28 March, 2024
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Hanno pronunciato il fatidico “sì”, anzi “emmo”, unendosi in matrimonio nella lingua del cuore, quella sarda, nella Sala delle adunanze del comune di Bono, paese di antiche tradizioni e patria di Giovanni Maria Angioy. Così Anselmo Serra e Roberta Dalle Molle, grazie alla sensibilità dell’Amministrazione comunale del capoluogo del Goceano e al lavoro dello sportello linguistico coordinato dall’Istituto Camillo Bellieni di Sassari, hanno potuto coronare il proprio sogno d’amore in un modo del tutto singolare.

Nessun abbaglio folcloristico e nessuna passerella in costume. Solo il desiderio di riappropriarsi della lingua materna, anche in quegli aspetti più segnanti e memorabili della vita, come l’unione di coppia.

Tutto è partito dalla volontà della novella sposa, veneta della provincia di Vicenza, arrivata da otto anni in Sardegna proprio per amore Anselmo, bonese d’adozione ma di origini ogliastrino-galluresi. Laureata in Scienze religiose con formazione in cultura classica, la donna si è avvicinata al Sardo frequentando i corsi del Bellieni a Sassari: nelle aule dell’istituto, oltre a scoprirsi profondamente appassionata di questo idioma così vicino al latino, ha appreso dell’esistenza di una normativa nazionale che tutela le minoranze linguistiche.

E proprio attraverso i finanziamenti della legge 482, lo sportellista Salvatore Canu ha potuto tradurre passo passo gli atti di matrimonio, gli articoli attinenti del Codice civile e le formule di rito. Il tutto sotto l’attenta supervisione del direttore scientifico Is.Be, Michele Pinna e dell’esperta e docente di lingua sarda, Daniela Masia Urgu.

«Il vostro popolo è molto simile al mio perché è un popolo forte – ha commentato Roberta con visibile commozione – ha una grande dignità, per cui io mi sono trovata praticamente a casa. Così ho sposato un sardo e la sardità. È il miglior regalo che potessi fare al mio uomo.»

Ma se per la burocrazia gli atti ufficiali hanno validità solo attraverso la celebrazione in Italiano, l’intuizione è stata quella di aggirare l’ostacolo realizzando una doppia cerimonia bilingue. Così il sindaco Elio Mulas ha prima officiato il rito come da manuale, e subito dopo la delegata alla Cultura, Francesca Ciancilla, ha scandito le medesime formule in lingua sarda, seguendo rigorosamente le traduzioni del Bellieni di fronte agli sposi, ai testimoni e a un pubblico emozionato e un po’ incredulo.

«Oggi per il comune di Bono è una giornata storica – ha commentato il primo cittadino Elio Mulas -. Questo è il primo matrimonio celebrato in forma bilingue nella nostra comunità. La preoccupazione iniziale è stata soppiantata dalla garanzia di godere della supervisione dell’Istituto Bellieni, tra i più quotati nell’isola in materia di bilinguismo, e di un esperto come il nostro concittadino Michele Pinna, che da studioso si è sempre impegnato nella valorizzazione della lingua e della cultura sarda.»

 

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Il canto a tenore conquista il pubblico bielorusso nell’ambito delle iniziative culturali dedicate a Bernardoni, architetto gesuita che ben 4 secoli fa lavorò in Sardegna e Bielorussia Gian Maria Bernardoni, padre gesuita e architetto, autore di un importante progetto in Belarus – oggi Patrimonio dell’Unesco – prima di raggiungere i territori dell’Europa Orientale, visse e lavorò in Sardegna, dal 1578-1583, a lui si devono la progettazione del Collegio di Santa Croce, a Cagliari e quella del Collegio gesuitico di Iglesias, ma fu attivo anche nei cantieri dell’Ordine di Busachi e a Sassari.

Lo scorso 15 e 16 febbraio a Minsk e Nesvizh, importanti appuntamenti culturali sono stati dedicati a questo vero e proprio “uomo-ponte” che collega idealmente occidente e oriente, Sardegna e Belarus: antico, autentico simbolo di un rapporto che oggi è forte ed intenso, in molti settori di reciproco interesse.

Un insieme di iniziative che ha compreso una mostra fotografica dedicata alle opere del Bernardoni in Sardegna, una parte seminariale internazionale con la partecipazione dello Storico dell’arte Giorgio Pellegrini, (che ha anche tenuto due lezioni per gli studenti dell’Università di Brest e dell’Università di Minsk) la proiezione di una serie di documentari dedicati alla Sardegna e l’esibizione del Gruppo a tenore “Su Cunsonu Santu Juanne de Thiesi”.

