sui diritti degli abitanti del Sulcis Iglesiente all’accesso alle cure e al mantenimento dello stato ottimale di salute – commenta Graziano Lebiu -. Il blocco immediato delle attività chirurgiche programmate si riverbera, inoltre, sulle motivazioni del personale sanitario tutto che sta subendo l’assenza di anestesisti e che si trova dall’oggi al domani privo di attività che è possibile garantire solo in determinati ambienti di lavoro.»

«Poiché anche in Assl Carbonia un intervento chirurgico risponde spesso a criteri di opportunità piuttosto che essere differito sine die, vista la situazione di emergenza, sarebbe ragionevole porre in essere di intervenire immediatamente per rimodulare il contratto almeno delle neo specializzate, se non addirittura trovare un accordo per rinegoziare i tempi almeno dei prepensionamenti – aggiunge Graziano Lebiu –. La professionalità e l’esperienza del personale che opera nei e per i blocchi operatori non può essere depauperata e nemmeno derubricata ad una mera condizione transitoria e non prevista.»

«E’ del tutto evidente che il complesso Blocco Operatorio non possa restare inoperativo per l’assenza di “programmazione” aziendale, che impatta limitando i diritti dei cittadini e delle cittadine ad ambire a ricevere risposte prestazionali qualitativamente attese e da professionisti sanitari in possesso di esperienza, continuità professionale , motivazione, in equilibrio psico fisicosottolinea ancora il presidente dell’OPI di Carbonia Iglesias -. Un patrimonio professionale che, fuori da ogni minimo dubbio, rappresenta per tutti sia un valore che un punto di riferimento e che deve essere tutelato invece che trascurato.»

«È da ritenersi, comunque, sin d’ora preoccupante che la carenza di anestesisti possa registrare ulteriori ripercussioni anche nell’operatività del servizio di Rianimazione e dell’u.o. di Ostetricia e Ginecologia, sino a depotenziarne le risposte nell’immediato e nel breve periodoconclude Graziano Lebiu -. Se così fosse, e auspichiamo che non sia, la questione assumerebbe tutta un’altra valenza e non certo circoscritta all’ambito territoriale.»