A Minsk il 15 febbraio l’iniziativa ha avuto luogo nel Museo Statale Storico Nazionale, una delle strutture museali più importanti della capitale, di oltre 2 milioni di abitanti. I 4 cantori a tenore di Thiesi si sono esibiti nella seguente formazione Nino Uneddu (oghe/mesaoghe), Salvatore Canu (basciu), Gavino Chighine (mesaoghe/oghe), Antonio Brancazzu (contra), di fronte ad un pubblico entusiasta di oltre 200 persone che ha accolto con calore l’esibizione, oggetto, oltretutto, di un ampio servizio del Telegiornale del Primo canale della Televisione nazionale di Bielorussia.

A Nesvizh il 16 febbraio è seguita invece l’iniziativa dedicata all’architetto Bernardoni. Nella Sala del Teatro del complesso storico-museale del Castello di Nesvizh, (Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco), il cui primo nucleo fu opera dell’architetto gesuita, subito dopo il suo arrivo dalla Sardegna, è avvenuto l’incontro speciale trail Patrimonio immateriale dell’Umanità (il canto a tenore) e quello materiale (il Castello di Nesvizh). Un emozionante concentrato di musica, arte e cultura, di fronte a un folto pubblico, rapito anche qui dall’esotica maestria del gruppo di Thiesi. Le sale del Castello hanno dato anche un particolare lustro alla Mostra fotografica “Giovanni Maria Bernardoni in Sardegna”, una panoramica sull’opera del periodo sardo dell’architetto gesuita.

Nella parte seminariale è stato il prof. Giorgio Pellegrini, apprezzato storico dell’arte a sintetizzare l’esperienza sarda del Bernardoni, che proprio nella nostra Isola (Cagliari, Iglesias, Busachi, Sassari) acquisisce e matura esperienza e tecnica che saranno alla base dei suoi capolavori in quei territori oggi appartenente al moderno stato bielorusso ma allora governati dai Principi Radziwiłł. Fu grazie al loro generoso mecenatismo che il Bernardoni poté metter bene a frutto il mestiere acquisito in Sardegna, dove giunse quale umile e abile padre muratore per trasformarsi in talentuoso architetto.

Quest’uomo, dunque, simbolo di un rapporto antico tra Sardegna e Belarus, sarà al centro di nuove, prossime iniziative, che toccheranno Nesvizh, Cracovia e Cagliari, tre città fondamentali nella sua opera, con un percorso finalizzato alla riscoperta di questo architetto, capace di unire, con il proprio talento, terre che quattro secoli fa apparivano tra loro remote e irraggiungibili.

Il grande architetto gesuita Gian Maria Bernardoni 4 secoli fa lavorò in Sardegna e Bielorussia, autore di un importante progetto in Belarus – oggi Patrimonio dell’Unesco – prima di raggiungere i territori dell’Europa Orientale, visse e lavorò in Sardegna, dal 1578-1583, a lui si devono la progettazione del Collegio di Santa Croce, a Cagliari e quella del Collegio gesuitico di Iglesias, (la Chiesa della Purissima conosciuta anche come Chiesa del Collegio)  ma fu attivo anche nei cantieri dell’Ordine di Busachi e a Sassari.

Se nota alle spalle del Direttore del Complesso Storico Mussale del Castello di Nesvizh (Patrimonio dell’Umanità) il dott. Sergey Klimov si vede chiaramente la foto di uno scorcio della città di Iglesias, 

Le prime 5 fotografie e stampe sono dedicate a Iglesias e alla Chiesa della Purissima, in esposizione nella Sala dei ricevimenti del Castello di Nesvizh, frutto di un approfondito lavoro di ricerca del prof. Giorgio Pellegrini.

 

 

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Questa sera, alle 18.00, nell’Aula consiliare del comune di Bono, capoluogo del Goceano, l’Istituto Camillo Bellieni di Sassari presenta il libro “Bono e il suo territorio”, primo volume della collana “L’identità dei luoghi e delle cose”, edita dalla Edes grazie al contributo dell’assessorato regionale della Cultura.

L’iniziativa, patrocinata dal comune di Bono, sarà coordinata dalla presidente Is.Be. Maria Doloretta Lai, che lascerà spazio agli interventi del sindaco Elio Mulas per i saluti istituzionali e ai numerosi autori del volume per illustrare nel dettaglio i contenuti dell’opera.

All’interno del libro trovano spazio aspetti importanti sulle tradizioni popolari e sulla storia civile della comunità, indagati a fondo dagli esperti che hanno lavorato alla pubblicazione sotto il coordinamento di Michele Pinna, direttore scientifico Is.Be, che proprio di Bono è originario.

I capitoli accolgono i contributi di Giuseppina Marras sul patrimonio archeologico, di Gesuino Saba sulle chiese campestri, di Anna Nudda sul patrimonio zootecnico, di Salvatore Madrau sulle caratteristiche del suolo e di Giovanni Mario Demartis sull’abbigliamento popolare, mentre alcuni saggi sulle tradizioni popolari e su alcune figure di spicco (tra idee politiche e cultura) come Giovanni Maria Angioy e il poeta Pietrino Marras, sono stati scritti dallo stesso Michele Pinna.

I testi presentano un’impronta squisitamente divulgativa, per consentire una lettura e una comprensione agevole anche a un pubblico non specialistico, senza per questo trascurare il rigore metodologico, bibliografico e documentale della ricerca storica. Nel corso della serata, la lettura di alcuni brani sarà affidata a Salvatore Caboni della “Compagnia teatrale di Bono e del Goceano”.

La presentazione del volume è anche il primo evento pubblico organizzato dallo sportello linguistico sovra-comunale, attivo dal 24 gennaio per coprire i comuni di Bono (capofila), Anela, Bultei, Burgos, Esporlatu, Illorai, Nughedu e Tula. Le attività di sportello, curate dagli operatori Salvatore Canu e Pasquella Errica con la supervisione dell’Is.Be, nelle prossime settimane coinvolgeranno diverse scuole e biblioteche del territorio.

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C’è anche la Sardegna al Festival Internazionale di arte e cultura popolare “La Corona dell’Amicizia” della città di Bobruisk, – capitale bielorussa della cultura 2017, grazie alla partecipazione del gruppo “Su Cunsonu Santu Juanne di Thiesi”.

Nella trasferta bielorussa, iniziata mercoledì 28 giugno, fino al 3 luglio il gruppo sardo si esibirà con la seguente formazione: Nino Uneddu (sa oghe), Salvatore Canu (su basciu), Giovanni Antonio Brancazzu (sa contra), Gavino Chighine (sa mesaoghe)

Il XIV Festival internazionale di arte popolare “La Corona dell’Amicizia” è organizzato dall’Amministrazione Regionale di Moghilev, dal comune di Bobruisk e dal ministero della Cultura della Repubblica di Belarus.

Si tratta di uno dei più prestigiosi Festival dell’Europa orientale, finalizzato al rafforzamento dei rapporti culturali internazionali ed alla valorizzazione dell’arte e delle tradizioni popolari.

Nelle 14 edizioni del festival hanno partecipato complessivamente, rappresentanti di ben 40 stati diversi, nell’edizione 2017 insieme alla compagine sarda si esibiranno a Bobruisk i seguenti paesi: Azerbaigian, Bulgaria, Cipro, Colombia, Cuba, Gran Bretagna, Germania, Israele, India, Lettonia, Lituania, Messico, Moldova, Norvegia, Polonia, Russia, Serbia, Slovacchia, Turchia, Repubblica Ceca, Spagna, Stati Uniti, Ucraina, Ungheria, oltre chiaramente al paese ospitante.

Nella venticinquennale storia delle relazioni italo-bielorusse è la seconda volta che il “Canto a tenore” inserito dall’UNESCO tra i Patrimoni orali e immateriali dell’umanità, viene presentato in Bielorussia.

L’esordio fu nel lontano 2009 quando i “Tenores di Mamoiada” tennero, con grande successo, un memorabile concerto presso il Teatro dell’Accademia Statale di Musica della capitale Minsk al quale seguirono una serie di incontri e conferenze conoscitive presso l’Università Statale Bielorussa di Are e Cultura.

Bobruisk capitale bielorussa della cultura 2017 sarà al centro di molteplici iniziative culturali di livello internazionale, il Festival “Corona dell’Amicizia” è sicuramente fra quelle più significative, va ricordato inoltre che, il 2017 è “Anno della Cultura italiana in Bielorussia” e contemporaneamente anche “Anno della Cultura bielorussa in Sardegna”.